Giovedì Santo. Il sacerdozio: Come Gesù

Omelia di don Enzo Greco, Follonica 1995

Come Gesù

Oggi, Giovedì Santo, ricordiamo anche il sacerdozio perché nell’Ultima Cena Gesù ha comandato agli apostoli “Fate questo in memoria di me”: erano i primi sacerdoti. Il Giovedì Santo è la festa di noi sacerdoti. Ma chi è il sacerdote?

Il sacerdote

Prima di tutto il Grande Sacerdote – cioè mediatore tra Dio e gli uomini – è Gesù stesso, e ogni sacerdote ha ricevuto il sacramento dell’ordine per essere come Gesù. Non sono il tipo e non credo che sia nemmeno il caso di fare un discorso sul sacerdozio troppo alto, come si diceva una volta, come di una persona sacra, lontana; non è questo.

Il sacerdote, anche voi ragazzi lo dovete sapere, si fa prete perché è chiamato da Dio. Ma come fa a sapere che è chiamato da Dio? Lo sa perché sente questo desiderio dentro, poi ti preparano in seminario e un giorno un vescovo ti dà il sacramento dell’Ordine attraverso l’imposizione delle mani. Ma perché ci si fa sacerdoti, e chi è il sacerdote?

Come Gesù

Il sacerdote ha un esempio solo: Gesù. Forse il prete è quello che porta la tonaca? Gesù non la portava; il sacerdote è quello che sta lontano dalle persone? Gesù stava vicino; il sacerdote è colui che sceglie, sull’esempio di Gesù, di essere a disposizione degli altri, prima di tutto della comunità cristiana, innanzi tutto per distribuire e spiegare la Parola di Dio. Quindi il sacerdote come Gesù è maestro nella sua comunità, nella comunità che la Chiesa gli  ha affidato. È il primo catechista della parrocchia, è colui che insegna la Parola di Dio, spiega il Vangelo. Il sacerdote è come Gesù, l’Amico.

In mezzo alla gente

Quando uno è parroco (non tutti i sacerdoti sono parroci, ci sono altri incarichi) è come Gesù nel tabernacolo: il parroco decide di stare nella parrocchia in mezzo alla sua gente… e di vivere come? Voi sapete che da Gesù ci andava un sacco di gente, ci andava chi voleva ascoltare la Parola di Dio, ci andavano gli ammalati, ci andavano i delinquenti, ci andavano quelli che volevano una parola di conforto e di aiuto. Allo stesso modo, il sacerdote è il tuo amico.

Anche noi sacerdoti dobbiamo essere come Gesù nel tabernacolo nella nostra parrocchia: uno che sta in mezzo a voi. Il sacerdote però è scelto, come si dice nella lettera agli Ebrei, tra gli uomini, quindi il sacerdote ha i difetti umani. Certo che se la gente critica i preti per i nostri difetti sfonda una porta  aperta: siamo creature umane, siamo uomini. Gesù ci ha scelto alla sua sequela  per il servizio della comunità, per voi, ma non ci ha esonerato dai nostri difetti, dai nostri limiti, dalle nostre incapacità. Quindi vedete ragazzi, non ci si fa preti per sé, speriamo di no, che nessuno di noi voglia fare questo, ma per gli altri.

Il sacerdote però amministra anche i sacramenti; l’Eucaristia, la Confessione. I sacramenti sono la grazia di Gesù che ci salva, la sua  forza che ci arriva attraverso le nostre mani; quando io confesso esercito un servizio, quello del perdono dei vostri peccati, ma non solo: anche quello della consolazione. Infatti chi viene a confessarsi oltre che i propri peccati apre il cuore e la mente sui propri problemi, le proprie tribolazioni, le sofferenze. Il sacerdote è per questo.

Il sacerdote quindi come Gesù deve essere fedele alla sua comunità come uno sposo alla sposa. Fedele vuol dire essere ogni giorno dalla mattina alla sera piantato in questa realtà; accettare le gioie, le soddisfazioni, ma accettare anche le tribolazioni di essere in mezzo a voi. Come sacerdote e come parroco chiedo di essere come Gesù, un amico. Credo che sia fuori luogo che il sacerdote sia una persona sacra, lontana, no. Come Gesù Amico voglio essere vostro amico, amico di tutti.