Famiglie sante. Può sembrare che la santità, intesa come forma straordinaria di vita, sia appannaggio degli ordini religiosi. In effetti, se si pensa ai santi canonizzati con l’onore degli altari, è spesso così. Ma se si pensa alla santità come ai santi della porta accanto, come li chiama papa Francesco, i santi della vita quotidiana che hanno vissuto eroicamente le piccole cose di ogni giorno, allora il loro numero esplode.
Ci sono infatti molti santi che hanno vissuto da coniugi e da genitori, la cui santità è stata riconosciuta ufficialmente; a parte i martiri dei primi secoli, si tratta poi soprattutto di regnanti, perché erano le dinastie regali e principesche a poter profondere le loro risorse per ottenere la canonizzazione dei loro avi. Alla gente comune questo è accaduto molto poco, fino a tempi recenti, con i genitori di S. Teresa di Lisieux.
Facciamo dunque una carrellata di questi santi da famiglia…
Famiglie sante. I primi secoli: l’età dei martiri
Non tutti i cristiani dei primi secoli sono morti martiri, certamente; ma tutti hanno affrontato una vita piena di difficoltà facendosi forza l’uno con l’altro. Troviamo perciò molte figure di santi che hanno perseguito il cammino della santità con la loro famiglia. Vediamone alcuni.
Famiglie sante: Aquila e Priscilla, coniugi (I secolo)
Aquila e Priscilla erano due coniugi provenienti da Roma, cari all’apostolo Paolo per la loro collaborazione alla causa del Vangelo. Li troviamo per la prima volta a Corinto nel 51; esercitando il medesimo mestiere di Paolo (fabbricanti di tende), gli diedero modo di poter lavorare senza essere di peso a nessuno. Paolo li ebbe compagni di viaggio fino ad Efeso, dove essi rimasero offrendo la loro casa a servizio della comunità, per poi tornare a Roma. Non sappiamo quale sia stata poi la loro sorte.
I Santi Sette Fratelli e la madre Santa Felicita di Roma (10 luglio)
Secondo la Passio di Felicita, composta tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, la ricca vedova romana Felicita fu accusata di essere cristiana durante l’impero di Antonino Pio (tra il 138 e il 161 d.C). Dapprima fu interrogata da sola dal prefetto di Roma Publio, senza risultato. Il giorno dopo Publio fece condurre davanti a lei i sette figli (Gennaro, Felice, Filippo, Silano, Alessandro, Vitale e Marziale) che, a causa della loro fermezza nel rifiuto di rinnegare la fede, furono martirizzati uno alla volta con diversi supplizi. Infine anche Felicita fu uccisa.
È facile ricondurre il racconto alla vicenda biblica dei sette fratelli Maccabei (2 Maccabei 7). Tuttavia, le testimonianze archeologiche, le omelie dei Papi e le traslazioni delle reliquie confermerebbero invece la veridicità storica del racconto.
Santa Rufina e Santa Seconda, sorelle (10 luglio)
Anche queste sono due martiri realmente esistite in Roma, ricordate in numerosi documenti attendibili come il Martirologio Geronimiano, gli Itinerari romani, la ‘Notizia’ di Guglielmo di Malmesbury, inoltre sono menzionate nel famoso ‘Calendario Marmoreo’ di Napoli ed infine nel ‘Martirologio Romano’ che le celebra ambedue il 10 luglio.
L’antica Passio (seconda metà del V secolo) ne data il martirio ai tempi di Valeriano e Gallieno, nel 260 circa, e presenta le due sante come sorelle, fidanzate con due giovani cristiani.
I due fidanzati apostatarono durante le persecuzioni e le due ragazze si votarono alla verginità; ma i due giovani cercarono di indurle ad apostatare per proseguire il loro fidanzamento, giungendo a denunciarle e farle consegnare al prefetto Giunio Donato, storicamente præfectus urbis nel 257. Di fronte alla resistenza da loro opposta, furono giustiziate.
La selva che fu luogo del martirio, denominata “nigra”, in ricordo delle due martiri venne rinominata “Silva Candida” e dette anche il nome ad una diocesi.
Famiglie sante: Santi Vitale, Valeria, Gervasio e Protasio (III secolo)
I martiri Vitale e Valeria, genitori dei santi Gervasio e Protasio, anch’essi martiri, sono celebrati insieme il 28 aprile. San Vitale ha avuto una vasta raffigurazione nell’arte, e a lui sono dedicate la basilica di S. Vitale in Ravenna, la chiesa omonima a Venezia, la chiesa di S. Vitale a Roma. Un opuscolo scritto da Filippo, che si nomina servus Christi, oltre a narrare il martirio dei due fratelli, descrive anche quello dei due genitori Vitale e Valeria nel III secolo; Vitale, un ufficiale turbato dal martirio del santo Ursicino, dopo aver subito varie torture anch’egli diventa un martire di Ravenna. La moglie Valeria, percossa dagli idolatri, muore tre giorni dopo. I giovani figli Gervasio e Protasio vendono tutti i loro beni dandoli ai poveri e si dedicano alle sacre letture, alla preghiera e dieci anni dopo vengono anch’essi martirizzati.
Santi Quirico e Giulitta
S. Quirico è uno dei più giovani martiri della cristianità, secondo per la giovane età solo ai SS. Innocenti. Trovò il martirio insieme a sua madre Giulitta nel 304, durante la persecuzione di Diocleziano ad Iconio, città della Licaonia. Giulitta, una matrona ricchissima rimasta vedova con un figlio in tenera età, fu arrestata col suo bambino dal governatore romano Alessandro. Rifiutandosi di sacrificare agli dei, professò fermamente: ‘lo sono cristiana’. Intanto il fanciullo, che vedeva battere sua madre e la sentiva professarsi cristiana, fece altrettanto, ripetendo: Anch’io sono cristiano. Il governatore imbestialito lo prese e lo sfracellò per terra; la madre, pur impietrita, restò ferma nella fede rendendo grazie a Dio perché il figlio l’aveva preceduta in Paradiso. Poi anch’essa fu uccisa.
La data più probabile del loro martirio è il 15 luglio del 304 o 305, anche se la loro festa nella Chiesa occidentale è prevalentemente celebrata il 16 giugno.
Santi Mario, Marta, Audiface e Abaco
Siamo ancora all’inizio del secolo IV per il martirio di una intera famiglia persiana composta da Mario, sua moglie Marta e i due figli Audiface ed Abaco, ospite a Roma.
A Roma si erano dedicati a dare pietosa sepoltura lungo la via Salaria oltre 260 martiri il cui corpi giacevano in aperta campagna.
Scoperti dalle autorità, vennero interrogati dal prefetto Flaviano e dal governatore Marciano. Rifiutando di abiurare e di sacrificare agli idoli, furono condannati a morte. I tre uomini furono giustiziati lungo la via Cornelia; Marta, “in nympha”, cioè presso uno stagno nei paraggi.
È possibile che Mario, Marta, Audiface ed Abaco facessero parte di un gruppo più che di una famiglia, perché era consuetudine, nelle Passiones dei primi secoli, considerare gruppi di martiri come gruppi familiari, specie se provenienti dallo stesso luogo. Non è neppure certo che la loro provenienza fosse la Persia; potevano essere originari di qualche località presso Roma, come Lorium. Tutto ciò non toglie il senso di comunità familiare da cui è animata la loro storia.