La religione biblica è la religione della comunione, cioè dell’unione delle diversità. Non è piatta uniformità.
Comunione e diversità: un corpo vivente
L’immagine fondamentale del popolo di Dio è quella di un corpo vivente, in cui ogni organo svolge la propria necessaria funzione. Dove sarebbe il corpo, dice Paolo in 1 Cor 12, se fosse tutto occhio? Dove sarebbe il corpo se tutto fosse udito? La diversità è necessaria alla vita. Ogni individuo è unico e può, e deve, unire la propria ricchezza a quella di ogni altro. C’è da imparare molto da Mosè. Invece di lamentarsi della diversità spirituale rappresentata da Eldad e Medad, esprime il desiderio che lo Spirito di Dio sia presente in ciascuno dei membri del suo popolo. Mosè non desidera detenere il monopolio della guida della comunità.
Comunione e diversità: una scelta variegata
I Leviti, ed i sacerdoti in mezzo a loro, già rappresentavano un corpo specializzato assegnato a svolgere un ruolo spirituale e culturale fondamentale all’interno del popolo. Allora, perché Mosè non ha compiuto fra di loro la sua scelta dei settanta anziani? Perché li ha cercati fra le altre tribù? Il rabbino Rav Meir Simcha di Dvinsk (1843-1926), nel suo commento «Meshech Chokhmah», risponde acutamente a questa domanda:
«Quando il Signore benedetto scelse i figli di Aronne e la tribù di Levi per svolgere il suo culto, le persone avrebbero potuto pensare che, dato che erano lontani dall’essere completi e vicini alla Divinità (come lo erano invece i Leviti), non c’era motivo che si staccassero dal desiderio e dalle attività materiali per occuparsi degli aspetti spirituali….. Pertanto è stata opportuna e saggia la decisione divina di scegliere altre persone che avrebbero cercato di staccarsi dai desideri materiali per aspirare ad occupare una posizione degna di onore tramite una mizvah, che pur se eseguita in maniera interessata, avrebbe potuto svilupparsi e divenire disinteressata in futuro. In effetti il pericolo era proprio che le persone avrebbero rinunciato a intraprendere qualsiasi miglioramento nella propria vita spirituale e culturale, dato che la tribù di Levi svolgeva già questo compito».
Secondo Meir Simcha, insomma, questa decisione aveva lo scopo di sottrarre lo studio della Torah al monopolio di una sola classe religiosa, aprendo a tutti la possibilità di aspirare a una vita spirituale che chiunque avrebbe potuto realizzare. Gli anziani, chiamati ad affiancarlo nell’azione di giudizio e di governo del popolo, sono di provenienza multiforme. Israele è una teocrazia perché l’unico suo Re è il Signore, ma non perché sia governato da sacerdoti. La struttura umana della società in Israele è variegata, fatta di una casta sacerdotale, sì, ma anche di anziani che provengono dalle altre tribù, e di profeti della più varia estrazione sociale. L’intero popolo è sacerdotale, regale, profetico.