Negli anni Sessanta siamo in piena corsa USA – URSS alla conquista dello spazio, che secondo Lewis poteva se non altro avere l’effetto positivo di impiegare soldi, tempo, competenze e sforzi in quella direzione anziché nella corsa agli armamenti. Niente da eccepire su questo, mentre avrà da ridire, e molto, sulle velleità umane di conquista, come vedremo. Ma come si mette il rapporto tra Dio e la conquista dello spazio?
Dio e la conquista dello spazio per C.S. Lewis
In questo contesto, è facile per C.S. Lewis ironizzare sulla famosa dichiarazione dell’astronauta sovietico Gagarin «Sono stato nel cielo ma Dio non l’ho trovato». Così, almeno, fu pubblicizzata; perché pare che invece sia stata coniata da Nikita Krushev, mentre lo stesso Gagarin era credente. Comunque Dio, replica Lewis, non è un oggetto che si possa trovare contenuto nel suo creato, non più di quanto Shakespeare in persona si possa incontrare come personaggio all’interno delle sue tragedie. Ma, soprattutto, Lewis ironicamente fornisce la ricetta per coloro che vogliono evitare di incontrare Dio su questa terra:
«L’evitarlo, in diverse epoche e luoghi, si è dimostrato così difficile, che gran parte della razza umana ha fallito in questo tentativo. Nella nostra epoca e nel nostro Paese, invece, è molto facile.
Evitate il silenzio, la solitudine, ogni tipo di pensiero fuori dell’ordinario. Concentratevi sui soldi, il sesso, la condizione sociale, la salute e (soprattutto) sulle vostre pene. Tenete la radio accesa. Se proprio doveste leggere dei libri, sceglieteli con molta cura. Ma sarebbe meglio che vi limitaste ai giornali.
Troverete un aiuto nella pubblicità, specialmente quella con un richiamo sexy o snob».
Più difficile indicare la pista per trovare Dio:
«Per raggiungerlo, sono una guida molto meno adatta. E questo è dovuto al fatto che non ho mai provato l’esperienza di cercare Dio. La realtà era proprio l’opposto: Egli era (o a me sembrava) il cacciatore, ed io il cervo […]. E sono molto grato che questa sia stata la modalità con cui è avvenuto il nostro primo incontro (consapevole). Premunisce dai timori che seguono sul fatto che l’intero incontro non sia stato altro che un desiderio soddisfatto. Non è possibile che sia così, visto che non lo desideravo».