Contestazione di una omelia. Comportamenti papali

Comportamenti papali
Fumata bianca: Habemus Papam! Di Vdp (edição) – Opera propria (Trabalho próprio, minha edição), CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7331210

A riprova delle proprie idee, il Farè adduce alcuni comportamenti del Papa dimissionario che secondo lui dimostrerebbero la sua volontà di non rinunciare al Pontificato. Eccoli:

Comportamenti papali

«In effetti dopo il 28 febbraio 2013 papa Benedetto XVI ha continuato a farsi chiamare “Sua Santità Benedetto XVI”, a vestirsi di bianco, a firmarsi P. P., a impartire la benedizione papale…

Ha mantenuto lo stemma che aveva da papa rifiutando espressamente uno nuovo e ha coniato per sé il termine assolutamente inedito nella storia della chiesa di Papa emerito.

Questa situazione non ha alcun precedente nella storia della chiesa. Solo per fare due esempi, il già citato papa Celestino V nello stesso momento in cui formulò la sua rinuncia scese dal trono, si tolse l’anello, la tiara, il mantello, si rivestì con la tonaca della congregazione monastica da lui stesso fondata e si ritirò a fare l’eremita. Papa Gregorio X che abdicò nel 1415 ritornò ad essere Angelo Correr e fu reintegrato nel collegio cardinalizio.

A questo proposito don Cornet fa notare che Benedetto XVI parlando in tedesco si riferiva al proprio gesto col termine Rücktritt, farsi da parte, mentre quando parlava dell’abdicazione di altri Pontefici, ad esempio Celestino V, usava il termine Abdankung, abdicazione. Sono altri elementi che confermano quando finora detto e cioè che Benedetto XVI non intendeva abdicare e non ha abdicato».

Risposta: Irrilevanza ai fini della rinuncia

Sull’uso di due distinti termini tedeschi, la cui importanza sarebbe tutta da appurare, non ho al momento niente da dire perché non sono competente in materia: mi documenterò. Ma i comportamenti successivi di Benedetto XVI, il continuare a vestirsi di bianco e così via, non hanno alcun peso, dato che Benedetto XVI ha coniato, appunto, la figura del Papa emerito, come vedremo. Ma ecco come li spiegano prima di tutto lo stesso Benedetto XVI, e poi don Georg Gänswein, in una testimonianza certamente non sospetta, dati i non eccellenti rapporti che intercorrono fra lui e papa Francesco…

Comportamenti papali: Testimonianza di Benedetto XVI

In seguito a domande inviategli per lettera dal vaticanista Andrea Tornielli, Benedetto XVI, a un anno dalla sua rinuncia, così rispondeva per scritto:

«Il mantenimento dell’abito bianco e del nome Benedetto – precisa – è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c’erano a disposizione altri vestiti. Del resto porto l’abito bianco in modo chiaramente distinto da quello del Papa. Anche qui si tratta di speculazioni senza il minimo fondamento» («La Stampa», 27 febbraio 2014).

Vogliamo mettere in dubbio anche questo?

Testimonianza di don Georg Gänswein

Un nuovo status, un nuovo look

L’abito da Papa emerito. Di Untizioqualunque – File:Hábito piano papal simple.svg: Utente:Zelui05Immagine modificata:Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=137543604. Non ha la mantellina né la fascia con lo stemma, simbolo del governo pontificio

«Al mattino del 1° marzo 2013, Benedetto XVI diede visibilmente inizio al suo nuovo status, indossando unicamente la talare e lo zucchetto bianchi, ma tralasciando – oltre ovviamente le scarpe rosse – la mantelletta “pellegrina” e la fascia con lo stemma: di fatto, pur non essendoci alcuna norma scritta al riguardo, informalmente questi due ornamenti vengono rispettivamente considerati simboli dell’annuncio evangelico e del governo pontificio. Si era anche tolto dall’anulare destro l’anello “del pescatore”, che mi affidò affinché lo portassi al cardinale Bertone, il quale, nella sua funzione di camerlengo, il 6 marzo lo annullò mediante biffatura. A monsignor Marini consegnai invece la stola “degli apostoli”, quella di colore rosso che il Papa indossa in specifiche cerimonie.

Successivamente diedi a don Alfred, quando andò a collaborare con Papa Francesco, l’antico strumento con il timbro a secco “Segreteria particolare di Sua Santità”, utilizzato specialmente per le pergamene con la benedizione apostolica firmata dal Pontefice. Da quel momento, il Papa emerito generalmente utilizzò l’anello che gli era stato regalato dai canonici della cattedrale di Monaco quando divenne arcivescovo diocesano, con sopra inciso un gregge» (Nient’altro che la verità, p. 231).

In sostanza, tutte queste scelte dimostrano la rinuncia al Pontificato, essendosi spogliato Benedetto di tutti i simboli che non fossero l’abito bianco, a rappresentare il suo ritiro dal governo pontificio. Ma andiamo avanti con la testimonianza.

La preghiera di Benedetto XVI per il futuro Papa

Per lui era stato sufficiente chiarire che, pur nell’originalità della situazione del momento, il prescelto dai cardinali sarebbe stato senza dubbio alcuno il 266° Pontefice.

Lo fece in anticipo, in diverse occasioni: «Continuate a pregare per me, per la Chiesa, per il futuro Papa» (Udienza generale, 13 febbraio 2013); «Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo successore dell’apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito» (Udienza generale, 27 febbraio); «Continuerò a esservi vicino con la preghiera, specialmente nei prossimi giorni, affinché siate pienamente docili all’azione dello Spirito Santo nell’elezione del nuovo Papa. Che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui. E tra voi, tra il Collegio cardinalizio, c’è anche il futuro Papa» (Incontro con i cardinali, 28 febbraio). Ad abundantiam, in quest’ultima circostanza pronunciò una significativa aggiunta a braccio, che non era presente nel testo scritto: «al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza e obbedienza».

Lo ribadì successivamente, rivolgendosi a Francesco – negli incontri o per lettera – con l’espressione “Santo Padre”. E poi ha sempre celebrato la santa Messa, durante la settimana in italiano e la domenica in latino, utilizzando il Messale romano di Paolo VI e pronunciando ovviamente la preghiera eucaristica con l’esplicita menzione della comunione con il Papa regnante, Francesco, come possono testimoniare tutti quelli che hanno concelebrato con lui (Nient’altro che la verità, 233).

La prima telefonata di Francesco a Benedetto

Subito dopo l’elezione del card. Bergoglio, il nuovo Papa telefonò a Benedetto XVI e uno degli immediati collaboratori di questi, don Alfred, sentì e testimoniò la risposta di Benedetto: «La ringrazio, Santo Padre, perché ha pensato a me. Io le prometto fin da subito la mia obbedienza. Io prometto la mia preghiera per lei!».

«Dagli scarni commenti che il Papa emerito si lasciò sfuggire nei giorni immediatamente successivi, potei comprendere che il nome di Jorge Mario Bergoglio gli giunse inatteso. Ho pensato, ricordandomi che voci attribuite a cardinali presenti nel Conclave del 2005 avevano citato l’arcivescovo di Buenos Aires come un protagonista di quel momento, che forse Benedetto si era fatto il conto che gli anni erano trascorsi anche per il confratello argentino. Piuttosto, mi è sembrato che i suoi pronostici guardassero verso tre figure (ben presenti, del resto, anche nei “tabellini” dei vaticanisti): il settantunenne italiano Angelo Scola, arcivescovo di Milano, il sessantottenne canadese Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e il sessantatreenne brasiliano Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo» (Nient’altro che la verità, p. 234).

Altri comportamenti papali

«Pure riguardo allo stemma e all’abito bianco conservati dopo la rinuncia sono state fatte delle sottolineature ineleganti, per utilizzare un eufemismo. Ribadisco che il Papa emerito non pensava che sarebbe vissuto così a lungo, per cui, anche se ovviamente non poteva esplicitarlo ad alta voce, riteneva inutile mettersi a modificare simboli che sarebbero “scomparsi” rapidamente insieme con lui.
Ovviamente, destò curiosità la risposta che diede il 18 febbraio 2014 al vaticanista Andrea Tornielli: “Il mantenimento dell’abito bianco e del nome Benedetto è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c’erano a disposizione altri vestiti”. Voleva essere una battuta nel suo sottile stile umoristico, poiché lui era consapevole di indossare la talare bianca in modo chiaramente distinto da quello del Papa regnante: se col senno di poi risultò un’espressione infelice, devo però sottolineare che – una volta che l’aveva scritta – io non potevo certamente permettermi di suggerirgli un cambiamento».

Ma che volete: comprendere l’ironia richiede intelligenza, e sarebbe troppo per certa gente…