Animali immaginari. Draghi di tutti i tipi

Draghi di tutti i tipi
Campiglia Marittima, pieve di San Giovanni

Draghi di tutti i tipi e per tutti i gusti. Di questo parleremo oggi, trattando dell’animale immaginario più rappresentato nelle raffigurazioni, il drago. A proposito, quello di oggi è il 200° articolo pubblicato in 204 giorni dall’apertura del blog!

La foto di apertura di questo articolo, relativa alla pieve di San Giovanni a Campiglia Marittima, mostra la figura di un leone che afferra un drago. I due animali sono simboli rispettivamente di Cristo (il Leone della tribù di Giuda) e del diavolo (il drago dell’Apocalisse). L’esistenza della pieve di San Giovanni è attestata fin dal 1075.

Campiglia Marittima, pieve di San Giovanni, Caccia al cinghiale. Di LepoRello – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=22495678

L’architrave del portale sul lato sinistro raffigura inoltre una scena di caccia al cinghiale, forse il cinghiale calidonio, simboleggiante anch’essa la vittoria di Cristo e dei suoi fedeli sul demonio. Il cinghiale calidonio era una bestia mostruosa alla caccia della quale scesero in campo ben 50 eroi, compresa un’eroina, Atalanta, che fu la prima a ferirlo.

Il mostruoso, anche quello di matrice pagana, viene infatti recuperato in chiave morale e spirituale nel cristianesimo medievale, ad indicare ciò che si oppone al Bene.

A questo punto, essendoci incontrati con due fra gli animali più rappresentati nel Medioevo cristiano, il leone e il drago, iniziamo a parlare del drago.

Il bestiario dell’antichità: draghi di tutti i tipi

Draghi di tutti i tipi
Drago di Friedrich-Johann-Justin-Bertuch, 1806 – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=23651242

L’archetipo del drago, tra le varie specie di mostri mitologici, è il più frequente. È presente nella memoria mitica di quasi tutti i popoli della terra, dall’India all’Egitto, dalla Cina alle civiltà precolombiane, dalla Persia alla Britannia, dalle leggende babilonesi a quelle celtiche, dalla Bibbia al cristianesimo medievale.

È sorprendente, infatti, come l’immagine del drago sia diffusa presso i popoli più diversi in tutto il pianeta. Che abbia o non abbia squame o piume, zampe o ali, il drago risulta essere l’animale fantastico più raffigurato dall’umanità. Da dove ha origine questa insistenza?

Questa uniformità nella sua diffusione porta a congetturare diversi generi di spiegazioni. Una ipotesi di ampia plausibilità storica vuole che le leggende sui draghi siano nate dal diffuso ritrovamento di fossili di dinosauro che avrebbero impressionato con la loro grandezza la fantasia degli uomini di diversi luoghi e tempi. Secondo una spiegazione che soddisfa gli amanti dei «misteri», invece, alcuni gruppi di grandi rettili non sarebbero scomparsi 65 milioni di anni fa, ma sarebbero sopravvissuti fino ad epoche relativamente recenti in ambienti particolarmente protetti come i laghi, tanto da poter venire a contatto con i primi uomini; e magari… qualcuno c’è ancora!

Ipotesi

C’è appunto chi pensa che non si tratti di semplice fantasia. «Mentre per animali sicuramente esistiti in Italia, come la lince o il castoro, mancano quasi del tutto testimonianze storiche, per il drago la letteratura è abbondante, segno che qualcosa di concreto probabilmente c’era», ebbe ad affermare l’ambientalista Fulco Pratesi. I trattati di scienze naturali del Cinque – Seicento ne riportano testimonianza, ma a che cosa si potevano riferire? Presumibilmente a rettili viventi di dimensioni inusuali, oltre che ad animali ipotetici la cui esistenza veniva arguita dal ritrovamento di resti fossili di dinosauro o di mammut, quindi di animali giganteschi.

Per gli amanti dei prodigi, invece, si tratterebbe di vere e proprie apparizioni di realtà soprannaturali, diaboliche o benefiche che siano. Per molti studiosi del fenomeno religioso, la menzione dei draghi si spiegherebbe come simbolizzazione di una realtà spirituale (il male) oppure della minaccia del paganesimo, regolarmente sconfitta dal santo di turno. Si tenga però presente che in Cina il drago, aptero cioè animale terrestre privo di ali, è una entità benefica, simbolo di fortuna e di lunga vita.

Draghi di tutti i tipi: draghi e acqua

Infine, una proposta, sulla quale torneremo: visto che la presenza dei draghi, almeno in Europa, è regolarmente legata a corsi d’acqua, paludi, stagni e laghi, non potrebbe esserci, all’origine, il simbolo delle acque contaminate, mefitiche, e dell’atmosfera ammorbata e malarica che minaccia la salute delle popolazioni mietendo sistematicamente vittime? In fondo, il drago è presente in tutto l’immaginario maremmano…

Secondo Mario Sensi, i primi santi sauroctoni, che sauroctoni non sono perché non uccidono il drago ma lo ammansiscono, con il drago domano la natura bonificando paludi e conquistando nuovo spazio al lavoro umano.

Draghi di tutti i tipi: draghi mitologici

Il drago Ladone custodisce i pomi d’oro del giardino delle Esperidi (1880 – 1881). Di Edward Burne-Jones, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30737893

Nella mitologia di Babilonia, la dea Tiamat è raffigurata come un drago marino mentre viene inseguita dal figlio Marduk, il dio civilizzatore, il quale a sua volta viene rappresentato insieme al drago Sirrush che ha sottomesso.

Presso gli antichi greci e romani veniva dato il nome di drago a tutte le specie di grandi serpenti, anche innocui, o ad altri rettili; ma già in Omero compare il drago come animale fantastico. Un drago sorveglia il Vello d’oro, e l’animale è presente in vari miti, come in quello del drago Ladone ucciso da Eracle e assunto poi nella costellazione del Draco, o del drago Pitone ucciso da Apollo.

In Cina, i draghi – in Oriente privi di ali – sono simbolo della famiglia imperiale, e svolgono il ruolo benefico di numi tutelari. Il drago è divenuto quindi una creatura mitico leggendaria presente nell’immaginario collettivo di molte culture, come essere malefico (il drago nella Bibbia simboleggia il male e il diavolo) ma anche come guardiano e difensore di tesori e luoghi magici, e portatore di sapere. Le tipologie, però, sono molto diverse.

Tanti «tipi» diversi

Draghi di tutti i tipi

Nell’America precolombiana il drago, anfittero, ha grandi ali ma è privo di zampe, ed è chiamato «Serpente piumato», perché è appunto ricoperto da piume, conosciuto tra gli aztechi col nome di Quetzalcoatl.

Lindworm. Di Gyrkin – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=63333351

Il drago serpentiforme che invece ha due zampe e nessuna ala, tipico della mitologia norrena, si chiama lindorm o lindworm («serpente costrittore»).

Draghi di tutti i tipi
Drago cinese. Di Herwin.Anggeriana – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=22257583

I draghi provvisti di quattro zampe e due ali sono draghi occidentali, mentre i draghi forniti di quattro zampe ma privi di ali sono draghi orientali. Il drago cinese è un animale colossale con corpo di serpente, zampe di pollo, testa di coccodrillo, baffi simili a quelli del pesce gatto, criniera e corna di cervo, raffigurando così un miscuglio di tutte le specie animali.

Idra. Di SilviaP_Design – https://pixabay.com/en/monster-hydra-mythical-creatures-2255973/ copia archiviata, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=66760298

I draghi con più teste vengono comunemente definiti col nome di «idre».

Draghi di tutti i tipi
Anfisbena

Un drago senza ali né zampe (oppure con due zampe) ma con due teste è chiamato anfisbena.

Knucker. https://www.deviantart.com/prolificpony/art/Brown-Knucker-337831843

Il knucker è un drago d’acqua dagli arti piccoli, che striscia non potendo volare perché le ali sono troppo corte. Il nome sembra derivare dall’antico inglese nicor che significa “mostro d’acqua”. Potrebbe anche essere correlato a Nixie che è una forma di spirito dell’acqua, a Old Nick (eufemismo per il diavolo), o a molti altri termini che designano cavalli d’acqua, sirene e creature acquatiche in genere.

Basilisco. Disegno raccolto da Felix Platter per Historiae animalium

I draghi più piccoli sono chiamati anche basilischi. Hanno corpo affusolato, zampe tozze e una cresta sulla testa. Nonostante arrivino appena ad un metro di lunghezza, col respiro incendiano i campi e avvelenano i ruscelli. Ma l’arma più letale è lo sguardo: basta un’occhiata ad uccidere all’istante. Il sangue del basilisco è così corrosivo da sciogliere spade e armature.

Viverna. Disegno adattato da Delta-9, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2542204

Le viverne hanno due ali che fungono da zampe anteriori quando si trovano a terra, due zampe posteriori ed una lunga coda. Sono molto rappresentate negli stemmi.

E che dire di Nessie?

La famosa foto del mostro, rivelatasi poi un falso, scattata nel 1934 da Robert Kenneth Wilson. È soprannominata la “foto del chirurgo” (Surgeon’s Photograph). Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=1877819

Sì, proprio il mostro di Loch Ness, che ha una storia molto antica. Il mostro di Loch Ness (in gaelico scozzese: Uilebheist Loch Nis), noto anche come Nessie, è una creatura leggendaria che vivrebbe in Scozia, nel Loch Ness. Non esiste alcuna prova della sua esistenza. Alcune foto si sono rivelate false o non sono particolarmente significative dal punto di vista scientifico. Tutti i tentativi di ricerca hanno fallito, ma il fascino della leggenda attira ogni anno circa un milione di turisti sulle sponde del lago.

Un’antica testimonianza

Ecco la relazione che dà il biografo Adomman nella sua Vita Sancti Columbae dell’incontro del santo con il mostro nel fiume Ness (566):

«il santo uomo, udendo queste cose, chiede che qualcuno dei compagni, capace di nuotare, riporti a lui, navigando, la navicella che si trovava sulla riva opposta. Udito quanto chiedeva il santo e lodevole uomo, e incurante di tutto, Lugneo Mocumin sfila la tunica e deposto il vestiario, si mise in acqua. Ma la belva che in precedenza contro la preda si era non tanto saziata quanto eccitata, si nascondeva nelle profondità del fiume e, sentendo l’acqua al di sopra agitata dal nuotatore, emerse all’improvviso e, agile in acqua, si diresse con le fauci spalancate e con un gran ruggito verso l’uomo che nuotava in mezzo al corso d’acqua.

Allora poiché tutti i presenti, tanto stranieri quanto abitanti del posto, erano paralizzati da incontenibile terrore, il santo uomo che vedeva tutto ciò invocò il nome di Dio e, dopo avere tracciato in aria il segno salvifico della croce, comandò alla bestia feroce dicendo: “Non avanzerai più oltre e non toccare quell’uomo; ritorna rapidamente indietro”.

E proprio in quell’istante la bestia, udita questa voce del Santo, come tirata indietro da funi, fuggì spaventata a ritroso con una ritirata ancora più veloce dell’attacco. […] Allora i fratelli vedendo che la bestia era fuggita e il commilitone Lugneo era ritornato illeso e senza danno verso di loro sulla barca, glorificarono Dio con grande ammirazione nel santo uomo. Ma anche i barbari pagani che assistevano al fatto, spinti dalla grandezza di quel miracolo che avevano visto di persona, esaltarono il Dio dei cristiani».

Le ultime ricerche sfatano completamente il mito deludendo i più fantasiosi… un aggiornamento QUI. Non voglio sciuparvi la sorpresa, ma guardate che cosa potrebbe essere il mostro…

(Continua)