Lettura continua della Bibbia. Luca: Emmaus (24,13-35)

Emmaus
Cena di Emmaus. Di Caravaggio (1606) – Web Gallery of Art:   Immagine  Info about artwork, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=509489

Il racconto è esclusivo di Luca ed ha la tipica ottica lucana anche se viene da una tradizione antica. Appartiene al gruppo delle apparizioni di riconoscimento e non di missione. È incentrato sulla testimonianza della Scrittura e sulla celebrazione dell’Eucaristia e presenta due movimenti:

  • l’allontanamento da Gerusalemme (13-24),
  • il riconoscimento e ritorno (25-35).

Fuga da Gerusalemme (24,13-24)

Per i discepoli di Emmaus, l’allontanamento da Gerusalemme corrisponde ad una fuga dal luogo del dolore e dello sconcerto per tornare ad una sorta di ferialità quotidiana senza speranza.

Il discepolo anonimo era una donna? Impossibile

Uno dei due discepoli è Cleofa (v. 18), forse Clopa, padre di Simone, guida di Gerusalemme dopo la morte di Giacomo fratello del Signore. Dell’altro non sappiamo niente. Mi sembra del tutto priva di fondamento la recente ipotesi secondo cui l’altro discepolo sarebbe una donna, e precisamente Maria moglie di Cleofa stesso. Suggestiva l’idea che Gesù si sia manifestato ad una coppia sposata… Ma impossibile: se così fosse, Luca, l’evangelista delle donne, non avrebbe mancato di esplicitarlo. Tanto più che i discepoli di Emmaus riferiscono:

Luca 24 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro 23e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.

Dato che Maria moglie di Cleofa era una delle donne che avevano riferito proprio queste cose ai discepoli, come potrebbe parlare di sé come se fosse un’estranea?

Può darsi, al contrario, che la mancata identificazione del secondo discepolo apra, nelle intenzioni lucane, ad una possibilità di identificazione da parte di chiunque nel discepolo che riconosce Gesù allo spezzare il pane.

Come si spiega che i discepoli (qui, come in altri casi) non riconoscano Gesù? Il fatto è che Gesù non è riconoscibile semplicemente in base alle leggi fisiche dell’ottica: occorre uno sguardo di fede. La fede è assente nei discepoli, perché la disillusione ha spento ogni speranza.

La speranza era stata riposta solo nella liberazione di Israele: questa forniva la chiave di lettura degli eventi. Il terzo giorno qui segna la fine dell’attesa, perché si credeva che l’anima solo tre giorni permanesse vicino al corpo.

Alcune donne, dicono sconfortati i discepoli, e alcuni dei nostri, hanno riportato la notizia della tomba vuota; apparizioni, e chiacchiere. Lo scetticismo liquida tutto questo senza che si pensi a verificare o meglio a fare esperienza.

Il riconoscimento: Parola e Pane (24,25-32)

Sono le Scritture che danno la chiave di lettura degli eventi; ma le Scritture non sono state credute dai discepoli.

“Privi di intelletto”, li chiama Gesù, “e lenti nel cuore a credere alle parole dei profeti! Non sapevano che il Cristo doveva patire”… Mosè e i Profeti rappresentano la Scrittura intera.

Non è però la Scrittura che svela il Cristo presente: è lo spezzare del pane. Gesù finge di passare oltre, forse per cerimoniale orientale, per cedere invece all’invito; ma indica anche che la preghiera è necessaria per averne la presenza.

La comunione con Cristo si ottiene con la preghiera. La preghiera infatti è una supplica accorata: “Resta con noi, poiché si fa sera…”. Gesù si rende presente soprattutto alla mensa eucaristica. Entrò per restare con loro: méno è il verbo del permanere del Signore con il credente. Gesù non “si trova” a tavola ma “si adagia” a tavola con i suoi: il verbo indica la posizione sdraiata dell’antichità, ma anche lo stare in familiarità con i suoi.

Le parole sono quelle del rito eucaristico della frazione del pane (At 2,42; 20,7.11; 27,35), anche se non si parla della consacrazione. I discepoli allora lo riconoscono. La scomparsa improvvisa denota l’apparizione celeste. Si comprende così l’ardore del cuore, anche se inconsapevole, all’ascolto della Scrittura: ma è l’Eucaristia che fa riconoscere Gesù. Il sacramento è la via ordinaria dell’incontro con il Risorto. Egli è con noi nel cammino anche se la fatica del vivere ce ne rende difficile il riconoscimento.

Ritorno al Futuro (24,33-35)

I discepoli tornano a Gerusalemme, alla distanza di 60 stadi (11 km.). Corrono, evidentemente: era già sera. Il Risorto dona dinamismo ai cuori tardi.

L’apparizione personale a Pietro, non raccontata da alcuno, è però presupposta da tutti. Il v. 35 ricapitola i motivi dominanti dell’episodio di Emmaus: il riconoscimento del Risorto è possibile nella frazione del pane, culmine della vita cristiana.