David, nella sua sofferenza, impara la misericordia.
Saul ormai, nella sua paranoia, sembra dedicarsi quasi unicamente alla propria battaglia personale contro David. David invece, pur essendo in fuga, braccato dal re, continua a difendere il popolo dai Filistei. Dove si forma un vuoto, un altro occupa il posto.
Saul ottiene così il risultato opposto a quello che cerca: rafforza la stima che il popolo nutre per il giovane che egli vede come antagonista. Combattendo un fantasma che si è creato, manca ai suoi doveri e fa sì che un altro li assolva. Salvare Israele dai Filistei era la missione originaria di Saul, per questo era stato unto. Ma ormai è David che la sta compiendo, dimostrando di essere il vero re.
Siamo in pieno paradosso. David ha liberato la città di Keila dai filistei, ma Saul muove contro di lui – non contro il vero nemico – e lo costringe di nuovo alla fuga nel deserto. Colpisce il fatto che Saul, con tutta la sua imponenza, l’alta statura e il potere a disposizione, abbia paura non del vero nemico, ma di colui che lo aiuterebbe a regnare.
Saul nella grotta
«E Saul prese tremila uomini scelti da tutto Israele e andò a cercare David e i suoi uomini di fronte alle rocce delle Capre selvatiche. E giunse ai recinti delle pecore, lungo la strada, e lì c’era una grotta. Saul vi entrò per coprirsi i piedi, e David e i suoi uomini se ne stavano in fondo alla grotta» (1 Samuele 24,2-3).
L’espressione «coprirsi i piedi» indica eufemisticamente la soddisfazione di un bisogno naturale, quindi un momento di particolare vulnerabilità. Gli uomini di David vedono la situazione come un segno della volontà divina, un’occasione per liberarsi facilmente dal persecutore (24,4). Ma David si avvicina silenziosamente a Saul senza ucciderlo. Si limita a tagliare un lembo del suo mantello, a riprova di quanto Saul fosse stato alla sua mercé, se avesse voluto. Tuttavia David sembra pentirsi anche di questo gesto per il rispetto che porta a Saul e alla sua carica di Unto del Signore:
«Ma dopo ciò a David batté il cuore, perché aveva tagliato il lembo del mantello di Saul. E disse ai suoi uomini: “Mi guardi il Signore dal fare questa cosa al mio signore, all’unto del Signore, dallo stendere la mia mano contro di lui, perché è l’unto del Signore”» (24,5-6).
Era successo, precedentemente, quando Samuele aveva annunciato a Saul il ripudio da parte di Dio, che il re avesse afferrato il mantello del profeta per trattenerlo e lo avesse, invece, strappato. Un incidente che il profeta legge come un segno, un presagio.
«Come Samuele si voltò per andarsene, Saul afferrò il lembo del suo mantello, ed esso si strappò. E Samuele gli disse: “Il Signore oggi ha strappato da te il regno d’Israele e lo ha dato a un altro, che è migliore di te”» (15,27-28).
Forse senza saperlo, David, «migliore di Saul», compie lo stesso gesto nei confronti del re, confermando così inconsapevolmente l’imminente adempimento delle parole di Samuele. Ma si pente anche di questo.
Una esperienza di sofferenza che apre alla misericordia
Il capitolo prosegue con un commovente dialogo tra David e Saul. David dichiara e dimostra al sovrano di non avere alcun intento malevolo nei suoi confronti; Saul lo chiamerà “figlio mio” con affetto e riconoscerà apertamente la sua rettitudine. Anzi, lo dichiarerà anche degno del regno…
Davide infatti dice a Saul:
«Mi fu suggerito di ucciderti, ma io ho avuto pietà di te e ho detto: “Non stenderò la mano sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore”. Guarda, padre mio, il lembo del tuo mantello nella mia mano» (24,12).
Entrano in gioco nell’animo di David due sentimenti che ne guidano la condotta: il rispetto e la benevolenza.
Rispetto perché David sa bene di essere in presenza del consacrato del Signore. Quindi ne onora il ministero anche se svolto malamente a causa delle paure che nutre e dei fantasmi che insegue.
Benevolenza perché David prova compassione per il nemico indifeso, l’uomo fragile che è nelle sue mani. David ha sperimentato la misericordia del Signore e quella degli uomini, primo fra tutti Gionata che gli ha permesso di scampare dalle ire del padre. Perciò diviene capace di provare a sua volta misericordia per gli altri. Non è certo un caso che la parola chesed, traducibile con benevolenza, amore, misericordia, ricorra con frequenza proprio nella storia di Davide. Risuona poi ben 127 volte nel Salterio su 245 ricorrenze totali che il vocabolo presenta nell’Antico Testamento: una percentuale enorme. L’attribuzione tradizionale a David di molti salmi, anche se non sostenibile dal punto di vista letterario, trova una sorta di conferma concettuale (in quanto modello di riferimento) nella frequenza in essi del termine che esprime la misericordia.
La sofferenza, in qualche modo, purifica David dal suo personale orgoglio e ne fa un uomo che ha sperimentato il patire, quindi che è capace di comprendere il patire degli altri. La sofferenza di Saul, invece, è distruttiva degli altri, perché Saul è un uomo centrato su se stesso.
Benevolenza chiama benevolenza: tra David e Saul sembrerebbe esserci una sincera riconciliazione, ma il racconto si conclude con una nuova separazione: «E Saul andò a casa sua, e David e i suoi uomini salirono alla roccaforte» (24,22). La frase ci fa comprendere che in realtà David e Saul percorrono ancora strade separate.
Tempo di guerra
Centosettanta giorni
Esplosione base aerea russa in Crimea
Secondo il ministero della Difesa russa, l’incidente nella base aerea russa a Novofedorovka è stato causato dall’esplosione di munizioni nell’aerodromo. Una persona è morta.
Il vicepremier ucraino, Irina Vereshchuk, commenta: «Oggi è la Giornata internazionale dei popoli indigeni del mondo. In Ucraina sono considerati tali i tatari, i caraiti e i krymchak di Crimea. Le esplosioni di oggi a Novofedorivka ricordano ancora una volta di chi sia la Crimea. Perché questa è Ucraina». Secolo il New York Times, un alto funzionario militare ucraino ha detto che erano stati gli ucraini ad attaccare la base.
Il ministero della Difesa ucraino ha tuttavia smentito che le forze di Kiev abbiano attaccato la base aerea russa in Crimea. «Il ministero della Difesa non conosce la causa delle esplosioni e degli incendi». Lo stesso ministero avverte però che l’episodio «può essere utilizzato da un paese terrorista (leggi: la Russia) in una guerra dell’informazione».
Intelligence britannica
«Negli ultimi 30 giorni l’assalto russo verso la città di Bakhmut è stato il suo asse di maggior successo nel Donbass, ma la Russia è riuscita ad avanzare solo di circa 10 chilometri. In altri settori del Donbass, dove la Russia stava cercando di sfondare, le sue forze non hanno conquistato più di tre chilometri in questo periodo di 30 giorni. Quasi certamente molto meno di quanto pianificato».
Per rafforzare l’offensiva nel Donbass e le difese contro i previsti contrattacchi ucraini nel Sud, la Russia ha messo insieme una nuova importante formazione di forze di terra, il terzo Corpo d’armata, con sede nell’oblast di Nizhny Novgorod a est di Mosca. La Russia probabilmente prevede di mettere sul campo battaglioni di volontari di nuova formazione, provenienti da tutto il Paese. Alle reclute vengono offerti bonus in denaro per combattere in Ucraina. L’assunzione è aperta a uomini fino a 50 anni e con solo istruzione di scuola media. Un corpo d’armata russo è di solito composto da 15-20.000 soldati, ma probabilmente sarà difficile per Mosca arrivare a formare battaglioni di questa entità dati i livelli molto limitati di entusiasmo popolare per il volontariato per il combattimento in Ucraina. È improbabile che l’effetto di queste forze militari sia decisivo per la campagna, conclude l’Intelligence.
Pentagono
Il Pentagono stima che la Russia abbia subito tra le 70 mila e le 80 mila perdite, tra morti e feriti, dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio. Il sottosegretario alla Difesa degli Stati Uniti per la politica, Colin Kahl, ha dichiarato che il numero delle vittime russe è notevole, dato che non hanno raggiunto nessuno degli obiettivi che si erano prefissi all’inizio della guerra.
Evacuazioni nel Donetsk
Più di 3 mila cittadini, tra i quali 600 bambini e 1.400 donne, sono stati evacuati in sei giorni dalla regione ucraina di Donetsk da quando è stata imposta la misura per la salvaguardia dei civili. La principale destinazione delle persone evacuate è la regione di Kirovohrad. Dall’inizio della guerra, più di 1.3 milioni di cittadini sono stati evacuati dalla regione di Donetsk. Ora vivono nella regione circa 350 mila civili, tra cui 50 mila bambini.
Bombardamenti
Sedici civili sono stati uccisi e 22 feriti, 5 di loro in gravi condizioni, nel corso dei bombardamenti russi sul distretto di Nikopol, nella regione di Dnipropetrovsk in Ucraina orientale. Capo dell’amministrazione militare regionale di Dnipropetrovsk Valentyn Reznichenko: «Il nemico ha bombardato il distretto con 80 razzi contro aree residenziali. Ha colpito deliberatamente mentre le persone dormivano nelle loro case».
Nella regione di Donetsk l’esercito russo ha ucciso sette civili e ne ha feriti altri 14: tre a Bakhmut, due a Kurakhove, uno a Marinka e un altro ad Avdiivka. Dall’inizio dell’invasione i russi hanno ucciso 723 civili nella regione di Donetsk e feriti 1.845.
Una donna è rimasta uccisa durante un attacco russo alla periferia di Zaporizhzhia, nel territorio dove si trova la centrale nucleare più grande d’Europa.
Zaporizhzhia: come segare il ramo su cui si è seduti e credere di vivere felici
Dire che scherzare con l’energia nucleare equivale a scherzare con una polveriera è riduttivo. I danni di un’esplosione sono inimmaginabili – o forse anche troppo immaginabili, dati i precedenti di Chernobil e di Fukushima, oltre ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki di cui ricorreva in questi giorni il 77° anniversario. Eppure…qualcuno sega il ramo su cui sta seduto, e pensa anche di poter sopravvivere, vincere e vivere felice.
Energoatom, la società ucraina che gestisce gli impianti nucleari del Paese, ha segnalato che «i russi hanno bombardato ancora una volta la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande in Ucraina e in Europa. Cinque colpi sono caduti nell’area del posto di comando della centrale, nei pressi dello stoccaggio dei materiali radioattivi. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito. Altri cinque colpi si sono registrati nell’aerea della caserma dei vigili del fuoco, situata poco distante dalla centrale. La situazione è sotto controllo».
Accuse reciproche
Le autorità locali filorusse installate da Mosca dopo aver preso il controllo del territorio hanno invece denunciato l’attacco come proveniente dai «terroristi ucraini». Si dichiarano pronte a ricevere il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e una missione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica che verifichi le condizioni della locale centrale nucleare. Il governatore filorusso Yevgeny Balitsky asserisce: «Siamo del tutto pronti ad ospitare sia Guterres che l’Aiea e a garantire la loro sicurezza», a «fornire veicoli blindati sicuri, accesso, tutti i documenti necessari e mostrare i proiettili che ci sono stati lanciati addosso. Sarà molto facile determinare dal numero di serie a chi appartengano i proiettili. Forniremo tutti i documenti e mostreremo come sta funzionando la stazione nucleare ora». La Russia ha chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu «sui recenti attacchi ucraini contro la centrale e le catastrofiche conseguenze che potrebbero comportare».
Il rappresentante permanente dell’Ucraina presso le Nazioni Unite, Sergiy Kyslytsya, durante il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha dichiarato che i bombardamenti sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia non sono stati effettuati dall’Ucraina, come sostiene Mosca, ma che si tratta di «una provocazione, di un bombardamento messo in scena. La Russia è ben nota per i suoi elaborati piani di inganno, sabotaggio e insabbiamento, il loro piano è fallito e hanno deciso di convocare questa riunione». Kyslytysa ha attaccato la Russia per aver «cercato di scaricare sull’Ucraina» la responsabilità della mancata ispezione dell’Aiea e ha fatto appello perché la missione dell’agenzia Onu avvenga il più presto possibile.
I ministri degli Esteri del G7 hanno chiesto alla Russia di «riconsegnare immediatamente all’Ucraina il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia». I tecnici ucraini che lavorano presso l’impianto «’devono essere in grado di portare avanti i loro compiti senza minacce o pressioni. È il continuo controllo dell’impianto da parte della Russia che mette in pericolo la regione. L a Federazione russa deve immediatamente ritirare le sue truppe dai confini dell’Ucraina riconosciuti dalla comunità internazionale e rispettare il territorio e la sovranità dell’Ucraina».
La risposta di Mosca
Vicepresidente del Senato russo, Konstantin Kosachyov: la centrale nucleare di Zaporizhzhia non può essere restituita all’Ucraina poiché Kiev non è in grado di garantirne la sicurezza. «L’unico modo per garantire la sicurezza della centrale nucleare è il controllo al 100% della sua attività. Data l’operazione militare speciale, le autorità ucraine non sono in grado di fornire questo tipo di controllo per definizione. Visti i continui attacchi altamente irresponsabili alla centrale nucleare di Zaporizhzhia da parte delle forze ucraine, non c’è dubbio che l’accesso da parte di qualsiasi persona non autorizzata ai locali della centrale nucleare rischia ulteriori provocazioni. Quindi no e ancora no».
Richiesta di smilitarizzazione dell’impianto
Quanto alla richiesta del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, di smilitarizzazione dell’impianto… risponde l’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite, Vasyl Nebenzia: «La smilitarizzazione dell’impianto potrebbe renderlo vulnerabile per quelli che intendono visitarlo. Nessuno sa quali possano essere i loro obiettivi. Non possiamo escludere nessuna provocazione, attacco terroristico contro la centrale che dobbiamo proteggere. L’impianto non dovrebbe essere usato come parte di nessuna azione militare, è invece necessario raggiungere urgentemente un accordo a livello tecnico per stabilire un perimetro di sicurezza e di smilitarizzazione per garantire la sicurezza della regione».
Il capo dell’agenzia atomica internazionale, Rafael Grossi, nella riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha dichiarato: «Questo è un momento serio e grave e l’Aiea deve essere autorizzata a condurre una missione a Zaporizhzhya il più presto possibile». Vi potrebbero essere conseguenze catastrofiche se continuano i combattimenti intorno alla centrale nucleare più grande d’Europa.
Disinformazione e fake news
Il Guardian segnala che NewsGuard, una società con sede a New York che studia la disinformazione online, ha identificato 250 siti Web che diffondono attivamente la disinformazione russa sulla guerra, con dozzine di nuovi aggiunti negli ultimi mesi. Questi siti sembrano far parte di uno sforzo concertato per aggirare gli sforzi dell’Unione Europea per bloccare la propaganda russa e la disinformazione sulla guerra. Le affermazioni su questi siti riportano accuse secondo cui l’esercito ucraino ha organizzato alcuni mortali attacchi per generare sostegno globale; che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sta simulando apparizioni pubbliche; che i rifugiati ucraini stanno commettendo crimini in Germania e Polonia.
Alcuni dei siti si presentano come think tank o organi di informazione indipendenti. Circa la metà sono in inglese, altri sono in francese, tedesco o italiano. Potrebbero anche creare «siti dormienti», ovvero siti che si costruiscono lentamente un pubblico attraverso post innocui o non correlati e quindi passano alla propaganda o alla disinformazione.
YouTube resta accessibile
Le grandi piattaforme social, da Facebook a Instagram a Twitter a Google News, sono cadute sotto la censura russa. È sufficiente chiamare «guerra» la cosiddetta «operazione speciale» di Putin per essere puniti con 15 anni di carcere. Questa volta, la cortina di ferro è digitale. Tutte voci messe a tacere, tranne Telegram e YouTube, uno dei pochissimi canali occidentali ancora attivo nel Paese.
Cnn, una montatura la versione russa su prigione Olenivka
Secondo una inchiesta della CNN, «La versione russa sull’attacco del 29 luglio alla prigione di Olenivka in cui sono morti 53 prigionieri di guerra ucraini, per la maggior parte del battaglione Azov, è molto probabilmente un’invenzione». L’inchiesta è basata sull’analisi di video e fotografie, immagini satellitari, e sul lavoro di esperti forensi e di armi. Secondo gli specialisti la mancanza di accesso rende impossibili conclusioni definitive, ma la maggior parte dei segnali indica che nel centro di detenzione c’è stato un incendio intenso e, secondo diversi testimoni, non si è sentito il rumore di un razzo in arrivo.
La guerra del grano
Sale a 14 il numero totale di navi in partenza dall’Ucraina, nel quadro dell’accordo sui corridoi sicuri per l’export di grano. Altre quattro navi con 133.000 tonnellate di grano, mais e farina di girasole hanno lasciato i porti dell’Ucraina. Sono dirette in Corea del Sud, ad Istanbul, Tekirdag ed Iran.
Una nave cargo arriverà oggi nel Porto di Ravenna con 15 mila tonnellate di semi di mais provenienti da Odessa.