Ci sembra una tradizione radicata da sempre, ma quella di compleanno in realtà è una festa abbastanza recente. La prima menzione risale appena al 1802, quando Johann Wolfgang von Goethe volle onorare il suo cinquantatreesimo compleanno con una degna celebrazione. Le moderne usanze di compleanno (auguri, regali, canzoncine, torta, candeline) si consolidarono solo nel corso dell’Ottocento e soltanto negli ambienti più agiati. Pensate che nel celebre Vocabolario etimologico della lingua italiana di Ottorino Pianigiani, pubblicato per la prima volta nel 1907, la parola Compleanno non compare neanche! Vi è presente invece il vocabolo Genetliaco, il parente ricco del Compleanno, nel senso però di Giorno natalizio.
È vero che già nell’antico Egitto si festeggiava il genetliaco (forma letteraria più raffinata per indicare il compleanno, dal greco genethle = nascita), ma ciò riguardava esclusivamente il compleanno del faraone, e non si celebrava la sua data di nascita, ma quella dell’incoronazione, in cui si pensava che il sovrano si fosse trasformato in divinità. Anche persiani, greci e romani festeggiavano i genetliaci, ma solamente di re, divinità e persone altolocate. Nel calendario romano si celebrava il dies natalis (giorno di nascita) degli imperatori.
Nei secoli cristiani, il giorno di nascita non ebbe alcuna importanza, si preferiva invece dare il massimo rilievo all’onomastico, cioè al giorno della festa del santo di cui il battezzato porta il nome. Poiché ai nuovi nati si dava normalmente il nome del santo celebrato nel giorno della nascita, in quell’unico giorno ci si trovava spesso a celebrare sia onomastico che compleanno. Del resto, l’età anagrafica non aveva particolare rilevanza, tanto più che le persone comuni spesso non sapevano neppure in che giorno fossero nate, e talvolta nemmeno l’anno di nascita. È stato solo con la civiltà moderna che il festeggiamento del compleanno è entrato a far parte della cultura globale.
Elementi della moderna festa di compleanno
L’elemento irrinunciabile, soprattutto quando si tratta di bambini, è la torta con le candeline indicanti, per forma o numero, l’età del festeggiato.
È in Svizzera, nel 1881, che si ha la prima testimonianza di spegnimento di candeline. Il soffio sulle candeline è spesso preceduto dall’espressione di un desiderio del festeggiato. Non è chiara l’origine di questa usanza: qualcuno suggerisce un rimando alle torte offerte alla dea Artemide, a forma di luna e adornate di candele per farle risplendere. Il fumo delle candele appena spente doveva portare fino al cielo i desideri degli offerenti.
Altro elemento irrinunciabile è l’offerta di doni, avvolti da carta apposita, ornati di nastri e fiocchi e accompagnati da biglietti di auguri. Come elementi comuni ad altre feste, troviamo normalmente palloncini, stelle filanti, tovaglie con fantasie festose, posate, piatti e bicchieri di plastica colorata e varie forme di intrattenimento per gli invitati.
La tirata di orecchie
Ma insieme a questi aspetti comuni si riscontra, solo in italia, un’usanza curiosa: la tirata di orecchie al festeggiato! Non esiste, sull’origine di questa usanza dal significato incerto, una ipotesi che si imponga sulle altre.
Una possibilità è che si tratti di un augurio di lunga vita, dato che con l’età le orecchie, come il naso delle persone, tendono ad allungarsi rispetto all’età giovanile. Un’altra possibilità è che si voglia sollecitare la memoria del festeggiato, visto che le orecchie erano, nell’antichità, considerate sede della memoria. Altra ipotesi: una sorta di punizione simbolica per le marachelle commesse dal bambino durante l’anno. O, più semplicemente, tirando le orecchie, si fa il gesto di allungare, cioè far crescere la persona… quella che preferisco.
Le canzoncine
La canzoncina connessa con i compleanni, “Tanti auguri a te” (Happy Birthday to You), fu composta dalle sorelle Mildred Janie Hill e Patty Smith Hill nel 1893. Erano maestre di asilo a Louisville nel Kentucky, e crearono questa canzone come saluto di ingresso nell’aula da parte degli alunni, con le parole “Good Morning to All” (Buongiorno a tutti). Non è chiaro chi abbia composto le parole attuali, poi tradotte in italiano.
Nella Bibbia
Nella Bibbia vengono menzionati solo due genetliaci, entrambi in contesto pagano, in quanto non appartengono alle usanze ebraiche. Il primo è il genetliaco del Faraone (Genesi 40,20-22), il quale in occasione di tale festa era solito liberare un prigioniero. I prigionieri in ballo erano due, il capo dei coppieri e il capo dei panettieri (titoli di due importanti cariche di corte), che in qualche modo avevano offeso il faraone. In effetti il faraone decise di reintegrare nella sua carica il capo dei coppieri, di far giustiziare, invece, il capo dei panettieri. Il secondo genetliaco è quello di Erode Antipa, che finisce tragicamente con la decapitazione del Battista (Marco 6,21-29; Matteo 14,6-10).
Questo non basta per demonizzare la festa di compleanno – che anche se non è cristiana non è certo diabolica, anzi è un modo gioioso di solennizzare il tempo che fa crescere i nostri bambini. In una società sempre più spersonalizzata come l’attuale non è poco trovare occasioni di condivisione e di festa in presenza, e non solo online… Del resto, quando si vede il diavolo ovunque, è inevitabile che si veda anche nelle cose buone, e che si cada in quella forma di tristezza – tristezza del vivere – che Padri della Chiesa come Evagrio Pontico e il suo discepolo Cassiano consideravano non solo un peccato, ma un vizio capitale, e che è un veleno che inquina la vita propria e degli altri.