
È giusto che Dio indurisca il cuore del Faraone in modo che si ostini a negare la libertà a Israele e poi lo punisca per la sua ostinazione, anche se è un pagano? La Bibbia parte da altri presupposti.
Innanzi tutto, l’uguaglianza di tutti gli esseri umani. Tutti gli esseri umani sono creati a immagine di Dio, dotati di libero arbitrio, e tutti hanno quindi la capacità di pentirsi dei propri peccati e di convertirsi. In questo nella narrazione biblica non c’è nessuna distinzione tra israeliti e non israeliti.
In secondo luogo, la Bibbia dovrebbe essere letta nel suo insieme, con un messaggio coerente e senza contraddizioni. Non può essere che il vero significato di un testo contraddica il vero significato di un altro testo.
Infine, la Bibbia deve essere attualizzata, cioè compresa nei suoi significati universali al di fuori del proprio ambito storico e culturale originario. In questo senso, il problema dell’indurimento del cuore del Faraone potrebbe essere un “nostro” problema. Il testo biblico parla a ogni generazione e a ogni lettore.
E quindi? Qual è l’effetto della volontà di Dio sulla nostra volontà?
Dio indurì il cuore del faraone… secondo Rashi (1040-1105)
Nella sua glossa su Esodo 7,3, il grande commentatore ebreo Rashi fa notare che le prime cinque volte il testo dice che il cuore del faraone si indurì. Quindi, Dio sa che, a causa del precedente comportamento crudele del Faraone, questi non si pentirà neppure in seguito. Il faraone perde la sua capacità di conformarsi alle richieste di Dio solo dopo aver avuto cinque possibilità di farlo, e Dio sapeva in anticipo che non lo avrebbe fatto nemmeno dopo.
Secondo Nahmanide (1194-1270)
Secondo un altro grande rabbino, Nahmanide, potrebbe essere quello che noi chiameremmo contrappasso. Il faraone riduce in schiavitù Israele e, così facendo, gli toglie il libero arbitrio. Dio quindi lo punisce togliendogli il libero arbitrio. Una seconda spiegazione consiste nell’ipotizzare che quando le piaghe si intensificarono e il faraone cominciò a soffrirne veramente, il suo cuore si sarebbe ammorbidito e sarebbe stato disposto a liberare Israele, a causa delle piaghe però, e non in riconoscimento della volontà divina. A quel punto, Dio indurisce il suo cuore per non farlo agire per un motivo sbagliato… Perché non è sufficiente che il faraone liberi Israele a motivo della sofferenza causata dalle piaghe, deve farlo perché riconosce Dio.
Secondo Maimonide (1138-1204)
Nella Mishneh Torah (Leggi del pentimento 6,2), Maimonide spiega il libero arbitrio come fondamento del pentimento: «Così come si pecca volontariamente e consapevolmente, ci si deve pentire volontariamente e consapevolmente». Ci sono, però, dei limiti. L’esodo non ha solo lo scopo di liberare Israele dalla schiavitù e di mostrare ai non israeliti la potenza di Dio, ma anche quello di mostrare agli Israeliti che il patto che stanno per stipulare include la possibilità che Dio può togliere a Israele la capacità di evitare la punizione attraverso la scappatoia di un facile pentimento. La punizione è la cancellazione temporanea del libero arbitrio. Per Maimonide, affinché gli Israeliti possano entrare in alleanza con Dio, devono comprendere che la libera volontà di controllare le proprie azioni non è completamente loro, ma appartiene comunque a Dio. L’abuso di questa volontà autonoma attraverso il peccato può comportare la perdita (temporanea) del potere decisionale, cioè la rimozione temporanea del libero arbitrio, pur senza rinnegare l’alleanza. La libertà della volontà non è mai assoluta.
Più semplicemente…
Più semplicemente, dobbiamo mettere in luce un elemento molto importante: nella concisione del linguaggio biblico, quando si dice che Dio indurì il cuore del faraone, non si dice altro che Dio permise che il cuore del faraone si indurisse: la volontà divina è volontà di permissione, cioè Dio permette che noi esercitiamo il libero arbitrio. Se Dio non permettesse, nulla avverrebbe e nulla sarebbe, neppure noi.