L’episodio dell’istituzione dei settanta anziani nel libro dei Numeri è assai colorito, soprattutto per la parte involontariamente svolta da Eldad e Medad, che rappresenta una sorta di imprevisto nella vita dello spirito.
Eldad e Medad
11 24Mosè dunque uscì e riferì al popolo le parole del Signore; radunò settanta uomini tra gli anziani del popolo e li fece stare intorno alla tenda. 25Allora il Signore scese nella nube e gli parlò: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. 26Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento.
Eldad e Medad: un atto di umiltà?
Innanzi tutto, la manifestazione dello Spirito è eclatante, appare con esternazioni palesi. Questa forma di profetismo collettivo, basata non sulla parola articolata ma su uno stato di esaltazione, fa parte delle pagine più arcaiche dell’Antico Testamento, al tempo di Samuele (1 Sam 10; 19) e di Elia ed Eliseo (2 Re 2, ecc.). Torna poi nella Chiesa primitiva, come attestano gli Atti degli Apostoli. Sembra rispondere, cioè, ad un bisogno particolare delle comunità al tempo delle loro origini.
In secondo luogo, lo Spirito scende anche su due uomini che non si erano presentati con gli altri alla Tenda del Convegno. Non sappiamo perché si fosse verificata questa loro separazione dagli altri anziani. Secondo un’opinione rabbinica, Eldad e Medad non si presentano con gli altri perché temono di non essere stati selezionati. Secondo un’altra opinione, si sarebbe trattato di una loro volontà di non allinearsi con la guida di Mosè. Una specie di sfida, su cui ritorneremo. Secondo altri ancora, come Rabbì Shimon, invece, non si presentano al santuario perché non si sentono degni. Fatto sta che Dio concede loro ugualmente una visione profetica: anzi, secondo Rabbì Shimon, proprio per ricompensarli della loro umiltà, donando loro oltretutto una visione profetica permanente.
Eldad e Medad non possono, infatti, schivare la loro vocazione al governo; Dio li cerca anche contro la loro volontà, conferendo loro le capacità necessarie a svolgere il proprio ruolo, in contrasto con le lamentele di Mosè nei confronti del popolo e di Dio. L’umiltà, infatti, non consiste nel negare le proprie qualità. Come scrive C.S. Lewis nelle Lettere di Berlicche, l’umiltà non richiede che un uomo intelligente si sforzi di considerarsi uno sciocco, o che una ragazza carina cerchi di credersi brutta. L’umiltà richiede realismo… e riconoscimento che quel che abbiamo ci è stato donato.
Vedremo poi, a movimentare l’episodio, la vivace reazione di Giosuè, e la straordinaria risposta di Mosè…