Dove nessun uomo è mai giunto prima…

L’8 settembre 1966 il debutto di Star Trek

Di NBC Television – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17205358

Nasceva l’8 settembre 1966 una serie Tv (telefilm, si chiamavano all’epoca) destinata a segnare in qualche modo la storia: Star Trek.

Effetti speciali ridicoli (grotte di cartapesta, astronavi della misura di portachiavi, brutti pupazzi carnascialeschi, tecnologia puerile…), episodi talvolta pietosi per non dire involontariamente comici, assurdità varie… ma c’era qualcosa che è rimasto nel tempo, tanto è vero che al Museo Aerospaziale di Washington, la più grande collezione di aerei e astronavi del pianeta, si conserva fra i tanti velivoli autentici, storici, accanto all’Apollo 11, allo «Spirit of St. Louis» con il quale Charles Lindbergh ha effettuato la prima sorvolata atlantica, e al primo aereo della storia, il biplano dei fratelli Wright, un’astronave che non ha mai volato, ma che ha portato gli spettatori là dove nessun uomo è mai giunto prima: il modello originale dell’Enterprise. Una fantascienza di anticipazione, che ha lasciato il segno, non tanto tecnologicamente parlando, quanto sul piano culturale e sociale.

Una serie girata in economia

La serie fu girata con quattro soldi, tanto è vero che quando le porte dell’Enterprise si aprivano “automaticamente” è perché dietro c’era uno che le tirava con un filo, le sofisticatissime attrezzature mediche del dottor McCoy erano saliere svedesi, e il teletrasporto fu inventato perché sarebbe costato troppo girare le scene in cui l’astronave della Flotta stellare atterrava sui pianeti: costava meno far vedere un po’ di scintillio… ed ecco fatto, i nostri eroi smaterializzati e rimaterializzati già a destinazione. Forse dobbiamo essere grati a questa carenza di fondi perché ha aguzzato l’ingegno, ed anche perché ha costretto gli autori e gli attori a puntare su altro, sul clou psicologico e socioculturale della serie.

Eh già. Si va nello spazio praticamente in pigiama (questo sono i costumi originali del franchise), molto leggeri, dotati solo di un tricorder e di un faser; anche di un traduttore universale, a volte si incontrasse qualche strano alieno, che è poi lo scopo della missione quinquennale della prima Enteprise.  Si affrontano situazioni pazzesche ma, attenzione, non tanto con la potenza con le armi, extrema ratio, quanto con la forza dell’intelletto e con la volontà di pace: il che è già molto per quegli anni Sessanta, e sarebbe molto anche oggi, veramente. Ma, soprattutto, chi sono quelli che vanno così allo sbaraglio?

Un equipaggio multiculturale, anzi, interrazziale

Il punto di forza di Star Trek è innanzi tutto la multiculturalità, in un momento storico in cui questa non era affatto di moda. Anzi, parliamo proprio di interrazzialità, rappresentata fin dalla composizione stessa dell’equipaggio, che vede sul ponte di comando l’americanissimo capitano Kirk e un ingegnere scozzese (Scott), ma anche un russo (Chekov, ancora in piena guerra fredda), un giapponese (Sulu), un alieno (Spock) e un’africana (Uhura: in swahili, la parola significa “libertà”), la prima donna di colore a figurare in un ruolo di comando nella storia della televisione statunitense.

Entra in campo Martin Luther King

Fra tutti questi, l’attrice Nichelle Nichols era la meno gratificata, riducendosi spesso la sua parte a dire «Canali di comunicazione aperti, capitano». Era perciò intenzionata ad abbandonare la serie dopo la prima stagione per tornare al musical, un ambito sicuramente per lei più soddisfacente. Fu convinta a rimanere da Martin Luther King in persona, il quale chiese di vederla dopo uno spettacolo e le ricordò: «Per la prima volta un’attrice di colore non è relegata a un ruolo da comprimaria, ma recita – su un ponte di comando – in un ruolo che poteva essere ricoperto anche da un’attrice bianca, e questa era una dimostrazione di uguaglianza molto più forte di mille discorsi».

Nichelle rimase. Si pensi che Hattie McDaniel, la Mami di Via col Vento, era stata la prima donna afroamericana a vincere un premio Oscar, ma a causa delle leggi razziali non aveva nemmeno potuto partecipare alla cerimonia della sua premiazione. E Uhura era sul ponte di comando!

La stessa Uhura è stata anche protagonista, assieme al biondo e bianco capitano Kirk, di quello che è ricordato come il primo bacio interrazziale (quantunque, nella logica dell’episodio, del tutto involontario) nella televisione americana. Anzi, la scena fu girata in due versioni, con e senza bacio, perché i produttori temevano che gli stati del Sud non avrebbero accettato la visione di una simile scena di parità fra un bianco e una nera. In questo senso, Star Trek ha avuto una forza dirompente.

Anche nei confronti delle civiltà aliene, la parola d’ordine è “Pace”: la guerra lascian tutti sconfitti, solo in un modus vivendi pacifico c’è speranza di sopravvivenza. La serie è impostata sul valore della diversità.

La tecnologia

Teletrasporto. Di Konrad Summers – Originally posted to Flickr as Star Trek – Enterprise D Transporter, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7247765

Questo è il sottofondo, su cui si snodano molti temi. Uno di fondamentale importanza è il rapporto critico dell’uomo con la tecnologia. Al di là dei facili entusiasmi, come ribatte all’emotivo dottor McCoy il logicissimo vulcaniano signor Spock (non chiamatelo dottor Spock, che era un famoso pediatra americano), anche noi potremmo dire: «I computer sono servi eccellenti ed efficienti, ma non vorrei trovarmi al loro servizio». La serie, conformemente alla fantascienza della migliore qualità, mostra diffidenza nei confronti di una scienza ed una tecnica senz’anima e di tutti i rischi che comporta.

Tuttavia, alcune delle tecniche mostrate in Star Trek sono state veramente anticipatorie della realtà presente. Sono ormai nelle mani di tutti noi i comunicatori: nel 1973 veniva presentato il primo prototipo di telefono cellulare della storia, il Motorola DynaTAC 8000X. Pesava 2 chili ed era poco pratico, ma avrebbe cambiato per sempre il nostro modo di comunicare. Il suo ideatore, Martin Cooper, ha preso spunto proprio dai comunicatori di Star Trek, benché quelli stessero nel palmo della mano – come, a poco a poco, si sono ridotti di dimensioni i nostri telefonini.

Tablet

È in Star Trek: The Next Generation, la seconda delle serie del franchise, che il capitano Picard utilizza una specie di tablet. Si chiama PADD, è uno schermo molto sottile, e il capitano lo utilizza per consultare informazioni. Un antenato del tablet.

Teletrasporto

Quante volte potremmo rimpiangere che il teletrasporto non sia stato ancora inventato! Viaggi lunghi, spostamenti faticosi ostacolati dal traffico, caos cittadino… non sarebbe tutto più semplice se ci si potesse teletrasportare come a Star Trek? Purtroppo, il trasferimento istantaneo della materia da un punto all’altro dello spazio, benché sia ammesso come possibilità teorica dalla fisica, pare che non sia ancora possibile neppure in via sperimentale, anche se siamo oggi in grado di attuare il trasferimento di informazione. Peccato! Ma in fondo non è un male: a Star Trek il teletrasporto si guasta sempre…

Phaser

Nel mondo di Star Trek i phaser sono armi a energia sprigionata da particelle subatomiche. Possono essere piccole e portatili, o grandi e fungere da cannoni sulle astronavi. A bassa potenza il phaser produce solo stordimento, ad alta potenza uccide e se regolato sul massimo disintegra. Esistono oggi progetti su laser da sfruttare a fini bellici: fortunatamente nessuno di questi ha mai visto la luce. L’uso ai fini di stordimento potrebbe essere però interessante, analogo, quanto agli effetti, alla presa vulcaniana regolarmente utilizzata da Spock quando si deve mettere fuori combattimento un soggetto particolarmente fastidioso. Quanto sarebbe utile!

Traduttori universali

Interessante è anche il traduttore universale, che viene utilizzato in varie serie di Star Trek quando serve per comunicare con gli alieni in lingue sconosciute. Se per traduttori universali si intendono tecnologie atte a tradurre dalle più diffuse lingue del pianeta Terra, oggi ne esistono molti, anche se un po’ più rozzi della sofisticata tecnologia startrekkiana. Si sta parlando di lingue del pianeta Terra; porsi il problema di comunicare con altri mondi appare alquanto prematuro.

Voli spaziali. Propulsione a curvatura

Apollo 11, il primo passo sulla Luna. Di NASA – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19281391

A Star Trek si possono superare i limiti imposti dalla velocità della luce (300mila chilometri al secondo) mediante la propulsione a curvatura, una tecnologia in grado di curvare lo spazio-tempo. La teoria della Relatività Generale ne ammette la possibilità, ma è teoria: ad oggi questa possibilità non esiste. Quanto ai voli spaziali, però, partendo dai timidi tentativi degli Anni Sessanta di toccare almeno la luna, nel XXI secolo l’umanità ha lanciato sonde su tutti i pianeti del sistema solare e alcune sonde Voyager e Pioneer sono uscite dal sistema stesso… chi sa.

Gioco di squadra

Il modello dell’Interprise esposto al Museo Aerospaziale di Washington. Di joannapoe – https://www.flickr.com/photos/jopoe/48389840156/, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=133571478

Essenziale è anche il tema dei rapporti interpersonali fra i membri dell’equipaggio, soprattutto tra i principali: il capitano Kirk, il primo ufficiale scientifico Spock e il medico dottor McCoy. Tre modi diversi di vedere il mondo e di impostare la vita: la responsabilità del comando, la logica della scienza e il cuore. Sono tre angolazioni che dovrebbero compenetrarsi in una stessa realtà della persona, ma spesso si radicalizzano ed entrano in conflitto reciprocamente. Ogni volta si tratta di ricomporre le tensioni trovando una mediazione fra gli estremi e lasciandosi correggere a vicenda. È questo il gioco di squadra, senza il quale l’azione, qualunque azione, risulterebbe squilibrata e inefficace. Bravi gli attori, che hanno saputo rappresentare queste dinamiche senza eccessi e senza sbavature.

Del cast principale originario, sono ancora in vita i due più giovani, George Takei (86 anni) che interpretava il timoniere Hikaru Sulu, e Walter Koenig (87 anni) ovvero il giovane russo Pavel Cecov, insieme all’indistruttibile 92enne William Shatner, il capitano Kirk. Il quale ha registrato due anni fa il record di essere il più anziano uomo andato nello spazio: a soli 100 km dalla Terra, veramente, per pochi minuti, e tuttavia in quello che è spazio esterno al nostro pianeta. Così, ha finalmente conseguito un primato: almeno, quello di essere arrivato «dove nessun uomo anziano è mai giunto prima».

Un precedente articolo QUI.