
Nella spiritualità e nella legislazione di Israele, Dio stesso partecipa all’atto caritativo verso i bisognosi, anzi, si identifica con il povero.
Nel Codice dell’alleanza (Esodo 21-23) si riflette l’appassionata supplica fatta dal povero il cui creditore ha preso in pegno i suoi vestiti. Una supplica del tipo: “Per favore, restituiscimi il mio mantello prima che arrivi il freddo pungente della sera! È l’unica copertura che ho; in cosa dormirò?”. Con la particolarità, però, che nella legge di Mosè le parole del sofferente sono state assunte dal Signore ed è il Signore che le pronuncia:
«Se tu presti denaro al mio popolo, al povero in mezzo a te, non comportarti verso di loro come un creditore; non esigere da loro alcun interesse. Se prendi in pegno il vestito del tuo prossimo, glielo devi restituire prima che tramonti il sole; è la sua sola veste, l’unica copertura per la sua pelle. In che altro dormirà? Perciò, se egli grida a me, io gli presterò attenzione, perché sono compassionevole» (Esodo 22,24-26).
Il punto di vista non è quello del creditore che ha diritto alla restituzione di quanto prestato, e neppure quello del legislatore che esige giustizia. Il punto di vista è quello di Dio, il Misericordioso, che adotta la voce dei poveri.
Un concetto simile appare nel Vangelo di Matteo, in cui Gesù dice di se stesso:
«Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”» (Matteo 25,34-36.
Il modo in cui una persona tratta i poveri equivale a trattare Gesù in quel modo:
«E il re risponderà loro: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”» (Matteo 25,40).
Dio si identifica con il povero
Questo concetto non è stato inventato da Gesù, ma nasce dall’affermazione biblica che ogni uomo è creato ad Immagine di Dio, e trova riscontro nell’antica legge israelita. L’identificazione del Signore con i poveri è così stretta che maltrattare qualcuno nel bisogno equivale a offendere Lui stesso.
Nel Codice dell’alleanza, il Signore non interviene normalmente negli affari giudiziari, nelle cause civili. È compito degli Israeliti ristabilire la guistizia. Ma quando si tratta di giustizia sociale, quando si parla di maltrattare i poveri è completamente diverso: privarli dei loro diritti porta ad affrontare Dio in persona. Come afferma anche un altro filone letterario, la sapienza biblica,
«Chi nega il dovuto al povero offende il suo creatore; chi ha pietà del bisognoso lo onora» (Proverbi 14,31).
Poiché il Signore si identifica con il povero, qualsiasi maltrattamento equivale a maltrattare Lui direttamente.