Viaggio nella Bibbia. David: Docilità alla Parola

Docilità alla Parola
Il re David, di Dante Gabriel Rossetti – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94858579

A differenza di Saul, che aveva agito completamente di testa sua, David si consulta con il profeta. Mostra docilità alla parola del profeta, come il profeta è docile alla parola di Dio. Il profeta Natan, che secondo un suo proprio giudizio aveva approvato il progetto, comprende poi, a seguito di rivelazione divina, di dover dissuadere dalla costruzione.

È notevole, in questo testo, la distinzione fra l’opinione personale del profeta Natan e la rivelazione della parola divina che gli viene rivolta. E David lo ascolta, rinunciando all’opera da lui desiderata. Con questo, rinuncia anche al suo bisogno di concretezza, di sicurezze umane. Come nel suo desiderio di far venire vicino a sé l’arca, anche nel desiderio di costruire un tempio si potrebbe ravvisare il bisogno di “possedere” il divino, di delimitarlo, racchiuderlo in uno spazio sempre raggiungibile, a portata di mano. Solo che Dio non si può delimitare…

Dalla casa alla «casata»

Ma se Dio rifiuta il progetto del re, è Lui a donargli qualcosa di ancora più grande: non sarà David a fare qualcosa di grande per Dio, ma sarà Dio a fare qualcosa di ancora più grande per David (7,8-11). Non una casa di muri, ma una casa (casata) di discendenti, fino a colui il cui regno non avrà mai fine. Non è David che può racchiudere Dio in un tempio, ma è Dio che si vuole racchiudere in una alleanza con la Casa di David, una alleanza eterna.

Non è David a muovere la storia di Dio, è Dio che tiene in mano la storia di David e la muove. E il re accetta il futuro di Dio. Accetta la carica di incertezza e di sofferenza che il futuro porta con sé. Ed è da questa sua accettazione che dalla sua casata nascerà il Cristo, il cui regno non avrà mai fine.