Ricordiamo don Enzo: sono già dieci anni che ci ha lasciati su questa terra. Don Enzo Greco, vicario generale della diocesi di Massa Marittima – Piombino e docente alla scuola di teologia, è scomparso il 14 gennaio di 10 anni fa, a soli 63 anni. Così la sua comunità di San Leopoldo a Follonica registrò l’ultimo ricordo di lui:
«Il sabato 12 gennaio celebrò la Santa Messa vespertina della solennità del Battesimo di Gesù, fece una breve esortazione a riconsiderare e vivere con più coscienza il nostro battesimo: fu la sua ultima Messa. Incredibile! Dopo non volle mancare alla cena conviviale degli operatori del Carnevale del Rione Chiesa, era ormai prossima la manifestazione 2013; espressione, anche questa, sostenuta e incoraggiata per favorire aggregazione e serena fraternità per le famiglie del territorio e della intera popolazione; quindi uno strumento di evangelizzazione a partire dalla vita, dal quotidiano che ricerca momenti di sana allegria e distensione. Quello fu l’ultimo giorno in cui lo vedemmo vivo fra noi. Il giorno seguente, la domenica 13 gennaio stava male, aveva la febbre e quindi non poté celebrare le Messe: noi pensavamo, come era successo altre volte, che si trattasse d’influenza ma quella volta non fu influenza….».
Una vocazione precoce
Enzo Greco era nato il 14 agosto 1950, ma ben presto era nata in lui una particolare vocazione. «A me Dio mi ha preso da piccino», ripeteva spesso da adulto parlando della sua precoce vocazione sacerdotale.
All’età di cinque anni, mentre guardava l’altare, era rimasto colpito da uno stuolo di ragazzetti poco più grandi di lui che servivano la messa. Fu suo padre, Francesco, che si accorse del suo interessamento e una volta terminata la celebrazione andò da don Ugo Salti a chiedere se poteva prendere anche suo figlio; fu così che il piccolo Enzo iniziò a fare il chierichetto. La gioia e l’entusiasmo di questo bambino erano così grandi che ogni mattina, senza mai saltarne una, alle 6.45 si recava in chiesa di corsa; subito dopo aver servito la messa andava a comprarsi la colazione alla bottega di alimentari e poi subito a scuola.
A 10 anni decide di entrare in seminario a Massa Marittima, per poi proseguire gli studi a Siena.
In seminario
Scriveva, ancora ginnasiale, sedicenne, riflettendo sulla propria vita:
«Il sacerdozio per me è una ganzissima cosa, è la donazione più completa di se stessi agli altri; è l’amore più completo nel vero senso della parola, è la cosa più impegnativa che ci sia, la più dinamica, la più attuale, la più generosa, la più giovanile. È realizzare un Cristo moderno nella società moderna, è un rendersi disponibile agli altri, servo degli altri, amico degli altri.
A me piace un sacerdozio moderno, attuale, perché non è un distacco dal mondo come faceva o fa il sacerdote arretrato, il quale ha paura del mondo per le sue miserie da cui vuole preservarsi, ma anzi il sacerdozio è un inserimento nella società moderna, calcolarne i valori, seguire l’andamento dei tempi e restare sempre moderno e attuale. Non bisogna condannare le miserie grosse e piccole del mondo, ma si deve averne pietà e riconoscere nelle altrui miserie le proprie.
Un servizio a tutto tondo
Per questo oggi, il sacerdote veramente tale deve sentirsi il più inserito nella società e il più disponibile e il più servo di tutti; non come prima il più distaccato e sempre in atteggiamento di predica vivente. Oggi il prete deve essere un amico sincero, affettuoso, che si mostri umano verso la gente, che abbia parole di sincera amicizia sulle labbra e che la sua predica non sia una cosa che non mette in pratica. Per il mondo di oggi ci vogliono fatti e non parole; bisogna distruggere quel brutto detto: “fai quel che dice il prete, ma non fare quel che egli fa”. Quindi se il prete oggi deve essere l’amico, la sua migliore predica sarà l’esempio. Egli essendo un amico sincero e affettuoso e per di più amico intimo con Cristo, porta il più grande messaggio di amicizia per gli uomini».
Un prete fra la gente
Tutta la sua non lunga ma intensa vita è stata improntata a quel primo entusiasmo giovanile, sempre mantenuto, mai diminuito. In ogni momento, don Enzo ha incarnato il suo programma di prete fra la gente, innamorato di Cristo e dell’uomo. Infatti ribadiva:
«È veramente una ganzata fare il prete! È ganzo nell’apostolato il poter trattare con i giovani, aiutarli a risolvere i loro problemi, organizzare tra loro gruppi, praticando sport con loro, parlare loro di Cristo in un altro linguaggio; presentare loro questa figura non più come una figura fiabesca che potrebbe interessare soltanto i bambini, ma una figura palpitante, giovanile, simpatica che sappia dare loro la felicità, far vedere il cristianesimo sotto un altro aspetto e cioè più moderno e attuale. Facendo vedere il sacerdote non uno tutto immerso nelle estasi, ma che prima sia uomo con una sua personalità e non una predica vivente pronto a scandalizzarsi per niente, ma che sia un uomo come gli altri, che soltanto ha scelto di spendere la sua vita in un ideale più forte, che ha dato tutto il suo cuore di uomo sensibile, come ogni altro, ad un simpaticissimo amico: Gesù Cristo».
La sua vita si è sempre mantenuta così. Di sacerdoti come lui abbiamo sempre maggior bisogno.
Una Santa Messa sarà celebrata per lui sabato 14 gennaio p.v. alle ore 18 nella chiesa di San Leopoldo a Follonica.