Lettura continua della Bibbia. Giobbe: «Dio non fa attenzione alla preghiera!»

«Dio non si cura della preghiera!»
Giobbe, la moglie e gi amici di William Blake (1785 circa). Di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=68270465

«Dio non si cura della preghiera!». Il grido di Giobbe si fa sempre più acuto man mano che presegue il dialogo con gli amici senza che da parte loro vi sia una reale comprensione del suo dolore.

Secondo intervento di Zofar e risposta di Giobbe: «I malvagi finiscono nel benessere i loro giorni» (20-21)

Il secondo intervento di Zofar si apre con un avvio colmo di rimproveri contro Giobbe (20,2-3). Quest’ultimo “amico” riprende la tesi di Bildad (cap.18) e la rimpingua con altre considerazioni desunte dall’esperienza: effimera è la felicità dell’empio e il suo trionfo è transitorio, presto il peccatore sarà spazzato via e la sua ingiustizia gli procurerà solo sciagura (20,4-23). Il male operato si volgerà in sciagura: Dio riverserà sull’empio malattie, tormenti e gli stessi elementi cosmici, persino cielo e terra combatteranno contro di lui (20,17-29). Zofar non ha applicato direttamente a Giobbe le proprie invettive, ma è chiaro che Giobbe non può non ritenere di essere proprio lui il soggetto della descrizione dell’empio.

Giobbe accetta la tesi di Bildad e Zofar sulla punizione del peccatore. Ma questa è teoria: la pratica è ben diversa. Il malvagio conduce una vita prospera, soddisfacente (21,1-13). Anche se hanno allontanato Dio dallo loro vita, restano impuniti, e muoiono tranquilli,persino ammirati (21,14-34).

Elifaz: Giobbe pensava che Dio non vedesse le sue colpe? (cap. 22)

Elifaz, nel suo terzo e ultimo intervento, rifiuta la sapienza espressa dal discorso precedente di Giobbe (22,2-5) e lo accusa di peccato elencandogli una lista di mancanze contro il prossimo, sempre riproponendo l’equazione dolore = peccato (22,6-9). Forse Giobbe pensava che Dio dall’alto dei cieli non vedesse le sue colpe? (22,10-14) Ma è ancora in tempo a pentirsi e tornare a Dio, riottenendo pace e benedizione (22,21-30).

Giobbe: «Dio non si cura della preghiera» (23-24)

Nella sua risposta, Giobbe sembra tornare sugli argomenti della prima serie di dialoghi, soprattutto per quanto riguarda la richiesta di un processo davanti a Dio, di fronte al quale crede di essere giustificato perché integro nella sua condotta, anche se non si aspetta giustizia (23,1-17).

23,15 «Perciò sono atterrito al suo cospetto,

se ci penso, provo spavento.

16 Dio fa smarrire il mio cuore

e l’Onnipotente mi atterrisce».

Molte sono infatti le ingiustizie perpetrate contro i poveri il cui grido sofferente vanamente sale al cielo (24,1-12):

24,12 «Dalla città sale il gemito dei moribondi

e i feriti chiedono aiuto,

ma Dio non presta attenzione alla preghiera».

È molto amaro il quadro che Giobbe fa della condizione sociale dell’umanità (24,13-25).

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