Briciole di storia alvernina (119). Fra Fortunato foresteraio

Fra Fortunato foresteraio
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Il nuovo secolo si apre in Italia con l’assassinio di re Umberto. Alla Verna, al momento, il problema più grosso è tenere aperta la farmacia a beneficio del territorio. In questo periodo, alcune figure di frati profondono tutto il loro impegno a servizio del santuario e dei suoi ospiti: P. Saturnino Mencherini, storico e scrittore, F. Achille Tocchi, speziale e medico di fatto se non di titolo, e Fra Fortunato Bianchi, foresteraio cioè addetto all’accoglienza dei pellegrini e viaggiatori.

1900: Esce la prima edizione dell’Appennino Serafico del P. Mencherini (Cronache a. 1900 n. 11). Il P. Mencherini farà una grande opera di raccolta e vaglio dei documenti della storia del santuario.

14 luglio 1900: Problemi per la farmacia

Il Sindaco di Chiusi chiede al Prefetto di poter tenere aperta al pubblico la farmacia della Verna, con autorizzazione a F. Achille di distribuire i medicinali alla popolazione del Comune, visto che è l‟unica della zona (Filza XXIX n. 268).

28 agosto 1900: Si celebra una funzione di suffragio per il Re Umberto I° (Cronaca a. 1900 n. 7).

25 aprile 1901: Il Comune di Chiusi delibera di riaprire la farmacia chiusa dal Prefetto (Filza XXIX n. 339).

Agosto 1901: Il poeta, il tramonto e il frate

Visita la Verna il celebre poeta romano Cesare Pascarella (Mencherini, Brani di cronaca f. 163 v). Di lui si tramanda, a voce, questo gustoso aneddoto che ha per protagonista il foresteraio di quell’epoca, cioè il frate addetto alla foresteria, all’accoglienza degli ospiti, il celebre F. Fortunato Bianchi.

La sera del suo arrivo il poeta Cesare Pascarella, dopo aver visitato il santuario, si attardava sul Piazzale per contemplare il tramonto. Ma F. Fortunato, con rude carità, lo tirava per la manica per trascinarlo a cenare. Il poeta implorava: Il tramonto, il tramonto! E F. Fortunato, con irrefutabile logica: Ora venga a mangiare. Il tramonto lo vedrà domattina!

Fra Fortunato non era certo una mente eccelsa né aveva modi raffinati, anzi poteva anche apparire talvolta burbero e scontroso, ma possedeva notevoli doti organizzative, tanto che qualunque fosse il numero degli ospiti imprevisti da accogliere e mettere a tavola non c’era dubbio che riuscisse a sistemarli nel migliore dei modi. Queste sue doti di organizzatore gli meritarono, da parte del celebre scrittore danese Johannes Joergensen, il soprannome di Napoleone della Verna, ripreso anche dall’altro celebre scrittore e amico della Verna, questa volta italiano, Piero Bargellini.

Non solo per i visitatori illustri, ma anche per gli abitanti del luogo F. Fortunato rappresentava un importante punto di riferimento. Una “bambina” degli anni Quaranta, Wanda Cellai della Beccia, si ricorda ancora di Fra Fortunato come di un frate “alla cerca” – come lo chiamavano in casa – cioè un religioso che andava a fare la questua per gli altri. Era spesso alla Beccia in casa della famiglia Cellai, un po’ come Fra Achille. Wanda, a distanza di tanti anni, lo ricorda ancora come una persona affabile, sempre disponibile all’ascolto e sempre allegra…

29 agosto 1901: Un miracolo?

Il Vescovo di Massa e Populonia Mons. Giovan Battista Borachia raccoglie la testimonianza di alcuni visitatori che hanno veduto liquefarsi il Sangue della reliquia di S. Francesco (Filza XXIX n. 327-329; cfr. CD p. 522 n. 445).

4 dicembre 1901: Il Prefetto di Arezzo annulla la delibera del Comune di Chiusi relativa alla riapertura della farmacia.

5 e 9 dicembre 1901: Il Comune e i Medici Condotti ricorrono al Ministero (Filza XXIX n. 340-341).