
Saulo non è un fanatico, perché i fanatici non ragionano. Saulo è un uomo portato ad impegnarsi in ciò che crede: credeva fermamente nei valori del fariseismo, li osservava fedelmente e pretendeva che non fossero ostacolati o trasgrediti da altri. Quei valori, creduti in buona fede, lo portavano ad essere un persecutore. Adesso crede nei valori cristiani. Quei valori, che egli abbraccia con tutto il cuore, non sono un’astrazione: sono una Persona, Cristo. A Cristo Saulo aderisce con tutto il cuore, e lo annuncia con forze rinnovate.
«Saulo intanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo».
Lo può ben fare, perché anche Saulo è un maestro della Legge e conosce a menadito la Parola di Dio, tutta quanta. Ma in questo modo, da persecutore diviene perseguitato.
Fuga in una cesta
«Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei deliberarono di ucciderlo, ma Saulo venne a conoscenza dei loro piani. Per riuscire a eliminarlo essi sorvegliavano anche le porte della città, giorno e notte; ma i suoi discepoli, di notte, lo presero e lo fecero scendere lungo le mura, calandolo giù in una cesta».
Il tempo passa, Luca parla di giorni ma si tratta di quasi tre anni. È un tempo in cui Saulo rischia la vita: «i Giudei fecero un complotto per ucciderlo ma i loro piani vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte della città di giorno e di notte per sopprimerlo; ma i suoi discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta».
La tacita persecuzione (non ci sono gli elementi per farlo ufficialmente) conduce Saulo, ridotto da persecutore a perseguitato, in una condizione grottesca, costringendolo ad una fuga tanto ignominiosa quanto ridicola. Ma né il pericolo né il ridicolo lo abbattono. Accetta tutto. È come un fuggitivo che Saulo torna a Gerusalemme.