
La conclusione dei Cantico dei Cantici è costituita da alcuni frammenti diversi, che cantano la difesa di una sorella più giovane, e la vigna favolosa di Salomone.
Cantico dei Cantici: Conclusione. Il testo
La sorella minore
8 8Una sorella piccola abbiamo,
e ancora non ha seni.
Che faremo per la nostra sorella,
nel giorno in cui se ne parlerà?
9Se fosse un muro,
le costruiremmo sopra un recinto d’argento;
se fosse una porta,
la rafforzeremmo con tavole di cedro.
10Io sono un muro
e i miei seni sono come torri!
Così sono ai suoi occhi
come colei che ha trovato pace!
La vigna del re Salomone
11Una vigna aveva Salomone in Baal-Hamòn;
egli affidò la vigna ai custodi;
ciascuno gli doveva portare come suo frutto
mille sicli d’argento.
12La vigna mia, proprio mia, mi sta davanti:
a te, Salomone, i mille sicli
e duecento per i custodi del suo frutto!
Ultime aggiunte: invocazioni
13Tu che abiti nei giardini
– i compagni stanno in ascolto –
fammi sentire la tua voce.
14«Fuggi, mio diletto,
simile a gazzella
o ad un cerbiatto,
sopra i monti degli aromi!».
Conclusione: la sorella minore
I fratelli si presentano, come all’inizio del Cantico, come i difensori della verginità della sorella minore, i responsabili del suo destino. Se fosse un muro, se avesse una resistenza da opporre, la abbellirebbero con una merlatura di argento. Se fosse una porta, se fosse dotata di apertura e intraprendenza, la bloccherebbero con tavole di cedro.
La ragazza oppone loro la propria saggezza e indipendenza con una dichiarazione di affrancamento provocatoria nell’ambiente patriarcale dell’antico Oriente. Si definisce un muro non disposto ad essere ingentilito e piegato. Lei vive per il suo Diletto, e nessun altro glielo può impedire, né approfittarsi di una sua immaturità. Si sente adulta: l’amore del Diletto l’ha maturata.
Ella è ormai matura per l’amato: è colei che dona pace cioè felicità (gioco di parole con il nome Sulammita) oppure che ha incontrato la pace arrendendosi e stringendo alleanza con lo sposo.
La vigna del re Salomone
Il secondo frammento è forse legato esteriormente al primo dall’aggancio Shalom – Salomone, con cui introduce la parabola della vigna di Ba‘al–Hamon (=Signore della moltitudine, Signore della ricchezza). La località ignota, allusiva all’harem del re oppure alla sua ricchezza, viene custodita con grande dovizia di mezzi, che sembra contraddire alla purezza dell’alleanza con il vero Signore, il Dio di Israele. Infatti l’unico bene che conta per il Diletto è la sua unica vigna cioè la donna amata, per la quale egli è ben lieto di lasciare al re i suoi mille pezzi d’argento con gli interessi. Si riprende, così, il tema iniziale della vigna, che la fanciulla aveva confessato di non aver custodito, ma che adesso è al sicuro nella sua appartenenza al Diletto.
Invocazioni reciproche
Il Cantico si conclude con l’invocazione dello sposo perché oda la voce della signora dei giardini e con l’invocazione della sposa all’amato, come gazzella o cerbiatto, perché corra all’incontro amoroso. Non c’è stasi nell’amore.
“E lo Spirito e la Sposa sospirano: Vieni!” (Ap 22,17).
Nel Targum
Nel Targum troviamo una bellissima conclusione:
«In quell’ora gli anziani dell’Assemblea di Israele dirà: “Fuggi, mio amato, Signore del Mondo, da questa terra corrotta, e lascia che la tua Presenza dimori nel cielo più alto. Ma nei momenti di difficoltà, quando ti preghiamo, sii simile a una gazzella che dorme con un occhio chiuso e un occhio aperto, o come un cerbiatto di antilope che guarda dietro mentre fugge via. Proprio così, guarda su di noi e considera il nostro dolore e la nostra afflizione dal cielo più alto, fino al momento in cui sarai soddisfatto di noi, riscattaci e portaci sulle montagne di Gerusalemme e lì i sacerdoti bruceranno davanti a Te l’incenso speziato”».