La Domenica Laetare

Domenica Laetare
Immagine da me realizzata con AI tramite https://creator.nightcafe.studio/studio

La “Domenica Laetare” è, nella Chiesa cattolica e altre chiese di tradizione latina come la Chiesa anglicana, la quarta domenica di Quaresima.

Deriva il nome dall’antifona d’ingresso della messa del giorno:
«Lætare Jerusalem: et conventum facite omnes qui diligitis eam: gaudete cum lætitia, qui in tristitia fuistis: ut exsultetis, et satiemini ab uberibus consolationis vestræ».

«Rallégrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione».

La frase, ispirata a Isaia 66,10 s., invita a gioire per la salvezza che presto verrà con la Pasqua del Signore, e a stemperare l’austerità dell’impegno quaresimale, giunto ormai a metà del suo cammino. Perciò nella liturgia si adottano i paramenti rosacei, si adorna l’altare di fiori e si può usare l’organo anche quando non deve sostenere il canto.

Il senso della Domenica Laetare

Di tutto questo spiegava bene il senso uno dei precursori della riforma liturgica, dom  Prosper Guéranger (1805-1875):

«Manifestando oggi la Chiesa la sua allegrezza nella Liturgia, vuole felicitarsi dello zelo dei suoi figli; avendo essi già percorso la metà della santa Quaresima, vuole stimolare il loro ardore a proseguire fino alla fine» (L’Anno liturgico).

Ne parla papa Francesco…

Papa Francesco ricordava nell’Angelus dell’11 marzo 2018:

«Quando ritroviamo il coraggio di riconoscerci per quello che siamo – ci vuole coraggio per questo! -, ci accorgiamo di essere persone chiamate a fare i conti con la nostra fragilità e i nostri limiti. Allora può capitare di essere presi dall’angoscia, dall’inquietudine per il domani, dalla paura della malattia e della morte. Questo spiega perché tante persone, cercando una via d’uscita, imboccano a volte pericolose scorciatoie come ad esempio il tunnel della droga o quello delle superstizioni o di rovinosi rituali di magia. È bene conoscere i propri limiti, le proprie fragilità, dobbiamo conoscerle, ma non per disperarci, ma per offrirle al Signore; e Lui ci aiuta nella via della guarigione, ci prende per mano, e mai ci lascia da soli, mai! Dio è con noi e per questo mi “rallegro”, ci “rallegriamo” oggi: “Rallegrati, Gerusalemme”, dice, perché Dio è con noi.

E noi abbiamo la vera e grande speranza in Dio Padre ricco di misericordia, che ci ha donato il suo Figlio per salvarci, e questa è la nostra gioia. Abbiamo anche tante tristezze, ma, quando siamo veri cristiani, c’è quella speranza che è una piccola gioia che cresce e ti dà sicurezza. Noi non dobbiamo scoraggiarci quando vediamo i nostri limiti, i nostri peccati, le nostre debolezze: Dio è lì vicino, Gesù è in croce per guarirci. Questo è l’amore di Dio. Guardare il Crocifisso e dirci dentro: “Dio mi ama”. È vero, ci sono questi limiti, queste debolezze, questi peccati, ma Lui è più grande dei limiti e delle debolezze e dei peccati. Non dimenticatevi di questo: Dio è più grande delle nostre debolezze, delle nostre infedeltà, dei nostri peccati. E prendiamo il Signore per mano, guardiamo il Crocifisso e andiamo avanti».

Un colore strano

Perciò, se in questa domenica di mezza Quaresima entrate in chiesa e vedete il sacerdote vestito di un colore abbastanza strano o per lo meno inconsueto, il rosa, non vi meravigliate: è perfettamente in tono con il significato della giornata.