
Introduciamo una terza parola del nostro Incipit biblico: il verbo bara’ ossia creò. Nell’immagine qui sopra è la parola centrale, quella scritta in rosso, e l’ordine è questo, da destra a sinistra: bereshîth bara’ ‘Elohîm, «in principio creò Dio… [i cieli e la terra]». Siamo di fronte ad un concetto rivoluzionario, quello di creazione. Teniamo presente che:
- Nelle cosmogonie pagane la materia grezza e informe, il caos, esiste ab aeterno e da esso nascono gli dèi; in Genesi 1, tutto è creato da Dio.
- Nelle cosmogonie gli elementi primordiali sono personificati (l’abisso di acque dolci e l’abisso di acque salate, il cielo e la terra, e così via) e sono sessualmente differenziati; in Genesi solo Dio ha vita propria, ha caratteristiche personali ed è al di là della specificazione sessuale: la fonda, ma non ne è coinvolto.
- Nelle cosmogonie assistiamo sempre ad una teomachia o guerra degli dèi; in Genesi manca ogni lotta, tutto è docile nelle mani di Dio. tutto è buono come esce dalla sua Parola.
- Nelle cosmogonie le forze della natura sono divinizzate; in Genesi sono presenti, le troveremo, ma sono solo creature.
Che cosa significa «creare»?

Che cosa significa, dunque, creare? Quale è l’originalità biblica?
I modelli di formazione del mondo nelle antiche culture sono sostanzialmente quattro.
Formazione mediante generazione e lotta
- Formazione mediante generazione. Il mondo si origina mediante l’unione di un principio maschile con uno femminile. Si può trattare del cielo e della terra, oppure dell’abisso delle acque dolci con l’abisso delle acque salate come nell’Enuma Elish. Nella cosmogonia fenicia di Filone di Biblos (I secolo a.C.), in principio l’aria tenebrosa (ruach) si unisce al mare tenebroso (chaos) generando Mot, l’uovo cosmico che contiene tutti i germi degli esseri che compongono il mondo; schiudendosi, farà uscire gli astri, i venti, le nubi, le piogge… Questa concezione è la più estranea all’uomo biblico.
- Formazione mediante lotta. Questo modello appartiene a molti miti; abbiamo visto Enuma Elish IV,129-140. Per ricordarlo, cliccare QUI.
- Formazione mediante una attività. Dio «fa» l’uomo plasmandolo con terra, fango o argilla (Gen 2,7). Questo tipo di formazione appartiene ai miti sumerici e babilonesi (creazione di Enkidu ad opera della dea Aruru, Epopea di Gilgamesh I, 2,34, e altri miti o testi rituali). Miti simili si trovano anche nella cultura egiziana, in relazione al dio vasaio Khnum.

Anche in Genesi 1, benché Dio crei con la Parola, affiora il verbo «fare» a lui riferito (1,6-7.14-18.24-25): ma nel pensiero biblico significa solo che il creato non dipende dal caso, ma è opera dell’azione divina.
Creazione mediante la Parola
4. Creazione mediante la Parola. È il modello più specificatamente biblico, anche se compare in alcuni testi egiziani (Racconto della creazione operata da Atum: Atum crea gli uomini pronunciando i loro nomi; La sconfitta del dragone e la creazione: la creazione avviene attraverso formule magiche; Teologia di Menfi: Ptah dà la vita agli dèi elaborando il progetto nel cuore e poi esponendolo a voce). Presso i sumeri l’idea della creazione mediante la parola è desunto dal tema dell’efficacia del comando di un re.
Nelle cosmogonie troviamo dunque qualche traccia dell’esecuzione di un comando pronunciato da un dio. quello che manca completamente in esse è l’idea della creazione dal nulla.
La creazione ex nihilo

Nella Bibbia manca il linguaggio filosofico, come ne manca anche l’elaborazione concettuale. Il pensiero biblico non è di tipo astratto, filosofico; gli uomini della Bibbia non hanno sviluppato una filosofia, ma una sapienza, cioè una riflessione pratica sui problemi della vita, non un’astrazione sui massimi sistemi del mondo. Non si interrogano sulla natura delle cose, ma su come rapportarsi ad esse.
L’esplicitazione del concetto di creazione ex nihilo (dal nulla) appartiene al linguaggio filosofico, e non concerne il mondo biblico. Si tratta di una riflessione che si sviluppa solo tardivamente, quando Israele, nella diaspora, viene a contatto con il mondo greco.
Il concetto esplicito di creazione ex nihilo affiorerà nella Bibbia solo in epoca ellenistica, nel primo secolo a.C., con il II libro dei Maccabei, quando il mondo semitico sarà venuto a contatto con le categorie mentali della filosofia greca. In II Mac 7,28, la madre dei sette fratelli martiri, per incoraggiare uno dei figli a persistere nella fede dei padri, lo supplica: «Ti prego, figliolo, guarda il cielo e la terra e osserva tutte le cose che sono in essi. Sappi che non da cose esistenti Dio le ha fatte e che anche il genere umano è stato fatto allo stesso modo». Il verbo usato, qui, non è «creare», ma «fare», verbo di azione generica; tuttavia, l’accento è posto sul fatto che nessuna cosa esisteva prima dell’atto creatore di Dio.
Esiste però nell’ebraico biblico un verbo, bara’, che indica esclusivamente questa azione divina di chiamare le cose all’esistenza, anche se di per sé non esplicita il concetto filosofico di creazione dal nulla. Questo concetto però è richiesto dal contesto, visto che è Dio che crea il cielo e la terra informe, la luce e le acque, e nessun elemento preesiste a questa creazione.
Solo Dio crea

Il verbo tecnico che in ebraico si riferisce a questa azione divina di chiamare le cose all’esistenza è il verbo, di cui stiamo parlando in Gn 1,1, bara’.
Questo verbo ricorre 48 volte nell’Antico Testamento ed ha sempre per soggetto Dio. Lo si trova raramente nei testi preesilici (quelli precedenti all’esilio babilonese del 586 a.C.), mentre appare legato all’ambiente sacerdotale a partire dal tempo dell’esilio.
Nei pochi testi preesilici che lo usano (in particolare, Es 34,10; Nm 16,30) il verbo non si riferisce alla creazione ma ad un evento storico straordinario operato da Dio.
Ricorre, poi, soprattutto
- Nella tradizione sacerdotale (P) di Genesi: 1,1.21.27; 2.3.4a; 5,1.2; 6.7
- Nel Deutero-Isaia, scritto del tempo dell’esilio (15 volte) e nel Trito-Isaia, scritto post esilico (4 volte)
- Nei salmi del periodo esilico (51,12; 89,13.48; 102,19; 104,30; 148,5)
- In Ezechiele, profeta del tempo dell’esilio (21,35; 28,13,15)
- In Dt 4,32
- Infine, in Am 4,13; Mal 2,10; Qoh 12,1.
Il verbo indica un’azione è esclusivamente divina. Non dice niente della modalità della creazione, ma solo della qualità divina, dell’incomparabilità dell’azione di Dio nella creazione, nella storia e nella nuova creazione escatologica.