
«Quand’ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia».
Etiope ed eunuco
È un etiope, ed è un eunuco. Due note di totale estraneità ad Israele: l’etnia straniera; la connotazione di status estranea a Israele.
Il termine eunuco, veramente, usato inizialmente per indicare i valletti di camera di un sovrano e quindi i suoi ministri, era poi stato caricato da un significato di menomazione necessaria a svolgere un incarico che comportava la presenza nelle stanze più interne del palazzo regale. Ministro quindi, ministro delle finanze in questo caso, ma con una nota di ignominia nel proprio titolo.
In questo caso l’eunuco è un funzionario della regina Candace. “Candace” era il nome dato dai greci e dai romani a tutte le regine del Regno di Kush (spesso menzionato nella Bibbia, identificabile con parte dell’odierno Sudan). “Etiope” era un termine greco riferito a tutti i popoli dalla pelle nera, spesso applicato al Regno di Kush.
Quest’uomo, di cui non viene detto il nome, è venuto per il culto a Gerusalemme, il che fa pensare che sia fisicamente integro, altrimenti non avrebbe avuto accesso al tempio. È probabilmente un timorato di Dio, cioè un pagano simpatizzante per la religione di Israele. È alla ricerca: infatti, mentre sul suo carro sta tornando al proprio paese, legge il profeta Isaia. Cerca di capire.
«Disse allora lo Spirito a Filippo: Avvicinati, e unisciti a quel carro».
Non semplicemente “accostati”: alla lettera, “attaccati” a quel carro, incollati (dal greco kolla = glutine, infatti, deriva l’italiano “colla”, come pure il verbo kollào qui usato)! Il carro arriva e passa: Filippo è rimasto indietro e deve correre per affiancarlo. Non deve solo affiancare un carro, deve affiancare l’uomo che vi è dentro, cioè unirsi a lui, divenire suo compagno di viaggio.