Viaggio nella Bibbia. Il regno del Nord ed Elia (1 Re 15-18)

Gezabele di Harold Copping – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=84021911

Le vicende dei Re dei due stati in cui ormai è diviso Israele sono narrate in modo parallelo da 1 Re 14 fino a 2 Re 25, intrecciate con le storie di Elia ed Eliseo. Proprio in un periodo di sincretismo, in cui il panorama religioso è estremamente confuso, Elia brilla per la sua fede senza compromessi.

Dopo Roboamo, figlio di Salomone (capitolo 15), regna il figlio Abia, figlio di Maaca che è a sua volta figlia di Assalonne. Abia dunque è discendente da Davide sia da parte di padre che da parte di madre, ma commette gli stessi peccati del padre e governa solo per tre anni. Gli succede il figlio Asa, uno dei pochi re di Giuda lodati dai Libri dei Re, perché distrugge gli idoli del padre e del nonno.

I due regni dopo la morte di Salomone. Di RobertoReggi – Opera propria basata su: 12 staemme israels heb.svg, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=90914582

Intanto nel regno del Nord Nadab, figlio di Geroboamo, persiste nei peccati del padre, e viene assassinato da Baasa, che diventa re e massacra l’intera famiglia di Geroboamo. Il suo successore, il figlio Ela, viene eliminato dal traditore Zimri il cui regno però dura solo sette giorni, giusto il tempo per massacrare l’intera casata di Baasa e morire. Omri sale sul trono e fa costruire la nuova capitale Samaria al posto di Tirza. Ma «Omri fece ciò che è male agli occhi del Signore, anzi agì peggio di tutti i suoi predecessori» (16, 25).

Arriviamo, così, ad Achab figlio di Omri. Achab rimane il più famoso di tutti costoro, per i suoi scontri con il profeta Elia. Divenuto idolatra per suggestione di Gezabele principessa di Sidone, costruisce addirittura un tempio a Baal (16, 31-33).

La saga di Elia (Il mio Dio è JHWH)

Il prefeta Elia. Di Juan de Valdés Leal – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=45177094

Storicamente, le figure di Elia e di Eliseo suo discepolo si inquadrano nelle vicende del regno di Israele, al tempo del re Achab e dei suoi successori (IX secolo a.C.). Il regno di Acab è molto prospero dal punto di vista materiale, soprattutto grazie al commercio estero, e questo comporta una certa contaminazione culturale e religiosa: ne è un segno il matrimonio dello stesso re con la principessa fenicia Gezabele. Non si tratta proprio di abbandonare la fede monoteista, ma di praticare un culto eclettico, misto di jahvismo e di religione cananea. In particolare, i riti di fecondità, considerati basilari per l’agricoltura, appaiono molto attraenti.

La figura di Elia

Il nome di Elia, nativo di Tisbe nel Galaad in Transgiordania, è tutto un programma: «JHWH è il mio Dio». Elia, di cui non si menziona neppure la paternità, compare improvvisamente in tale quadro di prosperità materiale e di rilassatezza morale, con la fisionomia di un solitario: agisce da solo, non si conosce con certezza la sua origine e la sua attività non è legata a località particolari. Il suo aspetto è quello di un asceta: «Era vestito di una pelle, e una cintura di cuoio gli cingeva i fianchi» (2 Re 1,7 s.). è il più grande profeta dai tempi di Mosè: non è un caso se durante la Trasfigurazione, accanto a Gesù, compariranno proprio Mosè ed Elia, a rappresentare la testimonianza della Torah e dei Profeti).

La siccità

Elia ed Achab. XV secolo. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30543376

Nel capitolo 17, Elia dapprima annuncia senza paura ad Achab il castigo di una gravissima siccità, poi si nasconde presso il torrente Cherit affluente del Giordano, dove viene nutrito dai corvi che gli portano pane e carne. Ma quando la siccità raggiunge la regione, Elia si sposta in Fenicia presso una vedova di Zarepta, (Sarafand, 15 Km a sud di Sidone). Per lei, per la sua accoglienza e per la sua fede, il profeta compie un grande miracolo: la farina e l’olio non si esauriscono mai. Quando il figlio della vedova muore, Elia invoca il Signore ed il ragazzo resuscita. Gesù stesso rievocherà questa fede:

«C’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Zarepta di Sidone» (Lc 4, 25-26).

Una fede senza compromessi

La figura di Elia ha un che di inavvicinabile, imprevedibile, odiato dal re ma indispensabile al popolo. Questa impronta di grandezza che si avverte in ciascuno dei racconti di Elia (di cui alcuni assai slegati dagli altri) si spiega solo ammettendo che queste narrazioni eterogenee rispecchino una figura storica grandiosa. La vita di Elia, in effetti, è divorata dallo zelo per il Signore, che non ammette ambiguità:

«Fino a quando barcollerete sui due piedi? Se JHWH è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!»(1 Re 18,21).

Potremmo tradurre: «Fino a quando terrete i piedi in due staffe?».

Doveva essere difficile, per i contemporanei di Elia, accettare un simile aut aut. Non era scandaloso, per la mentalità corrente, conciliare le tradizioni israelitiche con il culto di Baal. Il silenzio del popolo a questa provocazione (v. 21: «Il popolo non gli rispose neppure una parola») può manifestare incomprensione e sconcerto, più che un senso di colpa per il rimprovero. Nessuno avvertiva la necessità di una scelta così radicale.

La risposta alla domanda infatti non viene dal popolo, né da Elia, ma dallo stesso Signore Dio di Israele. Il culto di Baal, basato sullo sforzo umano, su un’eccitazione parossistica, distrugge i suoi adepti; ma Elia sa che Israele non deve ricercare e attrarre a sé il suo Dio, deve solo lasciarsi trovare da Lui. Nel drammatico confronto tra Elia ed i profeti di Baal, solo perché Elia appare vincente, il popolo si convince ad adorare solo il Dio di Israele. La siccità finisce. Ma la vendetta di Gezabele non tarderà.

(Continua)