
Ci sono tanti pazzi nel mondo, qualcuno anche, pericoloso, sulla ribalta mondiale. Ma la pazzia di Dio è un’altra cosa. Vuol dire essere tanto pazzi per Dio da divenire anche pazzi per gli uomini e per il loro bene. Vuol dire giocare tutta la vita sul bene degli altri. Forse, il più famoso pazzo di Dio è S. Francesco d’Assisi. Ma tanti altri ce ne sono nella storia: uno molto vicino a noi, tanto vicino da averlo visto di persona, è don Oreste Benzi di Rimini.
Don Oreste Benzi a Piombino

Il 2025 è l’anno del centenario della nascita di don Oreste Benzi, prete degli ultimi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, che papa Francesco ha ribattezzato l’Opera di don Benzi. Il Centenario della nascita di questa persona straordinaria sotto la sua ordinarietà viene celebrato in diverse parti del mondo con l’aiuto di una mostra itinerante. Il suo senso non è celebrare una persona che non c’è più, ma raccogliere la sua eredità per proseguire sulle linee da lui tracciate.

Don Oreste Benzi in persona venne nel settembre 2001 a parlare all’Immacolata di Piombino, nell’ambito del centenario della nascita della chiesa francescana nella città dell’acciaio, allora in forte crisi sociale per le pessime condizioni di vita degli operai. Vi fu un frate francescano, padre Giustino Senni, che dette tutta la sua vita per alleviare le sofferenze di queste famiglie, trovare loro il sostentamento, educare i loro figli. La sua memoria vive ancora, a quasi cento anni dalla scomparsa. Don Benzi venne a Piombino, e parlò dall’ambone dell’Immacolata, per far conoscere la sua esperienza con le nuove povertà.

Parlò in una chiesa strapiena dallo stesso ambone da cui Marzio Gavioli, responsabile regionale dell’Associazione, ha parlato in questi giorni di lui…
Il prete dalla tonaca lisa

Vecchio sottanone sbilenco, palandrana sgonnellante, rosario in mano, don Oreste Benzi sfidando le convenzioni si presentava di notte sulla strada per strappare le prostitute alla tratta che le aveva portate sul marciapiede. Ma non era stato questo il suo primo obiettivo di aiuto fraterno: la prima idea era stata quella di riportare gli handicappati (allora si chiamavano così) alla vita di famiglia, ridare relazioni. Nascono così, in tutta Italia, le Case famiglia in cui i soggetti deboli della società tornano ad assumere dignità e valore.
Don Oreste Benzi fonda comunità terapeutiche per i tossicodipendenti, in cui sono inseriti anche disabili che con la loro innata fraternità li aiutano nella riabilitazione. Le Case famiglia si sviluppano così come multiutenze che danno ristoro a più tipi di svantaggi sociali, dai minori in affido ai disabili, dagli ex tossicodipendenti alle madri con bambini: nascono strutture familiari che vengono riconosciute e autorizzate dalla Regione Toscana. E non basta ospitare, dice don Benzi: occorre anche impegnarsi per togliere le cause del disagio…
Poi viene l’aiuto alle popolazioni Rom, e infine il rapporto con il carcere, dove, diceva don Benzi, la pena deve essere certa ma contribuire alla rieducazione. Si pensi che in Italia oltre il 70% dei carcerati ha una recidiva, mentre per i carcerati delle Comunità Papa Giovanni la recidiva crolla al 15% dei casi! E si pensi che un carcerato costa allo stato 100 euro al giorno, ma alla Comunità Papa Giovanni che li ospita non spetta un solo centesimo… Nascono anche le Cooperative di lavoro della Papa Giovanni, una ventina in Italia, comprendenti anche persone svantaggiate che danno il ritmo agli altri.
I membri dell’Associazione sono 2000 nel mondo, con 600 realtà che includono 26000 persone e ne mettono a tavola 41000.
Don Oreste Benzi a catechismo

Con l’aiuto di Daniela, moglie di Marzio, anche i bambini del catechismo hanno potuto fare un interessante lavoro di approfondimento della figura di don Oreste Benzi e della sua opera. Questo cartellone, realizzato non in solitaria ma in collaborazione fra quattro gruppi, lo dimostra.
(Continua)