Quinta Lamentazione: Facci tornare Signore, e noi ritorneremo

Facci tornare Signore, e noi ritorneremo...

Facci tornare, Signore, e noi ritorneremo. Nella quinta Lamentazione, il lamento si fa invocazione.

Tempo di guerra

Quarantottesimo giorno

Facci tornare Sognore... Pace!

Sulla situazione degli ebrei di Odessa, un video QUI.

Portavoce del Pentagono, John Kirby: «i russi stanno effettivamente cercando di rifornire e rafforzare i loro sforzi nel Donbass». Una colonna di veicoli russi si sta dirigendo a sud verso la città di Izyum. «Riteniamo che queste siano le prime fasi di un’operazione di rinforzo da parte dei russi nel Donbass».

Intelligence britannica: «I combattimenti nell’est dell’Ucraina si intensificheranno nelle prossime 2-3 settimane, con la Russia che continua a riconcentrare lì i propri sforzi»

Mariupol

Vicesindaco di Mariupol Serhiy Orlov: benché i separatisti filo russi abbiano rivendicato il controllo della città, le forze ucraine stanno resistendo alle truppe russe.

Sindaco Vadym Boychenko: 20mila civili sono morti a Mariupol. Boychenko ha anche accusato le forze russe di aver bloccato per settimane i convogli umanitari che cercavano di entrare in città. 

A Mariupol non è stata risparmiata neanche la sede della Caritas, colpita e distrutta da un carro armato russo mentre ospitava persone che cercavano rifugio dai bombardamenti. Sette persone sono morte: due operatrici e cinque loro familiari. Il segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John, commenta: «Questa drammatica notizia lascia la famiglia Caritas inorridita e scioccata. Ci uniamo nel dolore e nella solidarietà alla sofferenza delle famiglie e dei nostri colleghi di Caritas Ucraina che stanno vivendo questa tragedia». Il fatto è stato reso noto nelle ultime ore, ma è avvenuto il 15 marzo. Inoltre, il direttore della Caritas di Mariupol, Fr. Rostyslav Spryniuk, ha dichiarato in un’intervista a Tv2000: «Due nostre lavoratrici sono state forzatamente portate in Russia. I soldati russi la chiamano “evacuazione volontaria” ma quando l’evacuazione è sotto la minaccia delle mitragliatrici non si può chiamare “volontaria”». 

Profughi

Unicef: circa due terzi di tutti i bambini ucraini sono stati costretti ad abbandonare le proprie case nelle sei settimane dell’invasione russa. Manuel Fontaine, direttore dei programmi di emergenza dell’Unicef, ha detto di non aver mai visto in oltre 30 anni di lavoro un esodo di questa portata in così poco tempo; un esodo che ha coinvolto 4,8 milioni di bambini su 7,5 residenti in Ucraina. «Dei 3,2 bambini rimasti nelle loro case, la metà è a rischio di non avere cibo a sufficienza». Le situazioni peggiori sono a Mariupol e Kherson, senza acqua,cibo, medicinali e servizi sanitari.

Viminale: 91.137 ucraini sono arrivati in Italia dall’inizio della guerra, 48.817 donne, 10.229 uomini e 33.796 minori. 

Papa Francesco

L’ambasciata ucraina presso la Santa Sede contesta la decisione di far portare insieme la croce a una famiglia ucraina e una russa alla Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, presieduta dal Papa. Anche l’arcivescovo di Kiev Sviatoslav Shevchuk, capo dellaChiesa greco-cattolica ucraina, commenta: «Penso che si tratti di un’idea inopportuna», avendo ricevuto numerosi appelli dei fedeli della Chiesa e della società civile sia dall’Ucraina che dall’estero, in cui gli si chiedeva di «trasmettere alla Sede Apostolica la grande indignazione e il rifiuto di questo progetto da parte degli ucraini di tutto il mondo».

Quarantanovesimo giorno

Facci tornare, Signore; fai cessare la guerra

Intelligence britannica: il cambio di guida della guerra in Ucraina con la nomina del generale Alexander Dvornikov rappresenta un’ulteriore dimostrazione del fatto che la tenace resistenza ucraina e l’inefficacia della pianificazione russa hanno costretto Mosca a rivedere le sue operazioni concentrando l’offensiva nel Donbass. L’Intelligence ricorda come l’incapacità di Mosca di coordinare l’attività militare abbia ostacolato finora l’invasione.

Gli orrori della guerra

Kharkiv

L’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, denuncia le bombe a grappolo usate sulla città di Kharkiv e i «crimini terribili di violenza sessuale». «Gli occupanti russi bombardano appositamente le vie che servono per evacuare le persone civili. Così stamattina è stata distrutta la stazione ferroviaria nella parte centrale dell’Ucraina. Si tratta di quegli snodi in cui cerchiamo di aiutare la gente a lasciare i luoghi dei combattimenti». 

Bucha

Sindaco di Bucha, Anatoly Fedoruk: «in città sono stati trovati i corpi di 403 civili morti». Karim Khan, procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi): «L’Ucraina e’ una scena del crimine. Siamo qui perché abbiamo motivi ragionevoli per credere che vengano commessi crimini all’interno della giurisdizione del tribunale. Dobbiamo dissolvere la nebbia della guerra per arrivare alla verità». Più di 720 persone sono state uccise a Bucha e in altri sobborghi della capitale ucraina Kiev occupati dalle truppe russe e più di 200 sono considerate disperse.

Mariupol

Sindaco di Mariupol Vadym Boichenko: «I russi hanno distrutto gli ospedali e tutta la città. Questo è un genocidio lanciato da un criminale di guerra, Putin, contro la nostra nazione. Finché resisteremo, resisterà anche l’Ucraina». A Mariupol ci sono 100 mila persone che chiedono di essere evacuate dalla città.

Vice sindaco: la Russia non rinuncia alle speranze di occupare l’Ucraina e sta persino preparando una parata, un «carnevale della vittoria» per il 9 maggio, giorno in cui era prevista la vittoria definitiva. «I russi avevano ordinato di ripulire dai detriti e dai corpi dei morti il centro di Mariupol per tenere lì una parata il 9 maggio. Il lato positivo è che non ci sono attrezzature o persone in città per organizzare tali eventi». Nonostante gli occupanti russi non abbiano alcun controllo su Mariupol, stanno lavorando per creare un quadro di vita pacifica. 

Gli ennesimi falsi

Era stato diffuso stamani un disperato appello Facebook della 36esima brigata marina. Secondo il sindaco Serhiy Orlov, è un fake. Secondo l’esperto militare Andriy Shor, la pagina sarebbe stata hackerata, anche perché il messaggio è scritto in russo!

Il Ministero della Difesa russo ha anche annunciato la resa, a Mariupol, di oltre mille soldati della 36esima Brigata della fanteria di Marina. Smentito anche questo. Oleksiy Arestovich, consigliere della presidenza ucraina: «A Mariupol, le unità della 36esima Brigata, a seguito di una rischiosa operazione si sono uniti al Battaglione Azov, che ha contribuito a questa manovra. Questo è ciò che accade quando gli ufficiali non perdono la testa, ma mantengono saldamente il comando e il controllo delle truppe. Non perdiamoci».

Cina

Amministrazione generale delle Dogane cinesi: cresce l’interscambio tra Cina e Russia nel mese di marzo, il primo ad essere segnato dalle sanzioni internazionali a Mosca. Il volume degli scambi è cresciuto del 12,76% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, a quota 11,67 miliardi di dollari.

Profughi

Secondo il vice primo ministro ucraino Iryna Vereshchuk oggi non è stato possibile aprire alcun corridoio umanitario. Ha accusato le forze di occupazione russe di violare il cessate il fuoco e di bloccare gli autobus che evacuano i civili. 

Viminale: sono 91.846 le persone in fuga dal conflitto in Ucraina arrivate fino a oggi in Italia, 47.499 donne, 10.368 uomini e 33.979 minori. L’incremento, rispetto a ieri, è di 709 ingressi sul territorio nazionale. 

Papa Francesco

Papa Francesco nell’udienza generale: «La pace che Gesù ci dà a Pasqua non è la pace che segue le strategie del mondo, il quale crede di ottenerla attraverso la forza, con le conquiste e con varie forme di imposizione. Questa pace, in realtà, e’ solo un intervallo tra le guerre. Lo sappiamo bene. L’aggressione armata di questi giorni, come ogni guerra, rappresenta un oltraggio a Dio, un tradimento blasfemo del Signore della Pasqua, un preferire al suo volto mite quello del falso dio di questo mondo. Sempre la guerra è un’azione umana per portare all’idolatria del potere». 

I presidenti della Kek, la Conferenza delle Chiese europee, e della Comece, la Commissione dei vescovi cattolici europei, il pastore Christian Krieger e il cardinale Jean-Claude Hollerich, hanno inviato una lettera ai presidenti di Russia e Ucraina Putin e Zelenskyy per chiedere un cessate il fuoco pasquale in Ucraina dalla mezzanotte del 17 aprile alla mezzanotte del 24 aprile.

Quinta lamentazione

Gerusalemme. Foto di IrinaUzv da Pixabay 
Foto di IrinaUzv da Pixabay 

L’articolo precedente QUI.

La quinta lamentazione non ha la forma dell’acrostico, però si sviluppa anch’essa su 22 versetti, quindi conserva qualcosa della struttura alfabetica. Si richiama perciò, anch’essa, ad una sorta di «enciclopedia della sofferenza». È la lamentazione collettiva di tutto un popolo che enumera in un crescendo le sventure che si sono accanite sulla città santa, con la fiducia però che Dio avrà compassione e che il popolo potrà tornare in libertà. Per la preghiera finale di restaurazione (vv. 19-22), è chiamata nelle versioni siriaca e araba, e da alcuni codici greci, «Preghiera di Geremia profeta», al di là di una reale attribuzione letteraria.

Per l’importanza data al tempio, sembra essere stata composta in un ambiente cultuale, forse durante l’assedio stesso, perché non fa cenno all’esilio babilonese ma sembra preludere a mali peggiori: quindi, nel 587-586 a.C.

Noi riserveremo la nostra principale attenzione alla terza Lamentazione, che è al centro e fulcro del libro. Tuttavia, la quinta Lamentazione, essendo l’ultima delle cinque composizioni, è logico che in qualche modo ne rappresenti il culmine. In effetti, il percorso del libro si conclude con il riconoscimento che la sofferenza di Gerusalemme è dovuta alla mancanza di fiducia del popolo in Dio, ma soprattutto con la professione di fiducia nell’eterno Signore.

I mali del presente (1-18)

La lamentazione si apre con l’invocazione affinché Dio si ricordi del suo popolo e delle condizioni in cui si trova. Il verbo zakhar, ricordare, ha un valore molto forte nell’ebraico biblico. Non corrisponde al nostro sbiadito rammentare (riportare nella mente) né al più vigoroso ricordare (riportare nel cuore), ma significa rendere attuale, rivivere; nel caso di Dio, che non deve rammentare nulla perché in Lui tutto è presente, significa mettere in essere l’azione salvifica.

Come presenta a Dio, questa preghiera corale, la situazione del popolo? Il paese, quella terra che era vista come dono del Signore e sua speciale eredità, ora sotto l’occupazione babilonese, è in mano al nemico. Le famiglie sono devastate, ridotte a vedove ed orfani. Le cose necessarie per vivere, acqua e legna, fino ad allora di proprietà degli abitanti, sono requisite dall’occupante che le fa pagare agli stessi proprietari. La popolazione, martoriata dagli aguzzini, è ridotta in schiavitù. I paesi vicini non hanno potuto soccorrerla.

Non possono passare inosservate le tragiche analogie esistenti con la situazione attuale di molte città ucraine, in particolare di Mariupol, che sta patendo un duro assedio con migliaia e migliaia di vittime civili, mancanza di acqua, cibo e riscaldamento, e sta subendo – inconcepibile nel terzo millennio! – anche la deportazione.

Funzionari stranieri, di condizione servile, spadroneggiano sul popolo non più libero, costretto dalla fame a spingersi a cercare il cibo in zone desolate, esponendosi al rischio delle incursioni ladronesche dei predoni del deserto e logorandosi per l’inedia.

In un crescendo di orrore, come nelle precedenti Lamentazioni, si registrano gli abomini della guerra: la violenza alle donne, la vergognosa uccisione dei notabili, la schiavizzazione ignominiosa dei giovani, la fine di ogni vita civile e di ogni gioia.

Il culmine è rappresentato dalla perdita del tempio, desolato e dissacrato. La presenza delle volpi che vi scorrazzano liberamente, animali impuri, evoca l’abbandono del luogo più sacro al mondo da parte degli uomini e dei sacerdoti, che non possono più celebrarvi il culto.

La responsabilità della colpa (vv. 7.16)

La causa di tutto questo è vista nelle colpe dei padri le cui conseguenze sono ricadute sui figli (v. 7). Si tratta di una concezione tradizionale rifiutata dallo stesso Geremia (31,27-30) come pure da Ezechiele, profeti di questo stesso periodo: ognuno porta la pena del proprio peccato personale, non di quello dei genitori o avi. Siamo ancora nell’ambito di una concezione secondo cui la sofferenza è inviata per punire un peccato, in questo caso addirittura di altri. Al v. 16 però troviamo una correzione o integrazione: «abbiamo peccato!». La colpa dei padri, quindi, non si è semplicemente scaricata su figli innocenti, ma si è perpetuata di generazione in generazione corrompendo la città.

L’invocazione (vv. 19-22)

Il lamento sfocia, infine, nell’invocazione. I versetti conclusivi implorano il pentimento (il verbo shuv significa «tornare») in cui l’uomo risponde a una iniziativa divina: «Facci ritornare a te, Signore e noi ritorneremo, rinnova i nostri giorni come in antico» (Lam 5,21). Questo ritorno, in ebraico, è riferito primariamente ad un cammino geografico che da una strada sbagliata cerca di dirigersi, tornando indietro, verso la via diritta. Si può intendere quindi come ritorno del popolo ad una terra libera dove possa vivere serenamente. Ma si intende anche il ritorno morale a Dio dopo una esperienza di peccato, il cambiamento di vita. Il cuore umano da solo non è in grado di farlo. L’iniziativa spetta al Signore.

Il testo

1 Ricordati, Signore, di quanto ci è accaduto,
guarda e considera il nostro obbrobrio.
2 La nostra eredità è passata a stranieri,
le nostre case a estranei.
3 Orfani siam diventati, senza padre;
le nostre madri come vedove.
4 L’acqua nostra beviamo per denaro,
la nostra legna si acquista a pagamento.
5 Con un giogo sul collo siamo perseguitati
siamo sfiniti, non c’è per noi riposo.
6 All’Egitto abbiamo teso la mano,
all’Assiria per saziarci di pane.
7 I nostri padri peccarono e non sono più,
noi portiamo la pena delle loro iniquità.
8 Schiavi comandano su di noi,
non c’è chi ci liberi dalle loro mani.
9 A rischio della nostra vita ci procuriamo il pane
davanti alla spada nel deserto.
10 La nostra pelle si è fatta bruciante come un forno
a causa degli ardori della fame.
11 Han disonorato le donne in Sion,
le vergini nelle città di Giuda.
12 I capi sono stati impiccati dalle loro mani,
i volti degli anziani non sono stati rispettati.
13 I giovani han girato la mola;
i ragazzi son caduti sotto il peso della legna.
14 Gli anziani hanno disertato la porta,
i giovani i loro strumenti a corda.
15 La gioia si è spenta nei nostri cuori,
si è mutata in lutto la nostra danza.
16 È caduta la corona dalla nostra testa;
guai a noi, perché abbiamo peccato!
17 Per questo è diventato mesto il nostro cuore,
per tali cose si sono annebbiati i nostri occhi:
18 perché il monte di Sion è desolato;
le volpi vi scorrazzano.
19 Ma tu, Signore, rimani per sempre,
il tuo trono di generazione in generazione.
20 Perché ci vuoi dimenticare per sempre?
Ci vuoi abbandonare per lunghi giorni?
21 Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo;
rinnova i nostri giorni come in antico,
22 poiché non ci hai rigettati per sempre,
né senza limite sei sdegnato contro di noi.