
Il programma pastorale di Paolo deve essere rivisto in base agli eventi: «Appena cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli incoraggiati, li salutò e si mise in viaggio per la Macedonia» (20,1).
Da Efeso in Macedonia, in Acaia, Corinto. Rimane a Corinto alcuni mesi; da qui scrive la lettera ai Romani, come sua presentazione ad una comunità che non ha fondato e che non conosce di persona. Da Corinto riparte per tornare a Gerusalemme. In questo viaggio sono coinvolti i diversi collaboratori di Paolo che provengono da diversi luoghi (Sòpatro di Berea, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalònica, Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e Tròfimo), quasi a rappresentare i popoli raggiunti dal Vangelo, ognuno con le proprie diversità: «Questi però, partiti prima di noi ci attendevano a Troade» (20,5). Si deve notare la prima persona plurale: Luca è presente, e con l’uso della prima persona plurale coinvolge vivamente anche i suoi lettori.
Clima eucaristico
Questo viaggio si nota per un forte riferimento all’Eucarestia. Il viaggio si svolge tra Pasqua e Pentecoste: Paolo intende essere a Gerusalemme per la Pentecoste. A Troade, il primo giorno della settimana nel computo ebraico, cioè quella che per noi è la domenica, il giorno del Signore, la comunità è radunata. È la Pasqua settimanale, la prima ad essere stata celebrata, prima ancora della Pasqua annuale. E mentre Paolo celebra la Frazione del Pane, il giovane Eutico, essendosi addormentato seduto alla finestra durante il discorso di Paolo, muore cadendo dal terzo piano. Spero di non essere fraintesa se ironicamente suggerisco ai predicatori di essere brevi e concisi, per non rischiare di perdere l’assemblea. Comunque sia, ancora una volta lo schema del miracolo segue lo schema dei miracoli di Gesù: «Non vi turbate; è vivo!». Infatti, il ragazzo viene risuscitato. Il clima pasquale è un clima eucaristico, di commensalità e di gioia: non ammette la morte, solo la resurrezione. E Paolo celebra il mistero della vita…
Sul dormire in chiesa
Forse non tutti sanno che Jonathan Swift, il celebre autore dei Viaggi di Gulliver, era anche un sacerdote anglicano. Ebbene, con la sua connaturata ironia si è occupato delle prediche soporifere, ma anche del dovere dei fedeli di accogliere da svegli la Parola… leggete QUI, c’è materia di riflessione.