Persone da ricordare

Un piccolo grande uomo: Don Enzo Greco

Persone da ricordare: don Enzo Greco di Follonica
Don Enzo nel suo studio

Persone da ricordare: don Enzo Greco. Ma tutto voglio tranne che scrivere un pezzo agiografico o un panegirico, che a don Enzo non piacerebbe affatto. È scomparso il 14 gennaio di 9 anni fa, a soli 63 anni, don Enzo Greco. Era vicario generale della diocesi di Massa Marittima – Piombino e docente alla scuola di teologia. Così la sua comunità di San Leopoldo a Follonica registrò l’ultimo ricordo di lui:

«Il sabato 12 gennaio celebrò la Santa Messa vespertina della solennità del Battesimo di Gesù, fece una breve esortazione a riconsiderare e vivere con più coscienza il nostro battesimo: fu la sua ultima Messa. Incredibile! Dopo non volle mancare alla cena conviviale degli operatori del Carnevale del Rione Chiesa, era ormai prossima la manifestazione 2013; espressione, anche questa, sostenuta e incoraggiata per favorire aggregazione e serena fraternità per le famiglie del territorio e della intera popolazione; quindi uno strumento di evangelizzazione a partire dalla vita, dal quotidiano che ricerca momenti di sana allegria e distensione. Quello fu l’ultimo giorno in cui lo vedemmo vivo fra noi. Il giorno seguente, la domenica 13 gennaio stava male, aveva la febbre e quindi non poté celebrare le Messe: noi pensavamo, come era successo altre volte, che si trattasse d’influenza ma quella volta non fu influenza….».

Io invece non posso dimenticare l’ultimo incontro avuto con lui quando al termine delle lezioni del primo semestre, il venerdì prima del Natale 2012, mentre la macchina lo aspettava (non guidava, lui),  si attardò con un gruppetto di noi della scuola di teologia, dilungandosi nel raccontare la propria vocazione, in una sorta di canto del cigno del proprio sacerdozio. Raccontava che aveva deciso di farsi prete a dieci anni dietro le parole di suo padre. Questi era un onesto anticlericale il quale gli aveva spiegato che c’erano preti che si mettevano dalla parte dei padroni; ma c’erano anche preti – ne aveva conosciuti – che stavano con la povera gente; e il bambino Enzo Greco aveva pensato «io voglio essere un prete di questi», e poi l’aveva detto, e l’aveva fatto.

Con toni un po’ ironici e un po’ commossi, aveva ricordato insieme la propria vocazione e la figura del padre la cui morte, accompagnata per sua spontanea richiesta dai sacramenti, aveva molti anni dopo, per così dire, suggellato la vocazione del figlio. In seguito ho pensato che avesse voluto lasciarci, istintivamente, una sorta di testamento spirituale.

Insieme a lui ricordo il vescovo mons. Lorenzo Vivaldo, padre Fiorenzo Locatelli, don Mario Marcolini, don Maurilio Carrucola; tutte figure che in qualche modo, con ruoli diversi, con stili diversi, con personalità profondamente diverse, hanno attuato la Chiesa conciliare nelle nostre comunità. Ho menzionato solo pochi nomi, altri ne potrei ricordare, anche di sacerdoti più anziani.

Quanto a don Enzo, non con accenti retorici, che a lui non piacerebbero affatto, ma con toni concreti, voglio ricordare il suo servizio instancabile alla diocesi; un servizio che lo ha logorato totalmente al di là di quanto le forze fisiche gli avrebbero consentito. Voglio ricordare il suo rapporto dialogico con la società civile e con la cittadinanza che lo ha fatto stimare ed amare anche in ambienti normalmente refrattari alla parola cristiana; il suo investire nei giovani a partire dagli inizi del suo sacerdozio, quando mons. Vivaldo lo incaricò del coordinamento dei gruppi giovanili in diocesi in un tempo in cui essere giovani significava assumersi impegni; la sua competenza catechistica, che ne faceva un apprezzato docente per le nostre scuole…

… e basta, perché altrimenti il mio diverrebbe un panegirico, e questo a don Enzo, anti-retorico per eccellenza, non piacerebbe affatto. Piccolo grande uomo, don Enzo Greco resta una figura indimenticabile, che ha lasciato un vuoto tuttora difficilmente colmabile, nella sua diocesi, nella sua città.

Don Enzo Greco. Una breve biografia

Don Enzo Greco era nato a Grosseto il 14 agosto 1950. Entrato nel Seminario Minore di Massa a 10 anni, aveva completato gli studi in teologia nel Pontificio Seminario Regionale di Siena. Era stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1974, dal vescovo Lorenzo Vivaldo, nella chiesa di San Leopoldo a Follonica; la chiesa della quale è stato poi parroco a partire dal 4 luglio 1981. Aveva insegnato religione nel liceo classico di Massa Marittima ed era stato coordinatore della pastorale giovanile e vice-rettore del Seminario di Massa Marittima. Don Enzo dal 1991 al 1998 ha ricoperto l’incarico di Vicario Episcopale per la vita consacrata; dal 1988 l’incarico di Assistente diocesano dell’Azione Cattolica. Dal 2000 era Vicario Generale della diocesi.

Don Enzo Greco. Il ricordo del sindaco

Persone da ricordare: don Enzo ad una celebrazione cittadina
Don Enzo ad una celebrazione cittadina

Così lo ricordò, all’epoca, il sindaco di Follonica Eleonora Baldi:

«Don Enzo non era  solo un parroco ma un figlio di Follonica, un uomo che fin da quanto era ragazzo era predestinato all’impegno pubblico e religioso. E lui ha seguito la sua strada  nel modo più completo, rimanendo  uomo di fede tra i suoi concittadini, impegnandosi nel sociale, nella cultura, insieme alla sua missione teologica educativa e formativa. Lui era sempre presente:  sempre presente agli inviti delle Istituzioni, sempre presente alle sollecitazioni della città, sempre presente per lanciare idee e attuare momenti di confronto e scambio con i cittadini, religiosi e non, cattolici e non. Molto impegnato come  parroco e come Vicario della diocesi, era un grande comunicatore e sapeva trasmettere in modo comprensibile e a tutti anche  concetti di grande spessore culturale e teologico.

Don Enzo rappresentava anche la continuità con la vecchia Follonica, con la parrocchia di San Leopoldo e il suo parroco don Ugo, intorno al quale si era formato e aveva iniziato il suo percorso. La città lo ricorderà con quella sua semplicità, con quel suo modo garbato, con quel suo “gruppo di ragazzi” che insegnavano catechismo all’asilo delle suore, suonavano la chitarra in chiesa e cantavano canti  nuovi gioiosi: quei ragazzi che adesso hanno i figli e qualche volta i nipoti a fare quel catechismo che don Enzo ha svolto per anni. Follonica è stata privilegiata  ad averlo  avuto come parroco e tutti noi ad averlo avuto come compagno di viaggio: un uomo di fede sempre attento alla  sua Follonica, ai  suoi concittadini e alle Istituzioni».

Quale Dio cerchi in chiesa?

Un’omelia di don Enzo: Natale 2012, Messa della Notte

Ognuno di noi ha idee molto diverse di Dio, poiché nella nostra cultura contemporanea ci sono varie idee di Dio: Dio è un principio, Dio è l’energia; poi ci sono delle concezioni di Dio che sono prese in prestito da altre religioni: Dio è diluito nel tutto cioè nel mondo, nella realtà nel suo complesso, nel cosmo, un Dio quindi spersonalizzato che non è persona ma vive completamente spezzettato nella realtà. Tu che sei in chiesa stasera, quale Dio hai in testa? Alcuni possono rispondere: «Tutte le religioni credono in Dio». Sì, ma quale Dio?

Io non ci sto a credere in un Dio qualunque, la mia ragione pretende delle credenziali su Dio. Se a Dio devo il senso della mia vita, il senso della mia esistenza, allora mi chiedo: «Quale Dio?». Non voglio che mi si spacci una falsa immagine di Dio. Dio per noi cristiani ha una immagine, ha una icona, così la definisce S. Paolo nella lettera agli Efesini, ha una icona ben identificabile: non è qualcosa, è “Qualcuno”, è “Persona” e noi sappiamo che cosa vuol dire essere persona.

Quando dico “Qualcuno” dico un essere intelligente, che ha la volontà, che ha la capacità di decidere, un essere perfetto e, perciò, Dio. Ma se questo Dio fosse rimasto in cielo mi toccherebbe alzare gli occhi, guardare il cielo e cercare da lui un segno. Di segni, in verità, ce ne ha forniti già abbastanza.

Ci sono i segni della creazione: basta guardare la bellezza della natura con gli occhi dei poeti, ma anche con gli occhi degli scienziati; vedere il micro e il macrocosmo è già un messaggio potente, è un segno della potenza di Dio. Ma c’è un Dio che è sceso dalle stelle, ed è questa la rivoluzione del Natale: «Tu scendi dalle stelle o Dio del cielo» e questo Dio si chiama, ve lo pronuncio nel dolce nome ebraico, Yeshu’a, Gesù, che vuole dire «il Dio che salva»: è un uomo come me, come te, come tutti noi.

Pensate, stanotte contempliamo un bambino: Che cosa c’è di più tenero di un bambino? Che cosa c’è di più impotente di un bambino? Eppure è Dio! Il Vangelo di Matteo lo chiama l’Em-manuel: «il Dio che rimane con noi», un altro nome ebraico di Gesù. Quindi Dio è con noi: Dio ha scelto questo tipo di politica, mi si passi il termine, di non restare in cielo, ma di condividere la mia storia, la storia degli uomini fino alla morte, fino alla morte in croce.

Pensate che tocco bellissimo ha il Vangelo di Luca: c’è un versetto in cui dice che Maria, la madre di Gesù, diede alla luce il suo primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia. A quei tempi i bambini appena nati si fasciavano e così è stato anche da noi fino agli anni ’60 del secolo scorso; ma che cosa vuole dire questo?

Bisogna andare al testo originale in greco e sapete che cosa si scopre? Queste fasce sono anche le fasce del morto. Com’è che un bambino viene fasciato come un morto? Perché l’evangelista Luca ci vuole dire che questo Gesù che è nato, è anche colui che ha una traiettoria che lo condurrà verso la morte in croce. L’evangelista Luca gioca su questo termine “fasce”: è lo stesso termine che viene usato per le fasce che troveranno i discepoli di Gesù, piegate da una parte, nella tomba vuota, perché Gesù non è più il morto, ma è il vivente, il Risorto. E in questa storia di Gesù noi troviamo anche la nostra storia: è questo il Buon Natale! Allora, che cosa bisogna fare?

Carissimi, bisogna leggere il Vangelo, bisogna leggere la storia di Dio. È incredibile! Un Dio che è storia, che ha una storia durata trenta tre anni, una storia in cui ha assunto una umanità vera; per questo non mi sento lontano da Dio; Dio è vicino, Dio sta nella mia pelle, Dio ha vestito la mia pelle, ha voluto provare il duro mestiere di uomo. Egli si è calato nella storia, assumendo una vera umanità. Questo noi lo professiamo nel Credo: Cristo vero Dio e vero Uomo.

È veramente scandaloso trovare in un bambino il vero Dio! I cercatori di Dio è lì che lo trovano, tu lo trovi nella sua storia che sembra la storia di un qualsiasi uomo, di un qualsiasi beduino del deserto. Duemila anni fa quella storia ha attraversato una geografia precisa, dei luoghi precisi, ha calpestato la terra della Palestina. Chi è stato in Palestina ha sentito gli odori, ha visto i luoghi, ha calpestato le pietre dove Gesù, il Dio fatto uomo, ha fatto la storia, il Dio che è sceso dalle stelle.

Allora noi abbiamo fiducia in un Dio così: ci sto, Dio è con me! Dio è l’Emmanuele, il Dio con noi. È un Dio che non abita da qualche parte, ma è dentro, non è “aut”, è “in”: è dentro! Lui mi capisce, Lui ha vissuto i miei drammi, le mie storie; non ha peccato, ma capisce il mio peccato perché se lo è caricato su di sé; ha fatto in modo che fosse anche suo: Lui ha condiviso in qualche modo i miei errori, il mio peccato, la mia realtà. E allora leggi il Vangelo! Ma non lo leggere da solo perché forse non lo capiresti; leggilo con la tua comunità parrocchiale, leggilo con la Chiesa! È semplicissimo: lì, nel Vangelo che è lo specchio della Verità, trovi le risposte, trovi la verità della vita.

Molti, soprattutto i giovani, dicono: “Ma come si fa a credere in una Chiesa che, come il mondo della politica, è attraversata da corruzione e contraddizioni?”. Si dice di tutto e di più della Chiesa, ma perché la Chiesa è così? È semplicissimo: la Chiesa ha un grande specchio e questo è il Vangelo; quando la Chiesa, che è fatta di uomini e di donne come tutti noi, chi più in alto con grandi responsabilità e chi più in basso, non si specchia nel Vangelo, allora contraddice il Vangelo e dà una contro-testimonianza. Ma tu, il tuo Gesù non lo abbandonare mai: Gesù è la verità di Dio, Gesù è il Dio fatto uomo, il Dio in fasce. E come ha scelto la sua Chiesa? Non ha scelto dei puri, ma ha scelto degli uomini comuni: i dodici discepoli e tutti coloro che sono seguiti in duemila anni di storia.

Se Dio è nato in una stalla come uomo e nasce ancora oggi nelle mani di un sacerdote, magari indegno, quando consacra, se vive in una Chiesa che predica Gesù e non lo segue, vuol dire che il Dio nostro, il Dio di Gesù, non è aristocratico, non è il Dio dei puri, ma dei peccatori, è come il medico, viene per gli ammalati, non per i sani. Chi si sente sano non venga in chiesa; chi si sente peccatore, bisognoso di parole di vita eterna, bisognoso di salvezza, venga in chiesa. La Chiesa è questa realtà: santa e peccatrice per cui il Dio fatto uomo si è messo dentro questa storia ed è stato fedele fino in fondo.

La Chiesa che intende escludere i non puri a favore dei puri, è una Chiesa esclusiva e non inclusiva proprio perché Dio oggi è nato come uomo, in una stalla in compagnia degli animali, ossequiato e omaggiato dai pastori che a quei tempi erano persone poco raccomandabili, briganti adusi all’omicidio e ai rapimenti, i famosi pastori di Betlemme di cui avevano paura anche i soldati romani. Vorrei darvi, concludendo, questa lieta notizia: in alto i nostri cuori, il Signore Gesù è il Dio con noi, non guardare in cielo, guarda nel presepe, guarda nel tuo cuore, guarda nel Vangelo, guarda nella tua esperienza umana, incontrerai Gesù, il Dio amico e compagno della tua esistenza che vuole portarti per mano verso la luce del bene.