Lettura continua della Bibbia. Deuteronomio (cap. 27-28): Benedizioni e maledizioni

Dodecalogo
Geroboamo praticherà l’idolatria nel X secolo a.C.. Storia Biblica, L’Aja, MMW, 10 B 23 165r. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12047607

Si apre qui una terza parte del libro del Deuteronomio, a partire dalle prescrizioni istituzioni cultuali da attuare dopo l’ingresso nella terra di Canaan e da un Dodecalogo che costituisce forse la serie più arcaica di divieti di tutta la Legge.

In questo passo per tre volte un  narratore parla di Mosè in terza persona, mentre da 5,2 l’intero testo si era presentato come un discorso diretto di Mosè.

Un’altra differenza con quanto precede è il fatto che il Deuteronomio proclama ordinamenti generali e perenni, mentre in questo brano si prescrivono istituzioni cultuali uniche (dopo l’ingresso in Canaan:

  • erezione di pietre, con l’iscrizione della Legge, e di un altare sul monte Ebal, presso Sichem, al centro della Palestina, con offerta di olocausti e sacrifici di comunione;
  • proclamazione liturgica di benedizioni e maledizioni, rispettivamente sul monte Garizim da parte delle tribù centro-meridionali e sul monte Ebal da parte delle tribù nord-orientali).

Inoltre, qui si ammette un altro luogo di culto, contro le leggi di centralizzazione. Siamo forse in presenza di un’antica tradizione sichemita pre-deuteronomica.

I veri liturghi del rito di benedizione / maledizione, tramandato in questo testo incompleto, sono i leviti (e non le altre tribù come appare inizialmente forse a ricordo di un altro rito), che proclamano quello che Von Rad chiama il Dodecalogo sichemita, cui le altre tribù rispondono solo “AMEN”.

Cap. 27: Il Dodecalogo

Questo Dodecalogo si può considerare la più antica serie di divieti conservati nell’Antico Testamento, soprattutto per quanto riguarda le proposizioni più concise. Il termine che traduce la parola maledetto (’ARÛR) indica la maledizione che viene da Dio come una potenza distruggitrice di consistenza obiettiva; l’AMEN (certamente) non è una semplice conferma o adesione personale, ma una formula di fede nella volontà di Dio, implicante la disponibilità ad eseguire la condanna contro i trasgressori della legge.

I divieti del Dodecalogo (tutti presenti anche in altri testi) si riferiscono a peccati tipici:

1. costruire immagini ed erigerle
anche segretamente (cfr. Es 20,4)
Contro Dio
2. disonorare i genitori (cfr. Es 21,14)Contro i parenti
3. spostare i confini del prossimo
(esclusivo del Deuteronomio: cfr. 19,17)
4. sviare un cieco (cfr. Lev 19,4)
5. opprimere forestieri, orfani e vedove (cfr. Es 22,20 s.)
Contro la giustizia sociale
6. commettere incesto con la matrigna
(esclusivo del Deuteronomio: 23,1)
7. unirsi a una bestia (cfr. Es 22,18)
8. commettere incesto con la sorella
o la sorellastra (cfr. Lev 18,9)
9. commettere incesto con la suocera (Lev 18,17)
Contro il matrimonio
10. uccidere il prossimo anche in segreto (cfr. Es. 20,13)
11. accettare denaro per condannare a morte un innocente (Es 23,8)
Contro la vita
12. trasgredire questo insegnamento
(norma riassuntiva e generica)
Contro la Legge in genere

Benedizioni e maledizioni: Cap. 28

La sproporzione fra i detti di benedizione (vv. 1-14) e i detti di maledizione (vv. 15-68), e l’asimmetria reciproca (solo i vv. 3-6 hanno perfetta corrispondenza con i vv. 16-19), suggeriscono che questi ultimi siano stati successivamente ampliati in relazione a vicende storiche dolorose come la catastrofe del 587 a.C. Soprattutto il particolare raccapricciante del cannibalismo (vv. 53-57) riflette le reali esperienze riferite in 2 Re 25,1 ss.).