Don Pierluigi Castelli uomo del Concilio

Le foto sono di Marco Novara

80 anni ben portati, ma ci sono, anche se non sembrano pesare. Il 9 giugno don Pierluigi Castelli, storico parroco di Sant’Antimo in Piombino, ha compiuto le sue prime 80 primavere ed ha voltato pagina. Ha voluto salutare la comunità parrocchiale e cittadina con una Messa di commiato, perché a norma di un recente decreto vescovile ha rassegnato, per età, le proprie dimissioni. Lo ha fatto con emozione ma anche con serenità e senza rammarico, per trasferirsi l’indomani nella casa dei suoi genitori a Portoferraio, in una sorta di ritorno alle origini. 80 anni sono tanti, e sono tanti anche i 44 anni trascorsi a Piombino come parroco della concattedrale, gli ultimi 29 sommati anche agli anni di ministero di parroco a Populonia.

La celebrazione

Don Pierluigi con il sindaco Francesco Ferrari

Chiesa piena, perciò, e tanta commozione, da parte di don Pierluigi e da parte dei presenti. C’è anche il sindaco Francesco Ferrari, che porta il saluto e il rigraziamento di tutta la città per quello che don Pierluigi ha fatto per la vita cittadina, come tramite di unità e come testimonianza di vicinanza e presenza della Chiesa ai disagi della cittadinanza oltre che nel mondo della cultura. Sicuramente, una testimonianza che ha lasciato il segno, più di quanto lo faccia supporre lo stile pacato e riservato che lo ha sempre caratterizzato.

Prima della benedizione, don Pierluigi, più volte applaudito durante l’omelia, ci lascia due icone bibliche: l’immagine della Sala superiore, dove fu celebrata la prima Eucaristia e da cui si può avere uno sguardo più profondo sulla realtà; l’immagine degli uomini della Via, come gli Atti degli Apostoli chiamano i seguaci del Vangelo: coloro che guardano avanti, camminando verso il futuro.

L’avventura di un portoferraiese

Doveva fare la Prima Comunione il 29 aprile, festa di San Cristino patrono di Portoferraio, ma il piccolo Pierluigi era a letto con il morbillo, per cui il rito per lui fu rimandato all’8 maggio… e guarda un po’, l’8 maggio è la festa di Santa Anastasia patrona di Piombino, celebrata con solennità nella chiesa di Sant’Antimo. Quasi un segno premonitore o profetico di quella che sarebbe stata  l’avventura ecclesiale di don Pierluigi Castelli: un bambino portoferraiese che sentì una chiamata particolare del Signore a servire la Chiesa senza riserve.

La sua disponibilità al servizio lo condusse dalla natia isola d’Elba alla chiesa della Misericordia di Piombino, poi nel 1969 alla parrocchia del Cotone, infine a quella di Sant’Antimo, dove don Pierluigi ha svolto il suo ministero per 44 anni, con l’aggiunta di Populonia negli ultimi 29. Le due chiese più antiche del comune di Piombino: la prima concattedrale, la seconda addirittura prima sede vescovile della diocesi.

Il 24 giugno 1967, don Pierluigi veniva consacrato sacerdote, l’unico ordinato in questa diocesi da mons. Ablondi che per pochi anni, come amministratore apostolico, resse Massa Marittima e Populonia (si chiamava così, allora), interludio fra l’episcopato di mons. Baldini (1933-1966) e quello di mons. Vivaldo (1970-1990). Pochi anni, ma non anni da poco, perché erano proprio gli anni del post Concilio, e le diocesi erano un crogiuolo di rinnovamento pastorale.

Lo stile sinodale

I seminaristi che si stavano formando in quel periodo, e i sacerdoti che seppero cogliere lo spirito del Concilio, costituirono a partire da quegli anni un clero fortemente improntato all’apertura e al dialogo, allo spirito di una Chiesa in uscita, per usare un’espressione che a quell’epoca sarebbe suonata anacronistica dato che a parlarne sarà, cinquanta anni dopo, il primo papa di nome Francesco. Ma lo spirito era già questo, lo stile sinodale: ascolto, condivisione e aiuto fraterno, riconoscimento della dignità battesimale dei laici, senza per questo sminuire uno iota o un apice dell’autentica dottrina cattolica. Furono anni straordinari a Livorno da cui provenivo, ma con una felice sorpresa ritrovai quello stesso clima nella parrocchia dell’Immacolata e nell’episcopato di mons. Vivaldo.

Per quanto riguarda i frati della parrocchia dell’Immacolata, vedere QUI e QUI.

Le iniziative di formazione

A quell’epoca conoscevo don Pierluigi solo di vista; ebbi modo in seguito di farne una conoscenza più ravvicinata, nelle attività di formazione che la diocesi stava allora promuovendo. Ricordo in particolare le stimolanti visite pastorali di mons. Vivaldo, che riuscivano in qualche modo a raccogliere in unità il Vicariato; il frequentatissimo corso triennale per operatori pastorali organizzato da don Mario Marcolini per l’Elba e per il continente; il lavoro della Commissione diocesana della Dottrina della fede, quando avevo ereditato da don Mario il mandato dell’Ufficio Catechistico; infine, il felice periodo (venti anni) della Scuola di Teologia. Non posso raccontare l’azione pastorale di don Pierluigi come parroco, perché non ne ho l’esperienza diretta, ma posso esprimere il mio apprezzamento per tutto il resto.

Don Pierluigi Castelli docente

Sul versante dello studio e della docenza: uomo di solida cultura, docente innamorato di Nostro Signore, ha mostrato un amore che traspariva chiaramente nelle materie insegnate con precisione, chiarezza, profondità e spessore, senza sbavature e senza derive teologiche (Cristologia, Trinitaria, Mariologia, Patrologia).

Sul versante personale: uomo autentico, sincero, moralmente ed intellettualmente onesto, intelligente, di vita povera, e senza paura perché in pace con la propria coscienza, ha investito tutto se stesso nel servizio del Signore, della Chiesa, degli altri.

Qualche difetto? Beh… non sarebbe umano se non ne avesse. È anche troppo facile imputargli un’apparenza di scarso dinamismo che fa parte del suo temperamento, credo, ma che non è apatia né indifferenza né trascuratezza. Gli si deve anche riconoscere un carattere riservato, forse timido, ampiamente riscattato da un mordace senso dell’umorismo. E humour a casa mia vuol dire intelligenza, ne sono sempre più convinta. I tetragoni, le teste quadrate, non sanno ridere, tutt’al più sghignazzano ma non colgono l’ironia delle parole, la comicità delle situazioni. Non dimentichiamo che il ridere è un’azione divina… perché il popolo di Dio nasce dalla Sua risata (Isacco vuol dire “Egli rideva”, o “Egli riderà”), ed anche Dio, in fondo, “gioca con il Leviatan” (se non ci credete, andate a leggere Salmo 104,26).

L’eredità del Concilio

Rimpianti? Sì. Si invecchia in tanti modi diversi… Don Pierluigi porta benissimo i suoi ottanta anni ed avrebbe potuto continuare il proprio servizio utilmente per tutti. Impregnato com’è di spirito conciliare, si è speso fino all’ultimo, nel cammino sinodale voluto da papa Francesco, con tutti i mezzi che un parroco ha a sua disposizione. Non riesco a pensarlo se non nel contesto del suo impegno ministeriale di sacerdote della generazione del Concilio: la generazione dell’ascolto, del dialogo, della sinodalità, del recupero della dignità battesimale di tutti. Una generazione che si sta fisiologicamente assottigliando ma che spero riesca a lasciare le proprie consegne ai giovani. Lo sta facendo papa Francesco, che è il primo papa – da Giovanni XIII in poi – a non aver partecipato al Concilio (Ratzinger, allora giovane, partecipò da esperto, gli altri da papi o da vescovi) ma che agisce in pieno spirito conciliare. C’è speranza.