
Mi hanno chiesto chiarimenti su di un argomento molto particolare, il rapporto tra cosmologia e religione. Ne abbozzo velocemente alcune linee.
La cosmologia (dal greco κόσμος / ordine e λόγος / discorso) è una branca della filosofia che si occupa della struttura e delle leggi che regolano l’universo concepito come un insieme ordinato: spazio, tempo, materia. Quindi, dell’universo materiale.
La cosmologia ha, tuttavia, un rapporto naturale con la religione, perché l’umanità ha da sempre trovato spontaneo chiedersi quale sia l’origine degli elementi che fanno parte del mondo in cui viviamo, e verso quale fine andrà il mondo stesso. A queste domande la scienza non può rispondere, avendo solo i mezzi per esaminare ciò che cade sotto i sensi (e gli strumenti scientifici) e non ciò che può andare al di là di essi. Nell’arco della storia si sono quindi sviluppati diversi tipi di cosmologia.
Tipi di cosmologie
Nella cultura occidentale sono esistiti tre tipi di cosmologie:
- mitico-religiose,
- filosofiche e teologiche,
- scientifiche.

Le cosmogonie
I miti rappresentano i primi tentativi umani di fornire un senso al mondo; ogni popolo ha i propri, basati sulla divinizzazione delle forze naturali. Si tratta di racconti delle origini (cosmogonie) che cercano di spiegare la natura del cosmo, non secondo principi scientifici ma secondo le apparenze naturali.
Fa eccezione la Bibbia, che segue il processo esattamente opposto: non divinizza gli elementi di questo mondo, ma li demitizza e li riconduce allo status di creature rispetto ad un unico Creatore.
Le filosofie e la filosofia cristiana

La cosmologia filosofica invece inizia coi filosofi ionici nel VII-VI secolo a.C. Le varie correnti filosofiche hanno una propria cosmologia: platonica, aristotelica ecc., fino ad arrivare alla filosofia cristiana medievale ed alle correnti filosofiche moderne.
È solo a fine Settecento e nell’Ottocento che la cosmologia si stacca dalla filosofia per divenire cosmologia scientifica, basata sull’osservazione dei dati resa ormai possibile dai telescopi ed altri strumenti sempre più potenti.
Cosmologie scientifiche: Lemaître ed Einstein

La teoria oggi dominante è quella che fu chiamata scherzosamente Big Bang e che fu sistematizzata, a partire dal 1927, proprio da un sacerdote cattolico belga, il fisico Georges Lemaître (Charleroi 1894 – Lovanio 1966), il quale ipotizzò che l’allontanamento delle nebulose fosse dovuto all’espansione del cosmo. Einstein invece rifiutò la teoria di Lemaître, perché considerava immutabile l’universo. Anni dopo riconobbe che era stato uno degli errori più grandi della sua vita.
Nel 1931 Lemaître ipotizzò anche che l’espansione in corso nel cosmo esigesse, andando indietro nel tempo, una sua progressiva contrazione fino a raggiungere il punto in cui esso non si può ulteriormente contrarre, che chiamò «l’atomo primitivo» (nel senso etimologico per cui l’atomo è l’indivisibile), prima del quale lo spazio e il tempo non esistono. Stimò che l’età dell’universo risalisse a 10 – 20 miliardi di anni, e ciò risulta in accordo con le stime attuali. Come si vede, la teoria del Big Bang non contraddice affatto la fede in un Dio creatore, perché rimanda comunque alla domanda: da dove viene l’atomo primitivo?
Una teoria alternativa, rifacentesi al principio di Einstein della conservazione dell’energia e della materia, propone un modello di universo stazionario senza inizio né fine, senza evoluzione e con una formazione continua di materia.
Cosmologia e religione: I confini della scienza
Queste teorie propongono spiegazioni sulle modalità di formazione e di struttura del cosmo, ma questi sono anche i loro limiti. Afferma ad esempio l’astrofisico Paul Davies: «Per quanto le nostre spiegazioni scientifiche possano essere coronate dal successo, esse incorporano sempre certe assunzioni iniziali. Per esempio, la spiegazione di un fenomeno in termini fisici presuppone la validità delle leggi della fisica, che vengono considerate come date. Ma ci si potrebbe chiedere da dove hanno origine queste leggi stesse. Ci si potrebbe perfino interrogare sulla logica su cui si fonda ogni ragionamento scientifico. Prima o poi tutti dobbiamo accettare qualcosa come dato, sia esso Dio, oppure la logica, o un insieme di leggi, o qualche altro fondamento dell’esistenza» (La mente di Dio, Mondadori, Milano 1993, p. 5). Inevitabile dunque che vi siano legami con domande relative all’origine e al fine ultimo dell’universo. Ad esse risponde la cosmologia teologica.
La cosmologia biblica

Gli uomini della Bibbia hanno del mondo la stessa immagine che caratterizza i popoli presso cui vivevano. Quella di un mondo tripartito, in cui la terra emersa, piatta, sovrasta l’abisso delle acque inferiori ed è circondata dal mare; delle colonne sorreggono il firmamento ossia il cielo stellato, immaginato come una volta ricurva e lucida in cui sono incastonate le stelle; sopra il firmamento si trovano le acque superiori, cioè i depositi di pioggia, neve, brina, grandine, da cui escono le precipitazioni quando vengono aperti.
La differenza profonda con le altre cosmologie consiste nella concezione dell’origine del mondo. Mentre nelle cosmogonie pagane in principio c’è la materia, nella cosmogonia biblica in principio c’è Dio ed è Lui che crea la materia e la ordina conferendole l’autonomia di svilupparsi secondo le proprie leggi.
Bibliografia
Antonio Bonora, Cosmo, in Nuovo Dizionario di Teologia Biblica edizioni Paoline 1988, pp. 322-340
Saturnino Muratore, L´evoluzione cosmologica e il problema di Dio, Oberon 1993
Alberto Masani, La cosmologia nella storia, fra scienza, religione e filosofia, La Scuola 1996
Gustave Martelet, Evoluzione e creazione. Dall’origine del cosmo all’origine dell’uomo, Jaca Book 1998
Marco Bersanelli, Il grande spettacolo del cielo, Sperling & Kupfer 2018