Viaggio nella Bibbia: il ciclo dell’esodo. Vedere Dio faccia a faccia

Faccia a faccia
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Con l’episodio del vitello d’oro, la rottura nella relazione tra Dio e il popolo è profonda e significativa. Lo sottolineano anche la rottura delle tavole ai piedi del Sinai, le ripetute intercessioni di Mosè e le forme di castigo ed espiazione menzionate. Malgrado ciò, la relazione può e deve essere ricostituita grazie al perdono divino. Ma Mosè è sconfortato… chiede di poter vedere Dio. Che cosa può significare questo?

Vedere Dio faccia a faccia

Dalla sua tenda, custodita da Giosuè, Mosè continua ad esercitare il suo ufficio di mediatore (33,7-11), per un popolo che ha rivelato la propria infedeltà, da un luogo che non sembra più essere quello della fedeltà all’alleanza.

Non al popolo, ma con Mosè Dio parlava faccia a faccia, come uno parla col suo amico (33,11). Lo Jahvista esprime con queste parole l’inesprimibile, l’intimità di Dio, profonda ed eccezionale, rivolta a Mosè.

La parola ebraica panim (faccia, declinabile solo al plurale) indica la presenza, ma non necessariamente la visione del volto di qualcuno. È un modo di dire.

È più notevole, invece, la seconda espressione: Dio parlava a Mosè “come uno parla col suo amico”. Rea‘ è l’amico e il prossimo, dal verbo ra‘ah = pascolare, da cui anche ro‘eh = pastore: colui che condivide il pascolo, il cibo, cioè il commensale, colui con cui si ha comunità di vita (compagno, da cum-panis, colui che mangia il pane con me!). Un’espressione molto forte applicata a Dio.

La tradizione ebraica, rappresentata da Mosè Maimonide (Guida dei perplessi 1,37), si è sforzata di rimuovere ogni traccia di antropomorfismo, intendendo la comunicazione faccia a faccia in modo non letterale “come una presenza a un’altra presenza senza un intermediario”.

Più avanti, nello stesso capitolo, durante la conversazione “faccia a faccia” tra Mosè e il Signore, Mosè fa una richiesta: «Oh, lasciami vedere il tuo kavod!» (Esodo 33,18)

Il termine ebraico כָּבוֹד (kavod) può significare “gloria”, “onore”, “presenza”, “luce splendente”, ecc. Evidentemente, Mosè chiede una maggiore intimità con Dio, guardandolo direttamente, dato che Dio gli risponde: «Tu non puoi vedere la mia faccia, perché un essere umano non può vedermi e vivere» (Esodo 33,20 ). Parlare con Dio faccia a faccia in senso letterale non è possibile.

Un’espressione simile è  “Bocca a bocca”, usata quando Miriam e Aaron, gelosi di Mosè, venengono rimproverati dal Signore che afferma:

«Ascoltate queste mie parole: quando i profeti del Signore sorgono tra voi, io mi faccio conoscere a loro in una visione, parlo con loro in un sogno. Non così con il mio servo Mosè; egli è fidato in tutta la mia casa. Con lui parlo a tu per tu, apertamente e non per enigmi» (Numeri 12,6-8)

Nel racconto della Rivelazione al Sinai del Deuteronomio, Mosè ricorda al popolo: «Faccia a faccia il Signore vi parlò sul monte, dal fuoco» (Deuteronomio 5,4).

In realtà gli israeliti sono ai piedi del monte e non vedono nulla, ma l’incontro con Dio è comunque descritto come avvenuto “faccia a faccia”. La frase faccia a faccia deve essere interpretata metaforicamente per indicare una comunicazione diretta e personale, non mediata da terze parti.

Antropomorfismo

Tuttavia, il seguito della storia in cui Mosè chiede di vedere il volto del Signore è fortemente antropomorfico.

E il Signore disse: «Ecco un luogo vicino a me; fermati sulla roccia. E quando passerà la mia gloria, io ti metterò nella fessura della roccia e ti coprirò con la mia mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mia mano e mi vedrai di spalle; ma il mio volto non si deve vedere» (Esodo 33,21-23).

L’antropomorfismo e l’antropopatismo (attribuire emozioni umane a Dio) svolgono un ruolo importante nelle narrazioni bibliche. Paradossalmente, qui il racconto è inquadrato antropomorficamente per evidenziare il contrario, un tema chiave nel Libro dell’Esodo, ovvero che l’identità divina sarà sempre inconoscibile.

Questa inconoscibilità e ineffabilità di Dio fanno sì che nessun vocabolario, nemmeno il più raffinato, lo possa descrivere. Bisogna fare ricorso ad espedienti letterari per parlare di Lui e del suo incontro con l’uomo, in questo caso con Mosè. Tutto sommato, “faccia a faccia” è l’espressione migliore che si possa sperare.