La Bibbia dall’ABC. Confronto con i miti mesopotamici

Gilgamesh e il serpente che gli ruba la pianta della vita. Fonte immagine: https://it.cleanpng.com/png-d9bcxa/download-png.html

È innegabile una comunanza di linguaggio e di immagini del racconto biblico della caduta con il mondo del mito: era la cultura dell’epoca, il normale modo di parlare. Vediamone il confronto con i miti mesopotamici.

Mito di Adapa (Biblioteca di Assurbanipal)

Il dio Ea dà ad Adapa, suo figlio e sacerdote, la scienza dei segreti del cielo e della terra, ma non il dono della vita eterna. Anu, il dio supremo, chiama Adapa perché questi ha spezzato le ali del Vento del Sud che gli aveva rovesciato la barca da pesca. L’assenza di vento causa lo stravolgimento dei cicli naturali, perciò Anu convoca Adapa alla sua presenza. Ea, per proteggerlo, gli ordina di non prendere né cibo né bevanda. Però Anu, ritenendo che Adapa fosse troppo sapiente per essere un uomo, aveva pensato di dargli il pane dell’immortalità. Adapa lo rifiuta, e così rimane un povero mortale.

Il testo più antico che riporta questo mito risale al XIV secolo a.C. e precede quindi il racconto biblico scritto di molti secoli. È evidente una certa analogia: l’accesso alla sapienza divina ma non all’immortalità rappresentata da un cibo.

La pianta della vita (dal poema di Gilgamesh, Tavola XI)

Gilgamesh, per conquistare l’immortalità, compie un lungo viaggio e incontra il suo antenato Utnapishtim (l’equivalente babilonese di Noè), che gli indica una pianta che cresce sul fondo del Mare delle acque della morte. questa pianta si chiama Il vecchio ridiventa giovane. Ma durante il viaggio di ritorno un serpente esce dall’acqua, ruba l’erba e scompare: addio alla speranza dell’immortalità.

Analogie

Tra questi miti e il racconto biblico notiamo alcune immagini comuni:

  • la pianta della vita o il cibo della vita
  • il serpente
  • l’onniscienza a portata di mano dell’uomo
  • la prospettiva della vita eterna, che però svanisce.

Aggiungiamoci, anche se non presenti in questi miti, le immagini dei cherubini che provengono dalla cultura mesopotamica.

Differenze

Accanto a somiglianze superficiali, notiamo differenze profonde:

  • Nei miti mesopotamici non c’,è, nelle intenzioni divine, un progetto originale di vita eterna per l’uomo; l’uomo è nato mortale, e la possibilità di vita eterna a volte gli si offre ma subito scompare.
  • Il narratore biblico si pone il problema del male e della sofferenza e dà una risposta che tiene conto dell’esistenza, nell’uomo, di un male morale. I miti mesopotamici attribuiscono la dinamica degli avvenimenti al capriccio degli dei, e non all’atteggiamento interiore dell’uomo.