Ha suscitato tanto scalpore un discorso tenuto da papa Francesco nell’udienza di mercoledì 5 gennaio scorso, per l’accenno da lui fatto alle coppie che non vogliono figli ma hanno cani e gatti. Ciò ha suscitato le ire degli animalisti e delle femministe.
Quando si legge una frase, bisognerebbe sempre leggerla nel contesto in cui è stata scritta o pronunciata. Tagliandola dal contesto si rischia di manipolarla a piacere, facendole dire anche ciò che non vuole.
Testualmente, la frase incriminata è questa (intero discorso QUI):
«la gente non vuole avere figli, o soltanto uno e niente di più. E tante coppie non hanno figli perché non vogliono o ne hanno soltanto uno perché non ne vogliono altri, ma hanno due cani, due gatti … Eh sì, cani e gatti occupano il posto dei figli. Sì, fa ridere, capisco, ma è la realtà. E questo rinnegare la paternità e la maternità ci sminuisce, ci toglie umanità».
Il contesto è quello di una catechesi su San Giuseppe, «padre putativo di Gesù». «Putativo» significa che lo si reputava tale, ma non lo era. Gesù era figlio della sua sposa Maria, ed era entrato nella sua vita per adozione. La sua paternità ha accolto un figlio non suo. In questo è modello, oltre che di cura genitoriale, anche di quella generosità che apre la famiglia all’adozione di bambini che una famiglia non hanno. In una società che ha perso la figura paterna, papa Francesco si richiama ad un uomo che non ha generato biologicamente il figlio, ma lo ha accolto e amato come proprio.
Un’accusa non giustificata
La frase incriminata di papa Francesco non condanna l’amore per i cani e per i gatti delle nostre case. Pone invece l’attenzione sulla mancanza di apertura delle coppie che pur potendo aver figli rifiutano la genitorialità, anche quella non biologica ma adottiva, legale, e magari colmano il vuoto – perché il vuoto in qualche modo rimane – “sostituendo” i figli con gli animali.
Come vedete, papa Francesco non ce l’ha con i cani e con i gatti né con chi li adotta. Vuole invece mettere in luce un atteggiamento un tempo inimmaginabile, oggi diffuso, per cui ci si chiude alla vita – rifiutando di fare figli, ma anche di adottarli. Si rischia così di rifugiarsi su un meno esigente amore per le piccole creature che ci danno la loro compagnia e la loro amicizia, e che in cambio chiedono così poco… mentre i figli, indubbiamente, ma anche giustamente, chiedono molto.
Parole illogiche?
Ho letto un commento molto negativo sulle parole del papa, che le accusava di illogicità. In effetti, non c’è nesso di causa ed effetto tra non volere figli e volere animali. Ci sono coppie che non hanno figli e non hanno animali, come al contrario ci sono coppie che hanno figli ed hanno animali. Questo è molto vero. Ma papa Francesco – è evidente, se leggete il discorso – non vuole affatto dire che si rifiutano i figli per avere al loro posto gli animali. Vuol invece ricordare che insieme agli animali si possono avere figli: non è forse vero anche questo?
Il valore di ogni creatura
Mi sembra che circoli ancora un grosso equivoco, negli ambienti di fede ma anche al di fuori: il ritenere che amore per gli esseri umani e affetto per gli animali si escludano a vicenda. Come se chi ama gli animali togliesse qualcosa agli esseri umani, e come se chi ama gli esseri umani – ma questo non lo dobbiamo fare tutti? – non dovesse niente agli animali. C’è un pensiero, non cristiano ma consolidato nella storia, secondo cui solo l’essere umano ha valore di per sé, mentre gli animali sono solo strumenti ad uso e consumo dell’uomo.
Ma il papa che ha scritto, nella Laudato si’ (n. 243-244), le frasi seguenti, a partire dall’affermazione che tutte le creature, «volute nel loro proprio essere, riflettono, ognuna a suo modo, un raggio dell’infinita sapienza e bontà di Dio. Per questo l’uomo deve rispettare la bontà propria di ogni creatura» (nr. 69), non è certo un nemico delle piccole creature che ci danno amicizia nelle nostre case:
Alla fine ci incontreremo faccia a faccia con l’infinita bellezza di Dio (cfr 1 Cor 13,12) e potremo leggere con gioiosa ammirazione il mistero dell’universo, che parteciperà insieme a noi della pienezza senza fine. Sì, stiamo viaggiando verso il sabato dell’eternità, verso la nuova Gerusalemme, verso la casa comune del cielo.
Gesù ci dice: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5). La vita eterna sarà una meraviglia condivisa, dove ogni creatura, luminosamente trasformata, occuperà il suo posto e avrà qualcosa da offrire ai poveri definitivamente liberati. Nell’attesa, ci uniamo per farci carico di questa casa che ci è stata affidata, sapendo che ciò che di buono vi è in essa verrà assunto nella festa del cielo. Insieme a tutte le creature, camminiamo su questa terra cercando Dio, perché «se il mondo ha un principio ed è stato creato, cerca chi lo ha creato, cerca chi gli ha dato inizio, colui che è il suo Creatore» (S. Basilio Magno, Hom. in Hexaemeron, 1, 2, 6). Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza.
Nessun papa si era mai spinto tanto nel suo magistero, fino a riconoscere il valore assoluto (non semplicemente strumentale) che le creature non umane hanno, fino a vederle piene della presenza luminosa di Cristo. Le seguenti citazioni sono tratte dalla Laudato si’:
84. Insistere nel dire che l’essere umano è immagine di Dio non dovrebbe farci dimenticare che ogni creatura ha una funzione e nessuna è superflua.
89. Le creature di questo mondo non possono essere considerate un bene senza proprietario: «Sono tue, Signore, amante della vita» (Sap 11,26). Questo induce alla convinzione che, essendo stati creati dallo stesso Padre, noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile.
92. D’altra parte, quando il cuore è veramente aperto a una comunione universale, niente e nessuno è escluso da tale fraternità. Di conseguenza, è vero anche che l’indifferenza o la crudeltà verso le altre creature di questo mondo finiscono sempre per trasferirsi in qualche modo al trattamento che riserviamo agli altri esseri umani. Il cuore è uno solo e la stessa miseria che porta a maltrattare un animale non tarda a manifestarsi nella relazione con le altre persone.
100. Il Nuovo Testamento non solo ci parla del Gesù terreno e della sua relazione tanto concreta e amorevole con il mondo. Lo mostra anche risorto e glorioso, presente in tutto il creato con la sua signoria universale: «È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli» (Col 1,19-20). Questo ci proietta alla fine dei tempi, quando il Figlio consegnerà al Padre tutte le cose, così che «Dio sia tutto in tutti» (1 Cor 15,28).
In tal modo, le creature di questo mondo non ci si presentano più come una realtà meramente naturale, perché il Risorto le avvolge misteriosamente e le orienta a un destino di pienezza. Gli stessi fiori del campo e gli uccelli che Egli contemplò ammirato con i suoi occhi umani, ora sono pieni della sua presenza luminosa.
Per leggere la Laudato si’, cliccare QUI.
Da parte mia, ho trattato il tema del rapporto tra uomini e animali insieme all’autorevole P. Maurizio Faggioni nel saggio Uomini e animali. Per un’etica della relazione e dei destini comuni, EDB 2018. Se volete una anteprima di lettura, cliccate QUI.
Se vi interessa un articolo di approfondimento sugli animali nel piano salvifico divino, cliccate QUI.
L’intervento di Eusebio Ciccotti, che commenta pacatamente le parole di papa Francesco, si conclude così:
«Papa Francesco ci ha voluto ricordare i valori di sempre. Il senso del suo intervento, volutamente travisato, era pacifico: si faccia una famiglia e poi si adottino, eventualmente, anche animali domestici. Semplicemente. Cari signore e signori, aggiungiamo noi, badate che il vostro cane vuole giocare anche con i vostri bambini» (per l’intero commento, cliccare QUI).
E a proposito del ruolo che questi piccoli amici hanno nelle nostre case, un ruolo che spesso gli esseri umani, anche parenti, anche figli purtroppo, non possono o non vogliono avere… vi propongo la preghiera del gatto. È una preghiera un po’ lunga e prolissa, perché i gatti, come è noto, sono dei pensatori; ma vale la pena di essere conosciuta.
La preghiera del gatto
Signore Iddio, sorgente di ogni vita e Padre amoroso di ogni essere vivente, guarda con tenerezza anche me, un gatto, piccolissima Tua creatura.
Tu che conosci e comprendi ogni cosa, perché di ogni cosa sei origine e linfa, ascolta anche la mia vocina, perché tutto ciò che esiste ha il dovere e il diritto di rivolgersi a Te che l’hai chiamata all’essere e lo mantieni nell’essere per un motivo preciso, nella Tua provvidente bontà.
Io Ti ringrazio, a nome di tutta la specie che oggi Ti parla con il mio miagolìo di preghiera, di avermi creato e creato gatto, così come sono: morbido, allegro, elegante, seducente, dignitoso, infinitamente tenero con chi si prende cura di me.
Grazie, Signore, per aver creato tutto ciò che riscalda: il sole, alla luce del quale mi distendo a dormire appena si annuncia primavera; il fuoco del camino, accanto al quale mi piace indugiare quando l’inverno fuori è troppo rigido; le ginocchia della creatura umana che io amo e che mi ama, sulle quali mi acciambello in ogni stagione, perché quello è un calore che scalda anche il mio piccolo cuore, l’unico che mette in moto quel motorino di cui mi hai dotato e mi fa fare le fusa.
Tu mi hai posto accanto agli uomini per dare loro un motivo di gioia in più, ma non sempre l’uomo Ti capisce, Signore. Nella sua arroganza, troppo spesso crede di essere il padrone della natura e si crede in diritto di usare di noi – animali di tutte le specie – secondo il suo capriccio, troppe volte con crudeltà.
Restituisci all’uomo, Signore, l’umiltà di riconoscersi creatura tra le creature, fratello maggiore e non tiranno, tutore e non padrone di tutto ciò che esiste sulla terra.
Fa’ che usi della sua intelligenza, scintilla divina di cui lo hai reso partecipe, per imparare a comprendermi con buona volontà, superando i pregiudizi a causa dei quali mi ha definito egoista e traditore. Signore, perdonami l’audacia, ma queste sono caratteristiche umane: essi si tradiscono tra loro; ci abbandonano sulla strada non appena diveniamo d’impaccio ai loro programmi; molte volte tradiscono e abbandonano anche Te. E nella notte della Sua angoscia tradirono, rinnegarono e abbandonarono anche Tuo figlio, Gesù.
Ti ringrazio, Creatore fantasioso e geniale, dei mezzi espressivi di cui mi hai dotato per comunicare.
La mia coda che si alza diritta quando corro incontro alla creatura umana che io amo e che mi ama è il punto esclamativo che le esprime la mia gioia per il suo ritorno.
Il mio mantello setoso che ama le carezze e il mio piccolo corpo caldo che si accoccola accanto al suo sanno trasmettere il calore di una presenza, discreta ma importante quando si è troppo soli.
E quando sulla strada della sua vita scenderà la sera del dolore, i miei occhi lucenti di un bagliore che vince l’oscurità della notte le permetteranno ancora di guardare lontano. I miei occhi che brillano nel buio sapranno dirle che nessuna notte è tanto oscura se la Tua bontà pone un gatto, anche solo un gatto accanto al suo cuore ferito ed insieme aspetteremo che sorga una nuova alba di luce.
Ti ringrazio, Signore, di avermi creato Tuo strumento per rallegrare la vita umana. E quando la mia piccola esistenza sarà compiuta, non permettere che io vada perduto nel nulla. Nel mistero della resurrezione di Cristo, primogenito di tutte le creature, fammi partecipe della Tua eternità.
E quando da una nuvola calda e dorata di sole udrai la vocetta di tutti i gatti del mondo dispiegarsi in un inno di amore e di lode, unirsi al coro maestoso di Serafini, Troni, Cherubini e Dominazioni, Ti prego, Signore, sorridi!
(R. Allegri, 1001 cose da sapere e da fare con il tuo gatto, Roma 2014, n. 830; cfr. www.mondofelino.com)
Però, a questo punto, per una sorta di par condicio, ecco anche la preghiera del cane.
Per un approfondimento sul rapporto del cane con l’uomo, cliccare QUI.
La preghiera del cane
O Signore di tutte le creature, fa’ che l’uomo, mio padrone,
sia così fedele verso gli altri uomini, come io gli sono fedele.
Fa’ che egli sia affezionato alla sua famiglia e ai suoi amici
come io gli sono affezionato.
Fa’ che egli custodisca onestamente i beni che Tu gli affidi,
come onestamente io custodisco i suoi.
Dagli, o Signore, un sorriso facile e spontaneo,
come facile e spontaneo è il mio scodinzolare.
Fa’ che egli sia pronto alla gratitudine come io sono pronto a lambire.
Concedigli una pazienza pari alla mia,
che attendo i suoi ritorni senza lagnarmi.
Dagli il mio coraggio, la mia prontezza a sacrificare per lui tutto,
da ogni comodità fino alla vita stessa.
Conservagli la mia giovinezza di cuore e la mia giocondità di pensiero.
O Signore di tutte le creature, come io sono sempre veramente cane,
fa’ che egli sempre sia veramente uomo
(Piero Scanziani)
C’è veramente da meditare…