
Un momento oscuro si profila sia per David che per Saul, anche se l’inizio della vicenda sembrerebbe roseo.
Quanto narrato nel cap. 26 del primo libro di Samuele sembra infatti un replay: David nuovamente trova Saul indifeso e nuovamente lo risparmia, portando via degli oggetti a dimostrare che avrebbe potuto facilmente ucciderlo. Può essere una seconda tradizione che si alterna alla prima in cui l’oggetto asportato era un lembo del mantello di Saul.
Sia come sia, nel testo così come si presenta la situazione non è identica. David si mostra più deciso nei confronti dei suoi uomini nel rifiutare di levare la mano contro l’unto del Signore. L’incontro col nemico inerme non è più accidentale, ma voluto da David allo scopo di dimostrare al re le sue intenzioni pacifiche nei suoi confronti. I due episodi speculari hanno al centro, come fulcro, l’incontro con Abigail, che evidentemente cambia la vita a David: gli insegna a reprimere il suo istinto più sanguinario ed a concedere più facilmente il perdono.
David alleato dei filistei
Non si direbbe però che David avesse avuto un gran miglioramento, visto il seguito della storia.
Dopo il cap. 26, Davide non si incontrerà più con Saul: è questa l’idea fondamentale degli ultimi cinque capitoli del primo libro di Samuele. Davide passa ai filistei, spiega l’autore, come estrema risorsa per salvarsi dalla persecuzione di Saul, ma sempre senza combattere contro Israele, solo contro altri popoli nemici, di cui non lascia sopravvissuti perché non possano riferire le manovre di Davide ai filistei (27,8-11). Non fidandosi di Saul, infatti, David si mette al seguito di Akis re filisteo, fingendo di essere un traditore di Israele. Inizia però a compiere azioni di guerra contro altri nemici del suo popolo, come gli amaleciti, facendo credere al suo alleato di combattere contro Israele ed uccidendo tutti i possibili testimoni per non far scoprire il proprio stratagemma. Il bisogno di sopravvivenza di David lo porta ad essere spietato e ad infliggere sofferenze inammissibili anche ad innocenti…
Questa condotta non certo encomiabile presenta David nel suo peggiore aspetto. Si è lasciato travolgere dalle circostanze divenendo inumano. Sarà nel momento più tenebroso che la sofferenza lo riporterà a Dio:
E David fu molto angosciato perché la gente parlava di lapidarlo, avendo tutti l’animo amareggiato, ciascuno a motivo dei suoi figli e delle sue figlie; ma David si fortificò nel Signore, suo Dio (30,6).
Travolto dalle difficoltà, David mette nuovamente Dio al centro della sua visione e scende in campo per inseguire gli Amaleciti che hanno distrutto Ziklag, ma non prima di aver “consultato il Signore” per mezzo del sacerdote Ebiatar (30,7). Manifesta in questo modo che le sue decisioni non derivano più dai pensieri del suo cuore (27,1), ma dalla conoscenza del volere divino.