
Cari docenti, maestri e professori, preparatevi ad avere in aula… cuccioli di lupo, cane, gatto, e non auguratevi un T-Rex! Estremizzo per ironizzare, naturalmente, ma si stanno concretizzando nelle scuole britanniche casi di pretesa disforia di specie, per cui il bambino non si limita a sentirsi a disagio nel genere che la natura sembra avergli assegnato, ma addirittura non si sente umano, e preferisce identificarsi con un animale: a lui la scelta… lupo, cane, gatto, volpe, pappagallo, ma perché non un dinosauro? E di fronte a queste fantasie la reazione degli educatori che sono loro toccati in sorte qual è? Assecondarle. Guai a dire a questi giovani: Gioca pure con la fantasia, è una cosa bella, ma tu resti umano!
Accade già in Scozia, dove secondo il «Daily Mail» una scuola secondaria, interpretando in tal senso le linee guida scozzesi, Getting It Right For Every Child (Girfec), ha accolto uno studente con pretesa disforia di specie rapportandosi con lui come con un cucciolo di lupo, come egli desidera. Tutto ciò in nome del dovere di «superare le disuguaglianze» (che dovrebbero essere intese fra essere umano ed essere umano, mica fra essere umano ed animale!) e garantire ad ognuno in ogni momento la tutela dei propri diritti, tra cui quelli di essere «trattati con gentilezza, dignità e rispetto». Mi chiedo: cosa deve fornirgli la scuola per venire incontro ai bisogni che sente? Un bagno speciale? Un pasto di carne cruda? La libertà di ululare quando viene interrogato?
Esiste la disforia di specie? No? Inventiamola

Il Daily Mail ha anche intervistato un neuropsicologo, Tommy MacKay, il quale ha affermato che «non esiste una condizione simile nella scienza», mentre il presidente della Campaign for Real Education ed ex consigliere della Policy Unit di Downing Street 10 Christopher McGovern ha spiegato:
«Che ci crediate o no, quello che equivale a uno “status di protezione” è stato ora concesso a uno studente di una scuola secondaria scozzese che si identifica come lupo. Il termine tecnico per questo ultimo esempio di follia educativa è “disforia di specie”. Tra gli educatori di tutto il Regno Unito è di gran moda accogliere e scusare comportamenti cattivi mascherandoli con una terminologia pseudo-medica. Fa parte dell’industria del vittimismo woke, politicamente corretta, che attualmente definisce troppa istruzione. A prescindere dal crollo abissale degli standard educativi della Scozia secondo i test internazionali, ciò che conta è che chiunque si identifichi come lupo o altra creatura debba essere rispettato e protetto».
Disforia di specie. Preparatevi ad avere in aula cuccioli di ogni tipo…

È una notizia vera o è una bufala inventata per montare l’opposizione contro le teorie sulla fluidità di genere? Pare che la notizia risponda a realtà: le testimonianze si moltiplicano e ne parlano anche riviste del settore come la «Tecnica della Scuola» e «Orizzonte Scuola». Il «Telegraph» ha rintracciato in due scuole inglesi un alunno che si identifica come dinosauro e uno studente che preferisce essere un cavallo. Un anno fa è stata messa alla gogna mediatica una studentessa del Rye College nell’East Sussex perché sosteneva che i sessi sono solo due e che era una follia che una sua compagna si identificasse in un gatto. In Scozia, una scuola ha creduto necessario dover smentire l’accusa di aver fornito una lettiera ad una alunna che si ritiene, anche lei, un gatto.

Nel Bedforshire “Kit”, che vuol essere chiamata col pronome “It”, è una ragazza di 16 anni che in aula indossa coda, orecchie da gatto, miagola e a ricreazione fa le fusa strofinandosi ai compagni che le accarezzano la testa e il mento. Dimenticavo: è un gatto maschio. Commenta al Mail la madre di un suo compagno: «È assolutamente ridicolo come la scuola la assecondi e come tutti i ragazzi siano tenuti a rispettare la sua “identità” di gatto maschio, eppure quando chiedi aiuto agli insegnanti per qualcosa come la dislessia di un bambino ci vogliono mesi per arrivare a qualche soluzione».
In Galles un ragazzo ha scelto di essere chiamato con pronomi “catself” e risponde miagolando alle domande. Questo da quando nel Regno Unito i pronomi di genere sono divenuti facoltativi ed ognuno può scegliere di essere identificato con il pronome che più gli piace, maschile, femminile o neutro.
Furries e Therians

È vero che alcuni si immedesimano negli animali ma solo interpretando un gioco di ruolo. Sono i Furries (i Pelosi), persone che si travestono con pellicce (ecologiche) di animali ma non pretendono di essere stabilmente identificati con essi. Diversi sono i Therians, individui che pretendono di essere, in tutto o in parte, animali intrappolati in corpi umani. Dormono in una cuccia, mangiano e bevono dalla ciotola, riportano la palla, a seconda dei casi. A Berlino, qualche tempo fa, presso la stazione di Potsamer Platz, si sono radunate circa mille persone rivendicanti il diritto civile di essere socialmente riconosciute come animali, per lo più cani e gatti. Hanno indossato vestiti e maschere conseguenti alle proprie scelte, abbaiando, ululando, miagolando e ringhiando. Eventi simili, anche se numericamente meno imponenti, si ripetono qua e là, soprattutto in Inghilterra, USA e Giappone.
Una certa Kass Theaz si lamenta: «Mio figlio è un gatto ma il veterinario non l’ha voluto curare, l’ha discriminato». Se il bambino si sente un animale deve essere curato come tale, no? Mica può andare da un pediatra. Un’altra mamma chiede su Reddit se, volendo sua figlia di nove anni essere un animale, deve turbarla e rattristarla convincendola di essere una bambina umana oppure, temendo di ferire i suoi sentimenti, deve accettare che possa “essere tutto ciò che vuole finché è felice”.
Cosa rispondere?

Cosa rispondere? Che è roba da psichiatri, ma non le fantasie dei ragazzi, no: roba da psichiatri sono gli adulti che le sostengono e le rafforzano. Le fantasie infantili non devono essere scambiate per la realtà, ma se lo sono il bambino deve essere aiutato a riconciliarsi con la vita vera e con i problemi veri della vita. Assecondarle significa creare dei veri e propri disadattati in fuga perenne dalla realtà mentre all’inizio si tratta solo di sogni o di fantasmi della mente.
Dopo la disforia di genere che consiste nello scambio o nella fluidità dei sessi, e la presunta disforia di specie che scambia l’uomo con l’animale, adesso manca solo la disforia metafisica, che confonda l’uomo con Dio… anzi, veramente quella c’è già: esiste da sempre nell’uomo la pretesa di scambiare il proprio posto con quello di Dio (vedere Genesi 3), e l’accettazione e convalida di queste follie ne è la prova.