
Ebraico biblico. Vogliamo provare a partire dall’ABC dell’ebraico?
Primo elemento da considerare: l’ebraico si scrive e si legge da destra a sinistra (una pacchia per i mancini!), cioè nella direzione in cui anticamente si scolpivano le incisioni sulla pietra.
Secondo elemento: le lettere dell’alfabeto ebraico sono 22, ma sono esclusivamente consonanti. Le vocali evidentemente si proferiscono, altrimenti le parole sarebbero impronunciabili, ma non si scrivono. Solo la Bibbia e i libri per i bambini sono vocalizzati.
Quindi, la prima sorpresa: la lettera Aleph, con cui inizia l’alfabeto, non è la vocale A (come poi sarà in greco), ma è una consonante muta. Quindi l’unico suono che si pronuncia, incontrando la Aleph, è quello della vocale con cui forma una sillaba. Ad esempio, ’Elohîm (Dio) comincia con Aleph, che si ravvisa nell’apostrofo con cui ha inizio la parola; ma si legge solo la vocale E.
Come è possibile che una consonante sia muta? Un italiano non dovrebbe meravigliarsi, anzi dovrebbe trovare subito la risposta: la nostra lettera H è muta, eppure la sua presenza è importante per modificare il suono della C e della G ed anche per distinguere alcune voci del verbo Avere (ho, hai, ha, hanno) e alcune interiezioni (ah, ahi, eh, ih, oh, uh), e simili, dalle parole omofone.
Ebraico biblico. La Aleph

Ecco dunque la nostra Aleph nella figura qui sopra. È la stilizzazione di un più antico pittogramma che rappresentava la testa di un bue (evocata dai corni superiori della lettera): ’eleph, infatti, significa bue. Però, se trovo la Aleph da sola, non so come leggerla: non ha suono, è solo un supporto per vocali. Anticamente doveva essere pronunciata come una leggerissima aspirazione che col tempo però è completamente sparita. Per leggerla ho bisogno di una vocale. Ecco varie possibilità:

Da destra a sinistra, traslittero ’A, ’E, ’I, ’O, ’U, e leggo semplicemente A, E, I, O, U. Come i bimbi a scuola.
Tenete però presente che le vocali, che sono sempre le nostre A E I O U, in ebraico possono essere brevissime, brevi, medie, lunghe, e a seconda della quantità si scrivono diversamente. Quelle che ho scritto (tranne la O che è media, per non complicarci troppo la vita) sono le vocali brevi.
Ascoltiamo e «vediamo» la pronuncia ebraica in un video inglese in cui però la pronuncia delle parole di Genesi 1,1-3 è chiarissima: QUI.
In sintesi
Riassumendo: la Aleph è muta ma si traslittera con un apostrofo (lo spirito dolce del greco); prende il suono della vocale di cui è il supporto consonantico.
È una lettera importante perché con essa inizia l’alfabeto ebraico ed il nome divino ’Elohîm, eppure la Bibbia inizia con la B di Bere’shîth. C’è un motivo per cui il testo biblico inizi con la B anziché con la A? Il midrash (racconto rabbinico) dice di sì. Vedremo la prossima volta la disputa delle 22 lettere dell’alfabeto, ognuna delle quali pretendeva di essere la prescelta affinché la creazione e il testo sacro iniziassero da lei.
Le lettere dell’alfabeto ebraico: il midrash della creazione

Prima della creazione del mondo le lettere dell’alfabeto erano già state create da Dio, e il Santo, Benedetto Egli sia, le contemplava e se ne compiaceva.
Quando volle creare il mondo, tutte le lettere vennero a presentarsi davanti a lui, in ordine inverso.
Partendo da Tau
Perciò fu la lettera Tau che si presentò per prima chiedendo al Santo, Benedetto egli sia, di servirsi di lei per creare il mondo, in quanto lettera finale della parola «’Emet» – Verità. Il Santo, benedetto egli sia, la considerò degna; ma la escluse in quanto lettera finale della parola Morte.
Allora si presentò la lettera Shin, che era l’iniziale del nome divino «Shaddai». Ma neppure essa si rivelò adatta, perché i bugiardi si sarebbero serviti di lei per affermare le loro menzogne, associandola alle lettere Qof e Resh, per formare la parola «Sheqer» – menzogna. Perciò Qof e Resh non si presentarono neppure.
La lettera Tzaddi si appellò al fatto di essere l’iniziale della parola Tzaddiq, giusto, come è giusto il Signore che ama la giustizia, Tzedaqot (Salmo 11,7); ma anche lei fu rifiutata, perché doveva rimanere nascosta per non dare appiglio all’errore.
La lettera Pe ricordò al Santo, benedetto egli sia, di essere l’iniziale della parola «Peduth», Redenzione; ma egli le rispose che anche la parola «Pescha», peccato, inizia con un Pe. Alla lettera A‘yin, Dio rispose che con essa iniziava la parola «A‘von» – crimine.
La lettera Samech era troppo utile a tutti coloro che vacillano (Salmo 145,14), perché «Samech» significa sostegno.
La lettera Nun sperava di essere scelta perché le parole «Nor’a» – timore e «Nav’a» – bello iniziano con essa; purtroppo, inizia con Nun anche la parola «Nophelim», i vacillanti del versetto citato sopra.
Passando per Mem
La lettera Mem non poteva essere usata perché aveva un altro scopo, essendo l’iniziale della parola «Melek» – Re; così pure le altre lettere che formano la parola «Melek» cioè Lamed e Kaf; non si addice al mondo restare senza Re.
Kaf, poi, è l’iniziale della parola che esprime la gloria, «Kavod», ma anche della parola «Kala» che esprime lo sterminio.
La lettera Yod era addirittura l’iniziale del Nome sacro. Dio le rispose: «È già sufficiente per te essere incisa e contrassegnata in me e di essere il punto di partenza di tutta la mia volontà; non è bene staccarti dal mio nome…».
Arrivando a Beth e Aleph
E così via, risalendo l’alfabeto fino alla lettera Beth, l’iniziale della parola di cui ci si serve per benedire Dio, «Baruk». Il Santo, sia Egli benedetto, la scelse dicendo: «È di te che mi servirò per creare il mondo».
La lettera Alef allora restò al suo posto senza presentarsi. Il Santo, benedetto Egli sia, la chiamò. Essa rispose: «Signore dell’Universo, vedendo tutte le lettere presentarsi davanti a te inutilmente, perché avrei dovuto presentarmi anch’io? Poi, appena ho visto che hai già accordato alla lettera Beth questo dono prezioso, ho compreso che non si addice al Re celeste riprendere il dono che ha fatto ad uno dei suoi servitori, per donarlo ad un altro».
Il Santo, sia Egli benedetto, le rispose: «O Alef, Alef, benché sia la Beth la lettera di cui mi servirò per creare il mondo, tu sarai la prima di tutte le lettere, e non avrò unità che in te; tu sarai la base di tutti i calcoli e di tutti gli atti compiuti nel mondo, e non si potrà trovare in nessun luogo unità, se non nella lettera Alef».
Infatti la lettera Aleph corrisponde al numero uno, che non solo è il primo, ma è anche il simbolo dell’unicità di Dio. Inoltre, con la lettera Aleph iniziano le Dieci Parole, i Dieci Comandamenti che Dio diede come legge dell’alleanza al Sinai creando il suo popolo. Così, con Beth inizia il racconto della creazione, ma Aleph ha il privilegio di iniziare, con l’Io divino (’Anokî), l’alleanza col popolo di Israele.
È perciò che le prime due parole della Scrittura hanno per iniziali due Beth – Bere’shith Bara’ – e due parole seguenti due Alef – ‘Elohim ‘Et.
La prima e l’ultima
Allora, dato che abbiamo scorso l’alfabeto dall’ultima lettera alla prima, ricordiamo che la prima è Aleph, di cui abbiamo già parlato; presentiamo adesso l’ultima, la lettera Tau. Sono entrambe presenti in una preposizione che fa parte di questo primo versetto di Genesi: ’et. Questa preposizione non ha corrispettivo in italiano perché introduce il complemento oggetto, che è un complemento diretto e non richiede preposizioni. Perciò non si traduce. (Per l’articolo precedente: QUI).
Questa volta vi presento la consonante presento vocalizzata con le vocali medie:

Non fate caso, per ora, al puntino intermedio, di cui parleremo un’altra volta; prendete in considerazione solo le vocali scritte sotto (a, e, i) e sopra (o) la consonante. La U media manca.
Eccole in sintesi.

Un’avvertenza: non mi servirò dei segni diacritici, perché la cosa sarebbe per me tipograficamente troppo complicata, a scapito della semplicità. Per cui le vocali saranno sempre a e i o u, senza distinguere fra brevi, medie e lunghe.
Intanto, con tau e aleph possiamo formare alcune paroline:

Se volete, potete esercitarvi a scrivere. A presto.
Un po’ di ebraico

Vi presento la parola ô’r, luce, visto che proprio da questa creatura inizia il racconto dell’Esamerone.
La Aleph iniziale (א) è muta e riceve il suono dalla vocale che le è annessa: in questo caso, la vocale lunga ô (la lettera al centro, con il puntino sovrastante). L’ultima lettera, a sinistra, è invece la Resh, corrispondente alla nostra Erre:

Conoscendo questa lettera, siamo adesso in grado di decifrare le prime sillabe della parola Bere’shîth, ed anche di leggere la seconda, bara’:

Nella parola Bere’shîth, la prima consonante, B, è vocalizzata con due puntini verticali sottostanti ad essa: si tratta dello sheva’, una vocale brevissima corrispondente in questo caso ad una e appena accennata, come la e atona in francese. La sillaba si legge Be.
La seconda consonante, R, è vocalizzata con una E media (i due puntini orizzontali ad essa sottostanti): si legge Re.
La terza consonante, Aleph, è muta e non è vocalizzata, però esiste e va trascritta: ci limitiamo a traslitterarla con un apostrofo (’).
Abbiamo, così, Bere’. Accantoniamo per il momento le altre tre lettere della prima parola.
Passiamo alla parola successiva; la potete leggere integralmente: Bara’ (creò).