Viaggio nella Bibbia. David: un grave errore

David: un grave errore
David si fa consegnare i pani da Achimelekh. Di Andrés Pérez (c. 1660–1727) – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=25203282

Segue un periodo di esilio, durante il quale Davide vive diverse avventure.

David, nella sua nuova vita di fuggiasco, commette un grave errore. Un errore madornale, anzi: espone alle ire di Saul i sacerdoti di Nob. Lo fa per salvaguardare la propria vita, ma non pensa alle conseguenze sulla vita degli altri. La sua condotta causa una sofferenza indicibile di cui si riconoscerà responsabile.

David tra i sacerdoti di Nob

1Samuele 20 2«Davide si recò a Nob dal sacerdote Achimelekh. Achimelekh, turbato, andò incontro a Davide e gli disse: “Perché sei solo e non c’è nessuno con te?”. 3Rispose Davide al sacerdote Achimelech: “Il re mi ha ordinato e mi ha detto: Nessuno sappia niente di questa cosa per la quale ti mando e di cui ti ho dato incarico. Ai miei uomini ho dato appuntamento al tal posto. 4Ora però se hai a disposizione cinque pani, dammeli, o altra cosa che si possa trovare”. 5Il sacerdote rispose a Davide: “Non ho sottomano pani comuni, ho solo pani sacri: se i tuoi giovani si sono almeno astenuti dalle donne, potete mangiarne”. 

6Rispose Davide al sacerdote: “Ma certo! Dalle donne ci siamo astenuti da tre giorni. Come sempre quando mi metto in viaggio, i giovani sono mondi, sebbene si tratti d’un viaggio profano; tanto più oggi essi sono mondi”. 7Il sacerdote gli diede il pane sacro, perché non c’era là altro pane che quello dell’offerta, ritirato dalla presenza del Signore, per essere sostituito con pane fresco nel giorno in cui si toglie. 

8Ma era là in quel giorno uno dei ministri di Saul, trattenuto presso il Signore, di nome Doeg, Idumeo, capo dei pastori di Saul. 9Davide disse ad Achimelekh: “Non hai per caso sottomano una lancia o una spada? Io non ho preso con me né la lancia né altra arma, perché l’incarico del re era urgente”. 10Il sacerdote rispose: “Guarda, c’è la spada di Golia, il Filisteo che tu hai ucciso nella valle del Terebinto; è là dietro l’efod, avvolta in un manto. Se vuoi, portala via, prendila, perché qui non c’è altra spada che questa”. Rispose Davide: “Non ce n’è una migliore; dammela”».

David commette un grave errore

David si ritrova, nella sua fuga, a pensare troppo per sé causando dolore agli altri, incolpevoli dei peccati di Saul. Anche questa è una tipologia di sofferenza dell’innocente con una causa precisa: il comportamento sconsiderato degli altri.

Il sacerdote Achimèlekh si accorge che colui che gli si presenta ha l’aria di un fuggitivo ed ha timore ad accoglierlo. Ha ragione: David agisce per la propria sicurezza in modo quanto meno irriflessivo, mettendo in pericolo colui che lo accoglie. Innanzi tutto mente per tranquillizzarlo. Poi, pur di assicurarsi il cibo, chiede ad Achimelekh il «Pane della Presenza». È, questo, il pane posto all’interno del Tabernacolo, che poteva essere consumato solo dai sacerdoti (Lev 24,9).

Nel Midrash (Yalkut Shimoni, 1 Sm 130), i rabbini giustificano David richiamando il principio secondo cui, essendo la vita umana il valore più prezioso su questa terra, «un eventuale pericolo di vita respinge [persino] lo Shabbat». In altri termini, per preservare la vita umana, gli altri precetti passano in secondo piano e possono essere trasgrediti, tranne il divieto di idolatria, di omicidio e di adulterio.

Ma David non cerca soltanto del cibo: chiede anche un’arma. L’arma che ottiene non è un’arma qualunque. È quella di Golia, cioè proprio quella che il giovane David aveva disprezzato come misero strumento umano di salvezza di fronte alla salvezza che viene da Dio. La chiede, oltre tutto, incautamente, alla presenza di un servo fedele di Saul, Doeg l’Edomita (21,8), esponendo in tal modo il sacerdote ad essere considerato dal re un traditore.