Dio mette alla prova. Ma come è possibile che Dio volesse mettere alla prova Abramo? Non è l’Onnisciente? Non lo sa, da sempre e per sempre, che cosa c’è nel cuore di ogni persona? Perché infliggere una tortura simile ad un brav’uomo che aveva sempre agito in obbedienza alla divina volontà?
Certo, Abramo è un giusto, ma nella Bibbia essere giusti non significa essere perfetti. Essere giusti significa cercare di mettersi nel giusto rapporto con Dio; e da questo deriverà anche il cercare di mettersi in rapporti di giustizia con gli altri; ma non significa non sbagliare mai, non peccare mai. E Abramo i suoi difetti li ha: non dimostra molto coraggio nell’episodio del rapimento della sposa, anzi… arriva ad addomesticare la verità per salvarsi la vita. Si dimostrerà ingiusto nei confronti della schiava che gli ha dato un figlio, cacciandola dall’accampamento insieme al ragazzo. Tuttavia, agli ordini divini non ha mai mancato di obbedire prontamente. Che senso ha chiedergli questa ulteriore, atroce prova? Offrire in olocausto il figlio tanto amato? Dio già lo sapeva che Abramo anche stavolta avrebbe obbedito; perché allora questo gioco tanto crudele quanto gratuito?
E le richieste divine sono taglienti. Notate la precisione sempre maggiore con cui questo Dio designa Isacco «tuo figlio, il tuo unico, che tu ami», ad evidenziare drammaticamente la gravità del sacrificio. «È come se il figlio fosse strappato membro a membro dal cuore del padre e questi debba abbandonare pezzo a pezzo le sue speranze» (RUDOLF KILIAN, Il sacrificio di Isacco, Paideia, Brescia 1976, p. 64). Con la stessa specificazione puntigliosa la vocazione aveva strappato Abramo alla sua terra, alla sua parentela, alla casa di suo padre (Gn 12,1), staccandolo dalle sue radici; ma ora la richiesta va in direzione del futuro.
L’amico di Dio
Quanto abbiamo detto può in parte attutire la crudezza della richiesta, ma non risolve il problema. Perché infliggere una simile sofferenza al proprio amico? Nel capitolo 18, nell’episodio dell’intercessione di Abramo per Sodoma, Dio gli usa proprio la confidenza che si riserva ad un amico. Ma questo non lo mette al riparo dalla sofferenza, anzi… Mi viene in mente una frase che il Signore disse alla grande, e grande sofferente, Teresa d’Avila, con la risposta che ne ebbe:
«Signore, dopo tante noie, ci voleva anche questo guaio!». Dio le rispose: «Teresa, io tratto così i miei amici». E lei, di rimando: «Ah, Dio mio, ora capisco perché ne avete così pochi!» (cfr. I Fioretti di Teresa d’Avila a cura di Joseph Gicquel, Città Nuova 2005, p. 115).
Abramo, a quanto pare, non poteva aspettarsi altro. Ma sentirsi richiedere indietro il figlio della promessa, quasi che Dio si rimangiasse tutto il suo futuro di padre di popoli…
Il senso biblico della prova
Appunto, il suo futuro. Ecco il senso del racconto: sta tutto nel concetto di prova, che noi fraintendiamo completamente.
Non dobbiamo pensare che la prova biblica sia un test avente lo scopo di verificare le capacità del personaggio: Dio le sa già. È il personaggio biblico che le sa, e non le svilupperebbe se non gli fosse chiesto di farlo. L’analogia della prova biblica non è col test, ma con la prova atletica. Se l’atleta non si sforzasse sempre di più, non crescerebbe mai sportivamente. Se l’asticella non fosse messa sempre più su, l’atleta non arriverebbe sempre più in alto.
Così è la prova biblica: è una difficoltà che fa crescere. In che modo cresce Abramo con questa prova suprema della fede? Al momento della vocazione, Abramo si era sentito chiedere di rinunciare alle sicurezze del proprio passato e del proprio presente, e di intraprendere un’avventura col suo Dio.
I verbi sono tutti al futuro: mostrerò, farò, benedirò… Abramo nelle mani non stringe niente; dovrà aspettare 25 anni prima di vedere adempiuta la promessa del Signore, quella che gli apre il futuro di padre di moltitudini. Adesso, si sente chiedere di rinunciare proprio a questo futuro, di restituire a Dio il figlio della promessa. Anche qui un terribile verbo al futuro: «su un monte che io ti dirò»! E Abramo obbedisce crescendo nella fede. La sua vita, da una corsa ad ostacoli, si è trasformata in un salto nel buio. Ma forse Abramo ha ancora negli occhi le stelle di quella sua prima notte a colloquio con il Signore. Rinuncia al futuro, e per di più al futuro promesso da Dio; in questo modo, però, lo riaccoglie, e lo riaccoglie per sempre.
Per le “dieci prove” di Abramo, QUI.