
Da Adamo a Noè. Il capitolo 5 di Genesi ci riporta alla tradizione Sacerdotale, con una genealogia che ci conduce dal primo uomo creato al primo uomo dell’umanità rigenerata. Poiché ci troviamo davanti una lista abbastanza arida di dieci nomi, dobbiamo chiederci quale sia il senso delle genealogie, così frequenti nella Bibbia. Sviluppo questo tema riproponendo alcune pagine delle mie vecchie dispense.
Il discorso può risultare abbastanza pesante, ma anche le genealogie hanno la loro funzione e non si possono tralasciare. Noi siamo individualisti e per descrivere la nostra identità non riportiamo più neppure il nome del padre, ma nella società antica l’identità del singolo individuo era rappresentata dai suoi antenati.
Un genere letterario
Le genealogie rappresetano un genere letterario particolare, ma la genealogia del cap. 5 di Genesi ha un effetto singolare: stabilisce infatti che se Adamo, creato a immagine di Dio, genera un figlio a propria immagine, di padre in figlio ogni uomo che nasce è ad immagine di Dio. Ovvero, la generazione umana non attutisce, ma perpetua quella immagine e somiglianza che Dio ha impresso nell’adam.


L’età decresce con il peccato


Il simbolismo

Da Adamo a Noè: tre diverse versioni
Le nostre traduzioni della Bibbia si sono sempre basate sul codice Petropolitanus, il manoscritto completo più antico del testo ebraico. Tuttavia esiste anche una versione rappresentata da manoscritti del XIII (Pentateuco Samaritano, contenente anche il libro di Giosuè), che ha avuto una storia indipendente di trasmissione del testo. Inoltre, la versione dei Settanta è una traduzione greca antichissima compiuta probabilmente su varianti del testo biblico. Ebbene, queste due versioni danno numeri diversi rispetto al testo ufficiale ebraico:

Da Adamo a Noè: una fase di transizione

Enoch camminò con Dio


