Esiste un ruolo salvifico dell’uomo nei confronti del mondo animale in stretta dipendenza dalla salvezza operata da Cristo, Verbo incarnato, redentore del Creato.
Il nuovo Adamo, Cristo, redentore del Creato
Il peccato dell’uomo ha infranto l’armonia creazionale ed ha ferito il progetto originario di Dio sul creato. L’uomo è stato creato a immagine del Figlio di Dio e la redenzione dell’uomo avviene attraverso l’intima unione fra l’uomo e Cristo, il Figlio obbediente. Come Cristo rende l’uomo veramente uomo, così l’uomo dovrebbe rendere l’animale, ogni animale selvatico o domestico, veramente se stesso, in un rapporto edenico restituito alla salvezza, ai nuovi cieli e alla nuova terra in cui gli animali saranno la compagnia dell’umanità rinnovata in Cristo.
La redenzione, infatti, è estesa quanto la creazione, e Gregorio Nisseno arriva a dire che in Cristo tutta la creazione diviene un solo corpo (S. Gregorio Nisseno, In Illud, PG 40, 1317c). L’uomo può essere considerato la cerniera – fibula, come si esprime S. Bonaventura – fra la realtà spirituale e la realtà materiale. L’uomo infatti è il custode del giardino, della Casa comune; unito al suo Redentore, può portare a compimento il suo originario compito verso il creato.
L’uomo deve ritrovare l’armonia con la creazione ed esserne «signore» non nel dominio, ma nel servizio. Questo afferma la parola evangelica di Gesù che dice: «Io, il Signore, sono tra voi come colui che serve». Solo chi fa ordine dentro di sé, solo chi è pacificato, chi è incorporato al nuovo Adamo che è il Cristo, può riordinare anche la realtà e ricondurla a Cristo.
Gli animali riconoscono l’uomo rigenerato dalla grazia, l’uomo rinnovato nel cuore che ha deposto violenza, aggressività e spirito di dominio, l’uomo che non sevizia e non uccide, come scriveva Isacco di Ninive:
«L’umile si avvicina alle bestie feroci, e appena il loro sguardo si fissa su di lui, la loro brutalità si placa; e si avvicinano e si uniscono a lui come al loro signore e fanno festa con la loro coda e leccano le sue mani e i suoi piedi. Infatti sentono che da lui [esce] quell’odore che emanava da Adamo prima della trasgressione del comandamento» (Isacco di Ninive, Un’umile speranza, a cura di S. Chialà, Magnano (BI) 1999, 179).