
Il Crocifisso, l’Agnello di Dio, nelle parole di Giovanni 3,14 viene addirittura paragonato al serpente di bronzo innalzato. In Cristo infatti si fa lui stesso maledizione e peccato (Gal 3,13; 2Cor 5,21), finendo in croce come un terrorista qualunque.
Non è da sottovalutare il fatto che per la scienza rabbinica le parole “Serpente” e “Messia” hanno lo stesso valore numerico: la somma delle loro lettere è 358. La parola “Messia” ha però una lettera in più, la jod, l’iniziale del Nome di Dio, ciò che fa la differenza. Nel Serpente / Messia elevato l’uomo vede il Nome divino che si manifesta al mondo per dargli vita…
Mentre lo sguardo al serpente restituiva la vita fisica, la fede nel Cristo innalzato sulla croce dà la vita eterna (3,15). Dio infatti tanto amò il mondo da dare il Figlio unigenito.
Dio amò tanto il mondo: L’amore più grande
L’amore di Dio infatti è così grande e traboccante che non si accontenta di essere un amore-a-due, come potrebbe avvenire fra gli esseri umani, ma esce dall’intimità Padre – Figlio e Spirito per riversarsi sul Creato e sull’umanità. Un amore egocentrico terrebbe per sé il bene; un amore altruistico dona sempre, non solo fuori da Sé, ma addirittura prendendo da Sé per il bene delle creature. Infatti “Dio è amore”, dirà Giovanni nella sua prima lettera: Deus Charitas est (1Gv 4,16).
Perché il Padre non dona Sé ma il Figlio? Perché solo il Figlio può insegnarci a vivere la filialità e la fraternità.
La salvezza è dunque credere nel dono del Padre, Gesù crocifisso, il Figlio dell’uomo innalzato: lui è la Parola, la luce e la vita di ogni uomo. Non viene per giudicare il mondo. Chi non crede a questo amore assoluto si giudica da solo, si condanna da solo. Il giudizio su se stesso lo fa l’uomo, non Dio. Ognuno avrà ciò che ama, quello che ha scelto: la luce, o le tenebre.