
La data del 25 marzo è importante nella vita della Chiesa ma lo è – o almeno lo era – anche nella vita civile: infatti, fino a due secoli fa, l’anno civile in molti luoghi d’Europa iniziava proprio con la festa dell’Annunciazione. È una festa antica, non quanto la Pasqua ma quanto il Natale: ricorre, infatti, proprio nove mesi prima di questo. In altri calendari, l’anno iniziava con altre feste religiose celebrative di eventi. Come si spiega l’origine di queste feste cristiane, che hanno influenzato anche i nostri calendari?
Il video integrale della relazione tenuta il 27 marzo QUI.
Il calendario
È un bisogno che abbiamo tutti, quello di ritmare con le feste lo scorrere quotidiano dell’esistenza. Lo fa anche la comunità civile: ecco che nasce un calendario, che non rappresenta solo una misura del tempo, è qualcosa di più, e ci chiediamo su che cosa sia basato.
Troviamo in Toscana un Capodanno che non cadeva il 1° gennaio ma il 25 marzo, la solennità dell’Annunciazione. Perché?
I calendari cristiani
I romani datavano la loro storia ab Urbe condita, dalla Fondazione di Roma, calcolata secondo il calendario moderno nel 753 a.C. L’anno per i romani iniziava il 1° gennaio (calendario Giuliano, con la riforma attuata da Giulio Cesare nel 46 a.C. a sostituire il calendario attribuito a Numa Pompilio e costituito da soli 10 mesi). Con l’avvento del cristianesimo, al termine dell’impero romano, si formularono varie datazioni che durarono fino al Settecento.
Con la cristianizzazione costantiniana dell’Impero, dal 312, nasce il Calendario Bizantino, con inizio dell’anno il 23 settembre, poi, dal 462, spostato al 1° settembre. Il computo degli anni partiva secondo i bizantini con l’anno 5.509 a.C., che sarebbe stato l’anno della Creazione. Questo calendario era seguito anche in Russia (dove durò fino al 1699 quando fu soppresso da Pietro il Grande), in Sardegna e nell’Italia del Sud, cioè negli stati maggiormente legati alla cultura greca.
Per il resto abbiamo tre stili fondamentali:
- Stile veneto, che adottò il 25 marzo come data di inizio anno, poi lo spostò al 1° marzo per comodità di calcolo; durò fino al 1797, cioè all’invasione napoleonica.
- Stile della Natività: Capodanno il 25 dicembre. Lo adottarono Roma e molte altre città, e stati europei come l’Austria.
- Della Pasqua o Stile francese, quindi con data di inizio variabile. Fu lo stile francese fino al 1567.
- Così veniamo a noi: lo Stile dell’Incarnazione, in Toscana.
Stile dell’Incarnazione
A sua volta, lo stile dell’Incarnazione (data di inizio 25 marzo) adottato in Toscana si divideva in due stili diversi:
- Anticipato, quello tipico di Pisa e dei territori sotto la sua influenza (zona costiera); l’anno iniziava il 25 marzo, ma anticipando la numerazione di 9 mesi (ad esempio, il 17 settembre 1264 di Pisa corrispondeva al 17 settembre 1263);
- Posticipato, quello di Firenze e del resto della Toscana, seguito anche altrove come in Inghilterra.
Il calendario toscano continuò ad essere in vigore anche dopo il 1582, cioè quando venne attuata la riforma gregoriana (così chiamata perché voluta da Gregorio XIII) che fissava il Capodanno al 1° gennaio. Fu abolito nel 1749 dal granduca Francesco III di Lorena, che fissò la data d’inizio anno al 1° gennaio (stile moderno o della Circoncisione, perché anche in questo caso il Capodanno cadeva in una data storica, quella della Circoncisione di Gesù, 8 giorni dopo la sua nascita cioè dopo il Natale).
Una notevole confusione regnava quindi in Europa… non solo fra gli stati, ma anche all’interno di un singolo stato (per esempio, la Curia di Roma poteva adottare diversi tipi di calendario, a seconda delle circostanze e delle persone) e addirittura all’interno di una singola circoscrizione. Ad esempio, nella diocesi di Massa Marittima e Populonia (all’epoca si chiamava così), che comprendeva una fascia insulare e costiera che era sotto l’influsso di Pisa, e una fascia collinare che era sotto l’influsso di Siena, a Piombino era l’anno 1264 secondo lo stile anticipato Pisano, mentre a Massa Marittima era l’anno 1263 secondo lo stile posticipato adottato negli altri stati toscani!
Un dato comune: le feste come celebrazioni di eventi storici

C’è, comunque, una costante: le grandi feste religiose, comprese quelle che vengono identificate come giorni di inizio anno (Annunciazione, Pasqua, Natale, Circoncisione del Signore), rappresentano eventi storici. Cerchiamo dunque il perché di questa importanza della storia nei calendari cristiani.
Vedete, la religione biblica (ebraico – cristiana) ha questo di diverso rispetto alle altre grandi religioni del mondo: si presenta come una religione nella storia, con una storia della Salvezza che si snoda nel tempo.
Le altre grandi religioni si presentano come frutto di Illuminazione, pensate al buddismo, al confucianesimo e simili. C’è un Illuminato aperta al Trascendente che riceve o contempla nella sua mente una Rivelazione, una dottrina, e la comunica ai discepoli; c’è un saggio che apre la mente alla Sapienza. Nelle religioni pagane, le divinità sono forze della natura divinizzate, e le feste hanno carattere stagionale, celebrano i ritmi della Natura. Nel mondo biblico, la Rivelazione avviene non solo con parole ma anche con gesti di salvezza, gestis verbisque dice la Dei Verbum, con un intervento che segue, insegue la storia dell’uomo ed entra in essa.
Possiamo anche non credervi, ma è così che la Rivelazione biblica si presenta. Nel tempo, nel tempo dell’uomo.
Nel tempo dell’uomo
La concezione del tempo per Israele è lineare, viene da un principio e va verso una fine, che è anche un fine, mentre gli altri popoli della Fertile Mezzaluna in mezzo ai quali Israele viveva, ma anche i greci, i romani, i celti, gli scandinavi… avevano una concezione circolare che seguiva le stagioni, un ciclo incessante di eterni corsi e ricorsi della natura che si riavvolge continuamente su se stesso: primavera, estate, autunno, inverno, primavera…
Sì, gli uomini di questi popoli avevano una storia, ma la loro religione no, era legata ai ritmi stagionali e non agli eventi storici. La Pasqua era la festa della primavera; Israele l’ha storicizzata, facendone la festa della liberazione dall’Egitto. E non è un mito, è un evento storico, comunque sia avvenuto.
Ecco perché la storia è così importante per la religione biblica, ed ecco perché si guarda agli eventi e non alle stagioni.
Nell’economia di tutte queste feste, il Capodanno non era solo una data convenzionale legata alla situazione astronomica; era legato a qualcosa che nelle religioni pagane si può dire che mancasse: il senso della storia.
Il bisogno della festa

Il bisogno di celebrare e far festa è universale, riguarda tutta l’umanità nello spazio e nel tempo, e non solo per le vicende della vita dei singoli (feste familiari: nascita, crescita, matrimonio, lutti…). È un bisogno comunitario e riguarda l’identità comunitaria.
C’è bisogno di far festa insieme e di compiangere, di gioire insieme e di far cordoglio. Nelle varie religioni pagane – in mezzo alle quali l’antico Israele, il popolo della Bibbia, viveva – ciò che veniva celebrato erano i ritmi naturali.
Gli dèi dei popoli pagani nascevano dalla divinizzazione dei fenomeni e delle realtà naturali: fenomeni atmosferici (il vento, la pioggia di primavera, il tuono, il fulmine), elementi della natura (il sole, la luna, le stelle, il mare, il cielo, la terra), animali, piante…
La dimensione di queste feste è la circolarità: la natura si sveglia a primavera, prospera d’estate, declina in autunno, si addormenta in inverno. E così via, da capo. Non ha una storia.
Israele no. Israele vive della natura, ma la sua fede vive nella storia. La religione di Israele ha carattere storico: narra, cioè, non di fatti naturali che si ripetono immutabili ogni anno, ma di un Dio che cammina con loro per le strade del mondo.
La festa non celebra quindi le stagioni, ma gli eventi.
Sì, gli uomini di questi popoli avevano una storia, ma la loro religione no, era legata ai ritmi stagionali e non agli eventi storici. La Pasqua era la festa della primavera; Israele l’ha storicizzata, facendone la festa della liberazione dall’Egitto. E non è un mito, è un evento storico, comunque sia avvenuto.
Ecco perché la storia è così importante per la religione biblica, ed ecco perché si guarda agli eventi e non alle stagioni.
Dalla natura alla storia
Quindi, nelle feste ebraiche abbiamo una serie di eventi storici da celebrare:
- Le feste bibliche per eccellenza: Pasqua / Pesach – Pentecoste / Shavuoth – Festa delle Capanne / Sukkoth, ovvero la festa della Liberazione, del dono della Torah e del cammino nel deserto. Anticamente erano la festa della primavera, del raccolto estivo e del raccolto autunnale.
- Oltre a queste feste principali, altre ricordano eventi: il 9 del mese di Av ricorda la distruzione del tempio; Chanukkah la dedicazione del tempio nel 165 a.C.; Purim la salvezza di Israele narrata nel libro di Ester.
- Ricordiamo anche Rosh Hashanah e il gran giorno del Kippur. Rosh Hashanah, il Capodanno, apre l’anno civile con 10 giorni penitenziali che sulminano con il Kippur, come un riesame pensoso dell’anno precedente. Il suono dello shophar, con cui iniziano le celebrazioni, ricorda la ‘Aqedah, cioè il sacrificio (Legatura) di Isacco.
Ma come nascono queste feste bibliche?
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