Siamo abituati alle fake news: ce ne sono di tutti i tipi. La più antica di tutte che sia documentata è forse quella che troviamo in un Vangelo, precisamente nella pagina conclusiva del Vangelo secondo Matteo, che descrive gli eventi conseguenti alla Resurrezione del Signore.
Matteo 281 Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. 2Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. 3Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. 4Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. 5L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. 6Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. 7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: «È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete». Ecco, io ve l’ho detto».
8Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. 9Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi! [= Rallegratevi]». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. 10Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
11Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. 12Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, 13dicendo: «Dite così: «I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo». 14E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». 15Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino ad oggi.
16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Caratteristiche del racconto matteano
Di proprio, il vangelo secondo Matteo presenta alcune particolarità:
- Il terremoto: è l’unico a menzionarlo. Già era stato l’unico a menzionarlo in 27,51-52 (insieme, anche in questo caso, ad un evento di resurrezione), in occasione della morte di Gesù, ad indicare che morte e risurrezione sono un tutto unico, quando la morte è fonte di vita.
- È l’unico ad esplicitare la reazione delle guardie: sono terrorizzate; scosse (verbo seio: l’espressione è la stessa che indica il terremoto, seismόs; come lo sconvolgimento della terra ha accompagnato la resurrezione di Cristo, così è per lo sconvolgimento degli uomini). Le guardie divengono come morte (ironia da contrappasso: il Crocifisso è Vivente, e coloro che dovevano custodirne il corpo morto divengono come morti a loro volta).
- Le donne, mentre corrono a portare l’annunzio ai discepoli, incontrano Gesù in persona. Egli le invita a gioire, ed esse gli abbracciano i piedi, lo stringono, senza che Gesù abbia nessun gesto di ripulsa. Come con Tommaso, e a differenza della Maddalena (abbiamo visto perché: QUI), Gesù consente questo gesto di fede e di amore.
- La conclusione del vangelo è diversa in tutti gli evangelisti. Caratteristica di Matteo è la formula trinitaria del battesimo, Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Matteo aveva iniziato il racconto della storia di Gesù con l’annuncio dell’incarnazione del Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo e con il suo essere Dio con noi. La conclude nello stesso modo, con la formula trinitaria e con l’assicurazione della presenza di Cristo con noi tutti i giorni, sino alla fine del mondo.
- Il particolare che differenzia Matteo da tutti gli altri è la diffusione di una menzogna sul trafugamente del corpo. Questa ne spiegherebbe l’assenza dal sepolcro (Mt 28,11-15). Interessante: siamo di fronte alla registrazione di una delle prime fake news della storia, se non la prima in assoluto. Un fenomeno importante per la falsificazione delle notizie storiche e la manipolazione mediatica delle menti. Questo ci porta ai nostri giorni.
La realtà corporea del Risorto
Gli evangelisti, ognuno a suo modo, si impegnano a dar prove della realtà corporea del Cristo Risorto. I vangeli secondo Luca e Giovanni, destinati ad un ambiente greco o grecizzato, insistono sulla corporeità di Gesù. Si fa toccare, mangia davanti ai discepoli… Infatti i greci stentavano particolarmente a credere ad una resurrezione corporale; questa appariva loro un’idea addirittura ridicola. Ne sono esempio gli ateniesi che ridono in faccia a Paolo quando nell’areopago annuncia che Gesù è risorto: Atti 17,32).
Nel mondo greco, l’uomo si identifica con la sua anima: il corpo è un optional non necessario e non desiderabile. Infatti, la speranza greca, se c’è, è quella dell’immortalità dell’anima disincarnata. Al contrario, nel mondo biblico l’uomo è corpo-e-anima insieme, non disgiungibili. La speranza originaria, che si esprime a partire dal II secolo a.C., è quella della resurrezione della carne, che professiamo ogni domenica nel Credo.
Per Matteo, che scrive per cristiani di origine ebraica, la resurrezione corporea non fa problema. Tuttavia, una diceria si era diffusa in quell’ambiente, che i discepoli cioè avessero rubato il Corpo… Perciò l’evangelista si fa premura di denunciare quella che è una delle prime fake news documentate della storia, se non la prima in assoluto.
Con poco successo, a dire la verità. Perché la cosa è palesemente assurda, come notavano già i Padri della Chiesa: se le guardie dormivano, come hanno fatto a vedere quel che accadeva? Se non dormivano, perché hanno lasciato che il furto avvenisse? Eppure, basta mettere in giro una fola, che questa fa presa… Un fenomeno antico e sempre attuale, anzi sempre più attuale, dati i mezzi oggi a disposizione per la divulgazione.
Nel labirinto del passato
Nel mondo delle fonti di notizie che vengono divulgate e che poi faranno e distorceranno la storia, troviamo anche delle fake news. Sono notizie false diffuse artatamente per ottenere un proprio scopo, come i falsi materiali come il documento di donazione di Costantino o le tante pseudo reliquie che circolavano e circolano nella cristianità. Si tratta sia delle leggende che proliferano intorno ai personaggi ed agli eventi famosi, sia delle manipolazioni di opinioni.
Uno studio interessante
È stata illuminante, sotto questo profilo, la lettura di uno studio, pubblicato nel 2020 per i tipi di Laterza, dallo storico Tommaso Di Carpegna Falconieri: Nel labirinto del passato. 10 modi di riscrivere la storia. Questo studioso, docente all’università di Urbino, ha un grande pregio, oltre all’indubbia competenza: la chiarezza di linguaggio. È una delle rare persone del mondo accademico che sanno porgere in maniera semplice ed appetibile – senza tortuosità o inutili complicazioni – contenuti anche complessi e ostici. Non lo conosco personalmente, ma mi onoro di conoscere la madre Isabella e la sorella Caterina; e posso dire che anche loro amano andare dritte al punto.
Così, il prof. Di Carpegna, nel suo saggio che si legge come un romanzo, ci guida non solo tra le fake news del mondo di oggi, rese tanto facili dal web, ma anche tra gli anfratti delle adulterazioni della storia passata. E non si pensi – la mente corre subito lì – alle idiozie sfornate dal Codice da Vinci, perché quello è un romanzo, anche se Dan Brown pretende di aver fornito al 99% notizie storiche. Non si pensi neppure ai falsi documentari (in inglese mockumentaries, docu-beffe; in francese, ancora più espressivo, il termine documenteur, docu-mentitore). Come quello sull’Albero degli spaghetti prodotto dalla BBC nel 1957 e preso sul serio da molti inglesi che avrebbero voluto poter piantare questo utilissimo albero anche in Gran Bretagna. Il documentario però era datato il 1° aprile…
E questo mi riporta anche ad un bell’articolo, recente, sui draghi che secondo gli estensori, con tanto di prove, non solo sarebbero esistiti davvero, ma non si sarebbero neppure estinti. Sarebbero solo caduti in letargo per risvegliarsi non appena la temperatura del globo si fosse riscaldata abbastanza. Un bell’articolo, veramente, pubblicato da un sito scientifico. Peccato che anche questo fosse datato 1° aprile!
Il caso della Guerra dei Mondi
Mi viene in mente anche la Guerra dei Mondi nell’interpretazione di Orson Welles. Nel 1938 – era la notte di Halloween – il programma radiofonico ricavato dal romanzo di Wells fu trasmesso negli Stati Uniti e la presunta invasione di marziani provocò, si disse, il panico fra gli ascoltatori. In realtà, anche le millantate reazioni di terrore furono esagerazioni dei media; tanto che le vere fake news dell’evento non furono quelle diffuse dalla trasmissione radio, che si presentava apertamente come opera di fantasia senza possibilità di equivoci (condotta con molto realismo, a onor del vero); ma furono quelle diffuse dai media a proposito dell’isteria collettiva che ne sarebbe conseguita – isteria in larga scala che in realtà non vi fu. Furono i giornali dell’epoca a creare la notizia, conferendo fra l’altro una grande notorietà allo stesso Orson Welles che ci guadagnò divenendo una star.
Un filmato QUI.
Le falsificazioni storiche
Poi ci sono falsi storici a iosa: documenti realizzati ad arte per dimostrare qualcosa. Ne è un esempio la falsa Donazione di Costantino confezionata nell’VIII secolo per sostenere l’incipiente potere temporale dei Papi. Ma tra gli esempi troviamo anche privilegi, lettere, trattati, progetti, diari, come i Protocolli dei Savi di Sion fabbricati agli inizi del Novecento dalla polizia zarista, o i diari di Hitler e di Mussolini. Troviamo opere d’arte, come poemi antichi fasulli (i Canti di Ossian, 1760) o, recentemente, le false teste di Modigliani gettate per burla o per provocazione nel Fosso Reale di Livorno e da lì recuperate e reputate autentiche dai più grandi critici italiani.
Ottiche divergenti
La stessa storia può venire filtrata (e in effetti, spesso lo è stata) attraverso modelli culturali che, al di là delle intenzioni degli storici, la riscrivono con una propria ottica. Si può arrivare anche a forzature inammissibili, che pretendono di adattare i dati ad un partito preso, come quello di chi vorrebbe collocare l’Odissea nel Mare del Nord e nel Baltico e perciò trasforma l’olivo in abete; oppure di chi sostiene che i secoli dal 614 al 911 non sono esistiti, ma sono stati il papa Silvestro II (+ 1003) e l’imperatore Ottone III (+ 1025) ad inventarli, perché volevano trovarsi a regnare nell’A.D. Mille!
O ancora, l’operazione di chi annulla tutta l’antichità facendola coincidere con il Medio Evo, di modo che la storia russa, che fino al secolo X non possiede scrittura, si trovi cronologicamente allineata alla grande storia occidentale e bizantina. Pompei, così, sarebbe andata incontro alla distruzione nel 1500 e Gesù sarebbe nato nel 1152. Questa compressione del tempo è un vaneggiamento che non meriterebbe nemmeno di essere confutato, eppure sembra essere popolare…
Anacronismi e riscritture ideologiche
Senza arrivare a tanto, assistiamo a riscritture della storia che vogliono giustificare determinate visioni del mondo. Mentre in precedenza si è verificato un saccheggio dei miti dell’Europa del Nord per giustificare l’orgoglio Wasp (Bianco, Anglo-Sassone e Protestante), adesso si ricrea un Medioevo europeo in cui è massiccia la presenza africana e la società è multiculturale, una palese forzatura dei dati storici con inaccettabili anacronismi (nella saga televisiva inglese Merlin, anni 2008-2012, la regina Ginevra è negra! Ma qui siamo nel fantasy, i draghi parlano, e tutto è lecito).
Reinventando il Medio Evo, si confonde il Medio Evo con il medievalismo. Così facendo, commenta l’autore, «il passato viene “colonizzato”, esattamente come fanno le culture prevaricatrici che condanniamo». Si sta parlando di Medio Evo, ma l’operazione vale anche per altri periodi storici. Quando ho iniziato a guardare la miniserie «A.D. – La Bibbia continua», produzione statunitense del 2015 trasmessa in Italia l’anno successivo, ed ho visto che San Giovanni era africano (del Gambia) e la Maddalena aveva lineamenti orientali, scusate, ho cambiato subito canale.
Tradizioni reinventate o rabberciate
Allo stesso modo, le tradizioni vengono reinventate allo scopo di giustificare storicamente una esistenza, una identità; gli anelli rotti vengono aggiustati o rabberciati e quelli mancanti vengono rimpiazzati: «la tradizione inventata imita quella autentica, mentre il rimodellamento – rabberciamento può essere inconsapevole o poco consapevole».
Pensare la tradizione cattolica in latino è ignorare i secoli in cui il cristianesimo ha parlato prima aramaico e poi greco, e vagheggiare con nostalgia la Messa in latino è guardare in realtà alla Messa di San Pio V in pieno XVI secolo, molto lontano dai tempi di Gesù. L’identità scozzese, che noi leghiamo al kilt (nato nel Settecento), è fasulla, però un’identità scozzese esiste veramente; mentre la Padania, inventata di sana pianta, dice l’autore, «è defunta il giorno che la Lega Nord, abbandonato il riferimento geografico e divenuta semplicemente la Lega, ha abbassato il grado del suo razzismo. Non certo il grado di intensità, ma quello di latitudine, dal 45° parallelo (corrispondente in Italia all’Emilia – Romagna) al 37° (la Tunisia)».
Dalla fabula alla bufala: basta scambiare una sillaba
In tutti questi modi – si potrebbe concludere usando l’acuto gioco di parole del nostro storico -, la fabula (ordine logico – cronologico di una narrazione) diviene bufala: è un anagramma piuttosto facile, come facile è adulterare la storia. Aggiungiamo, omettiamo, mescoliamo, ed ecco pronta una nuova “verità” da sfornare e servire in tavola.
Difficile aver chiara la differenza fra la bufala (espressione di origine romanesca entrata nell’italiano corrente a partire dagli anni Cinquanta) e le fake news, inglesismo di conio più recente. Dati i diversi usi che se ne fanno, sembra che le fake news siano le false informazioni che possono circolare anche erroneamente, e la bufala sia invece una falsificazione volontaria connotata da secondi fini, cioè diffusa per manipolare l”opinione pubblica o giustificare una condotta, oppure giocare uno scherzo, come le teste di Modigliani fabbricate da un gruppo di universitari livornesi.
Fake news esemplari
Abbiamo assistito ad esempio a valanghe di fake news provenienti dallo scenario della guerra russo – ucraina. Com’è che quando i russi colpiscono obiettivi militari se ne vantano, e quando ad essere colpiti sono insediamenti civili, o i civili stessi uccisi a decine e centinaia, sono gli ucraini che si ammazzano da soli? Mi sembra veramente la logica di Berlicche: «Testa vinco io, croce perdi tu».
La nave Moskva è affondata a causa di una tempesta dopo un’accidentale esplosione a bordo, o è stata colpita da missili ucraini? I missili lanciati su Kiev mentre vi era presente il segretario generale dell’Onu hanno colpito una fabbrica di armi o una struttura residenziale nei pressi dell’ambasciata britannica? Sette russi su dieci pensano davvero che il loro Paese, con questa operazione militare, sia sulla strada giusta? E, se questo risponde a verità, che cosa sa questa popolazione del reale svolgimento dell’operazione in atto in Ucraina?
La fantasia popolare, poi, fa il resto. In questa disgraziata guerra, si era creata la leggenda del Fantasma di Kiev, un mitico eroe che da solo avrebbe abbattuto più di 40 aerei russi – una sorta di emulo del Barone Rosso che nella Grande guerra registrò 80 vittorie aeree prima di essere abbattuto a sua volta – e che sarebbe caduto il 13 marzo dell’anno scorso. Lo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine ha smentito la leggenda: il personaggio non esiste, si tratta di un supereroe creato dalla fantasia degli ucraini.
Per districarsi nei labirinti delle fake news
Così, di bufala in bufala e di fake in fake, siamo arrivati ai giorni nostri. Per districarsi nei meandri della storia e del mondo contemporaneo, leggete, ve lo consiglio, lo studio di Tommaso Di Carpegna Falconieri. Nato nel 1968, laureato con lode presso la Sapienza di Roma nel 1992, nel 1996 ha conseguito il titolo dottore di ricerca in Storia medioevale presso l’Università Cattolica di Milano, ed insegna Storia medievale all’Università di Urbino. Le sue ricerche vertono particolarmente sul tema delle testimonianze storiche, soprattutto in relazione al falso e all’impostura, e sull’uso politico del medioevo nel mondo contemporaneo. Su questo argomento ha pubblicato un libro dal titolo Medioevo militante (Einaudi). Ma ricordate che il fenomeno è più antico ancora: ne è già testimone il vangelo di Matteo.