Tra il primo e il secondo decennio del Trecento, Dante Alighieri è forse alla Verna e la immortala nel suo Paradiso (XI, 106 ss.), così cantando il mistero delle Stimmate di S. Francesco:
«Nel crudo sasso intra Tevero e Arno
da Cristo prese l‘ultimo sigillo,
che le sue membra due anni portarno».
Non esiste prova alcuna che il Sommo Poeta sia stato personalmente alla Verna. Sappiamo però che nel 1307, dopo aver lasciato la Lunigiana, Dante si trasferì nel Casentino, dove fu ospite dei conti Guidi, conti di Battifolle e signori di Poppi, e fu lì che iniziò a comporre la cantica dell’Inferno (salvo avere forse cominciato la stesura dei primi sette canti a Firenze prima dell’esilio).
L’Epistola a Moroello Malaspina
Dal Casentino scrisse la Epistula IV, indirizzata a Moroello Malaspina e contenente la canzone Amor, da che convien pur ch’io mi doglia. Sia il testo della lettera che quello della poesia mostrano che il poeta soggiornava vicino alle sorgenti dell’Arno (ossia in Casentino, forse nel castello di Pratovecchio). Così Dante nella canzone descrive il luogo in cui dimora:
«Così m’hai concio, Amore, in mezzo l’alpi,
ne la valle del fiume
lungo il qual sempre sopra me se’ forte» (Rime CXVI vv. 61-63).
Dante sta parlando della valle dell’Arno, «in mezzo l’alpi». Nella lettera al marchese Moroello Malaspina, che accompagna la canzone, ribadisce:
«Epistula IV domino Moroello marchioni Malaspina … cum primum pedes iuxta Sarni fluenta securus et incautus defigerem». Ovvero:
«Epistola IV al signor marchese Moroello Malaspina … appena sicuro e incauto misi piede presso le correnti dell’Arno» [Sarnus è il nome aulico che il poeta dà all’Arno nelle sue opere in latino].
Le epistole per la discesa di Arrigo VII (1311)
Un’altra possibilità si ebbe nella primavera del 1311, quando Dante datava «in finibus Tusciae sub fontem Sarni», cioè dal Casentino, ai confini della Toscana, presso la sorgente dell’Arno, due famose epistole per la discesa di Arrigo VII in Italia.
Così infatti suggella l’epistola VI, indirizzata ai fiorentini:
«Scriptum pridie Kalendas Apriles in finibus Tuscie sub fontem Sarni, faustissimi cursus Henrici Cesaris ad Ytaliam anno primo».
«Scritto il 31 marzo [1311] ai confini della Toscana, alla sorgente dell’Arno, il primo anno della faustissima venuta dell’Imperatore Arrigo in Italia».
E la VII, indirizzata a Arrigo VII:
«Scriptum in Tuscia sub fonte Sarni xv Kalendas Maias, divi Henrici faustissimi cursus ad Ytaliam anno primo».
«Scritto in Toscana alla sorgente dell’Arno, il 17 aprile [1311], l’anno primo della faustissima venuta in Italia del divo Enrico».
Una possibilità
Dagli stessi scritti di Dante si desume che ebbe almeno la possibilità di visitare la Verna quando si trovò in Casentino. Non è certo che l’abbia fatto, ma non si può neppure escludere. La domanda se Dante sia stato di persona alla Verna è forse destinata a rimanere priva di risposta univoca. Certo è che della Verna ha detto più lui in un solo verso del Divino Poema che non gli scrittori che vi hanno versato sopra fiumi di inchiostro.