Lettura continua della Bibbia. Luca: dalla Trasfigurazione al realismo della vita

Dalla Trasfigurazione al realismo della vita
Gesù e il bambino. Immagine da me realizzata con AI tramite https://creator.nightcafe.studio/studio

Gesù ha appena tracciato davanti ai discepoli quella che sarà la via della croce. Ci sarà, veramente, un’anticipazione della gloria futura: la Trasfigurazione (9,28-36) ha proprio questo scopo, e ne beneficeranno alcuni (Pietro, Giacomo e Giovanni) che con essa vedranno il Regno di Dio (9,27), però dalla Trasfigurazione siamo rimandati al realismo della vita che è tutt’altro che esaltante.

La Trasfigurazione

L’episodio della Trasfigurazione suggella la rivelazione di sé che Gesù sta dando ai discepoli; ma l’unica cosa che i tre prescelti comprendono è che è bello per loro essere lì! È bello, davvero, ma non potranno passare la vita sul Tabor, la fatica del vivere riporta sempre a valle. È quello il luogo della quotidianità; è anche il luogo della croce.

Di questo, precisa Luca, parlavano Mosè ed Elia, la testimonianza cioè della Legge e dei Profeti: dell’esodo, cioè della Pasqua di Gesù che avverrà in Gerusalemme. E l’ascolto del Figlio, chiesto dal Padre, riporta sulla via di Gerusalemme: l’ottavo giorno che è la domenica giorno del Signore, lo squarcio di luce celeste simboleggiato dal bianco sfolgorante, l’ombra della nube che indica la presenza di Dio, la proclamazione solenne della Voce: tutto questo è un anticipo di gloria il cui ricordo sostiene nel cammino, ma quando tutto si dissolve rimane, a noi, Gesù solo.

Il realismo della vita

Dalla Trasfigurazione siamo rimandati, continuamente, al realismo della vita. Non vedremo, noi, la sua gloria in questa terra, ma l’umiltà della carne: e la carne di Cristo, ci ripete continuamente papa Francesco, sono i poveri. Un esempio è, subito, il ragazzo straziato dallo spirito del male (9,37-43); poi il bambino, come modello di piccolezza e di minorità (9,46-48).

L’episodio che segue è imbarazzante: Giovanni, in questo unico brano in cui compare da solo, si fa protagonista di un atto di intolleranza nei confronti di qualcuno che, pur conoscendo il Cristo, non si è fatto suo diretto discepolo. Ci sembra impossibile che coloro che sono stati a così stretto contatto con lui non siano stati capaci di comprendere meglio la sua natura e le caratteristiche stesse del loro ministero. Ci sembra forse che noi al loro posto avremmo fatto di meglio…

No all’autovalorizzazione

Naturalmente, no: per noi è più facile, forse, comprendere certe cose perché siamo già oltre la Pasqua, ne abbiamo la luce; i discepoli camminavano ancora a tentoni… E quante tentazioni ci minacciano, l’egocentrismo di gruppo e di cerchia esclusiva, quasi che la nostra identità possa avere la peggio nel confronto con gli altri, mentre il dialogo non consiste nell’assumere le idee altrui perdendo le proprie, ma nel riconoscere reciprocamente la ricchezza, poca o molta che sia, di cui tutti sono in qualche modo portatori!

Gesù, come il bambino, si fa piccolo ed escluso come via per divenire grandi ed inclusivi, insegnandoci ad abbandonare la ricerca del potere personale e della autovalorizzazione. Chi vuole affermare il proprio io o il proprio noi (Lc 9,54-55) non viene lodato da Gesù. La scelta della sequela deve essere radicale (9,57-62), senza compromessi con le sicurezze umane, con un passato ormai morto e con le nostalgie di una vita sicura.