Nella sua ultima omelia della veglia di Pentecoste, don Enzo Greco ci ricordava come la Chiesa Sposa di Cristo sia inscindibile dallo Sposo, e come i tanti ministeri che lo Spirito suscita nella Chiesa non siano bigiotteria che si mette addosso per farci belli davanti agli altri, ma servizi alla comunità. Due aspetti che, a distanza di nove anni da quella omelia, hanno sempre bisogno di essere meditati.
Ho mantenuto la semplicità del linguaggio parlato, ma come vedrete semplicità non esclude profondità.
Ho premesso una lettura di Sant’Ireneo sulla coralità della Chiesa unificata dallo Spirito. Unificata, non clonata, perché la comunione è unità nella differenza e non monolitismo, appiattimento globale. Unità nella dottrina e nell’amore, differenziazione nelle persone. Non è forse questo che ci viene dalla SS.ma Trinità?
Dal trattato «Contro le eresie» di sant’Ireneo, vescovo (Lib. 3, 17, 1-3)
Il Signore concedendo ai discepoli il potere di far nascere gli uomini in Dio, diceva loro: «Andate, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19).
È questo lo Spirito che, per mezzo dei profeti, il Signore promise di effondere negli ultimi tempi sui suoi servi e sulle sue serve, perché ricevessero il dono della profezia… Luca narra che questo Spirito, dopo l’ascensione del Signore, venne sui discepoli nella Pentecoste con la volontà e il potere di introdurre tutte le nazioni alla vita e alla rivelazione del Nuovo Testamento. Sarebbero così diventate un mirabile coro per intonare l’inno di lode a Dio in perfetto accordo, perché lo Spirito Santo avrebbe annullato le distanze, eliminato le stonature e trasformato il consesso dei popoli in una primizia da offrire a Dio.
Perciò il Signore promise di mandare lui stesso il Paràclito per renderci graditi a Dio. Infatti come la farina non si amalgama in un’unica massa pastosa, né diventa un unico pane senza l’acqua, così neppure noi, moltitudine disunita, potevamo diventare un’unica Chiesa in Cristo Gesù senza l’«Acqua» che scende dal cielo. E come la terra arida se non riceve l’acqua non può dare frutti, così anche noi, semplice e nudo legno secco, non avremmo mai portato frutto di vita senza la «Pioggia» mandata liberamente dall’alto.
Il lavacro battesimale con l’azione dello Spirito Santo ci ha unificati tutti nell’anima e nel corpo in quell’unità che preserva dalla morte.
Lo Spirito di Dio discese sopra il Signore come Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di scienza e di pietà, Spirito del timore di Dio (cfr. Is 11, 2).
Il Signore poi a sua volta diede questo Spirito alla Chiesa, mandando dal cielo il Paràclito su tutta la terra, da dove, come disse egli stesso, il diavolo fu cacciato come folgore cadente (cfr. Lc 10, 18). Perciò è necessaria a noi la rugiada di Dio, perché non abbiamo a bruciare e a diventare infruttuosi e, là dove troviamo l’accusatore, possiamo avere anche l’avvocato.
Il Signore affida allo Spirito Santo quell’uomo incappato nei ladri, cioè noi. Sente pietà di noi e ci fascia le ferite, e dà i due denari con l’immagine del re. Così imprimendo nel nostro spirito, per opera dello Spirito Santo, l’immagine e l’iscrizione del Padre e del Figlio, fa fruttificare in noi i talenti affidatici perché li restituiamo poi moltiplicati al Signore.
«La Pentecoste» di Alessandro Manzoni
Poi mi sono affidata all’arte di Alessandro Manzoni, riportando alcuni brani del lungo Inno sacro «La Pentecoste»
LA PENTECOSTE
Madre de’ Santi, immagine
Della città superna;
Del Sangue incorruttibile
Conservatrice eterna;
Tu che, da tanti secoli,
Soffri, combatti e preghi,
Che le tue tende spieghi
Dall’uno all’altro mar;
Campo di quei che sperano;
Chiesa del Dio vivente;
Dov’eri mai? qual angolo
Ti raccogliea nascente,
Quando il tuo Re, dai perfidi
Tratto a morir sul colle
Imporporò le zolle
Del suo sublime altar?
E allor che dalle tenebre
La diva spoglia uscita,
Mise il potente anelito
Della seconda vita;
E quando, in man recandosi
Il prezzo del perdono,
Da questa polve al trono
Del Genitor salì;
Compagna del suo gemito,
Conscia de’ suoi misteri,
Tu, della sua vittoria
Figlia immortal, dov’eri?
In tuo terror sol vigile.
Sol nell’obblio secura,
Stavi in riposte mura
Fino a quel sacro dì,
Quando su te lo Spirito
Rinnovator discese,
E l’inconsunta fiaccola
Nella tua destra accese
Quando, segnal de’ popoli,
Ti collocò sul monte,
E ne’ tuoi labbri il fonte
Della parola aprì.
Come la luce rapida
Piove di cosa in cosa,
E i color vari suscita
Dovunque si riposa;
Tal risonò moltiplice
La voce dello Spiro:
L’Arabo, il Parto, il Siro
In suo sermon l’udì.
Adorator degl’idoli,
Sparso per ogni lido,
Volgi lo sguardo a Solima,
Odi quel santo grido:
Stanca del vile ossequio,
La terra a lui ritorni…
O Spirto! supplichevoli
A’ tuoi solenni altari;
Soli per selve inospite;
Vaghi in deserti mari;
Dall’Ande algenti al Libano,
D’Erina all’irta Haiti,
Sparsi per tutti i liti,
Uni per Te di cor,
Noi T’imploriam! Placabile
Spirto discendi ancora,
A’ tuoi cultor propizio,
Propizio a chi T’ignora;
Scendi e ricrea; rianima
I cor nel dubbio estinti;
E sia divina ai vinti
Mercede il vincitor.
Discendi Amor; negli animi
L’ire superbe attuta:
Dona i pensier che il memore
Ultimo dì non muta:
I doni tuoi benefica
Nutra la tua virtude…
Noi T’imploriam! Ne’ languidi
Pensier dell’infelice
Scendi piacevol alito,
Aura consolatrice:
Scendi bufera ai tumidi
Pensier del violento;
Vi spira uno sgomento
Che insegni la pietà.
Per Te sollevi il povero
Al ciel, ch’è suo, le ciglia,
Volga i lamenti in giubilo,
Pensando a cui somiglia:
Cui fu donato in copia,
Doni con volto amico,
Con quel tacer pudico,
Che accetto il don ti fa…
Anche Renato Zero ci aiuta a comprendere l’azione dello Spirito con la sua canzone QUI.
La Chiesa Sposa di Cristo. Omelia di don Enzo Greco
Veglia di Pentecoste Anno 2012
«In Italia questa festa fa un po’ fatica ad entrare ma grazie a Dio pian piano la veglia di Pentecoste deve diventare un grande punto di riferimento. Per due ragioni.
Unità della fede nella Chiesa
C’è una prima ragione, che rappresenta oggi una grande preoccupazione della Chiesa, visto che è la sua festa; noi siamo abituati, purtroppo, da lungo tempo, a una fede a modo nostro: è l’eresia della nostra epoca, una fede che si scolorisce e perde i contenuti,una fede che diventa un soggettivismo, cioè un individualismo, proprio senza contenuto.
Inoltre, la Chiesa è stata scissa da Cristo. La Chiesa, lo ricordiamo in questa veglia, è opera dello Spirito Santo e ne facciamo memoria questa notte; abbiamo fatto nella notte di Natale la memoria del Dio incarnato, di Gesù Cristo, e la notte di Pasqua abbiamo celebrato il Cristo che ha vinto la morte; il Cristo che dopo l’Ascensione invia lo Spirito Santo che forma la chiesa da duemila anni, e nello spazio e nel tempo annuncia Cristo.
Sposa di Cristo
Dice un canto francese: “Chiesa che cammini nel tempo e nello spazio verso l’eternità”. La Chiesa cammina in queste coordinate del tempo e dello spazio. L’eresia del nostro tempo, come ho detto prima, consiste nell’avere scisso Cristo dalla Chiesa; e un anticlericalismo diffuso, sia nella mentalità popolare che nei media, strappa da Cristo la “sposa”.
Non dimentichiamo che la Chiesa – sto parlando della Chiesa come istituzione, la “Sposa di Cristo” -, è inscindibile dallo Sposo, come dice l’Apocalisse. Lo Spirito e la Sposa sono un tutt’uno; lo Sposo è Cristo, la Sposa è la Chiesa. Non puoi scindere Cristo dalla Chiesa, non puoi “divorziare”, le nozze sono state consumate!
Purtroppo tanti cristiani pensano che si possa scindere lo Sposo dalla Sposa: Cristo dalla Chiesa. Ci è stato presentato un Cristo senza la Chiesa in nome di un anticlericalismo, in nome di un processo anti istituzionale per cui la nostra fede si è svuotata.
Se non vediamo questa realtà come ce la racconta la Sacra Scrittura e la Tradizione vivente nella Chiesa, che è Cristo lo Sposo e la Chiesa è la Sposa, e non si accettano tutti e due, non si accetta questo matrimonio, siamo fuori dalla fede della Chiesa.
Fedeltà alla Chiesa
Nonostante che la Sposa, per usare le immagini dantesche, sia una infedele (questa sposa siamo noi) -, poiché la Chiesa è santa e peccatrice e tuttavia Cristo rimane fedele alla Chiesa, prego che anche noi rimaniamo fedeli alla Chiesa. Dobbiamo, come cristiani, oggi, compiere il grande passo di una fede fedele alla Chiesa.
Una volta c’era, ma sussiste ancora oggi, chiamiamola genericamente una cultura laica, proveniente dall’Ottocento, che dice così: “La religione non la si combatte frontalmente perché si rinforza”; questo lo sosteneva sia la cultura marxista sia la cultura laica illuminista; la Chiesa si svuota dal di dentro. Oggi ci sono riusciti.
La strategia dello svuotamento
Tolta la Chiesa, sottoposta a tutte le critiche, come se fosse un partito – oggi va di moda scoprire le magagne dei partiti e delle istituzioni – “tolta la chiesa, al popolo di Dio è rimasto un ricordo vago, afferma il santo Padre, “di un personaggio storico lontano nel tempo che ha detto qualcosa di idealistico come il vangelo”; la Chiesa, spogliata dei sacramenti, si è ridotta a qualche frequenza e a qualche preghiera individuale, si è svuotato il Credo.
La tecnica anticlericale dell’Ottocento è riuscita a condurre in Italia e in Europa questa strategia dello svuotamento; allora oggi, nel giorno di Pentecoste, vogliamo affermare la nostra fedeltà a prova di bomba, la fedeltà forte fino al martirio, la nostra testimonianza al Papa e ai vescovi; vogliamo la fede che ci insegnano il Papa e i vescovi, che è la fede che viene dallo Spirito.
Attenzione, nessuno può uscire da quelli che il Signore ha costituito come Apostoli della Chiesa (v. 1Corinzi), non possiamo non accettare questo; oggi è un tempo di grande fedeltà alla Chiesa, la Sposa di Cristo che spesso mostra il suo volto rugoso. Preghiamo per la Chiesa; preghiamo per il Santo Padre, che è il primo responsabile, umile servitore nella vigna del Signore; il Papa e i vescovi custodiscono nei secoli integro il contenuto della fede e ce lo trasmettono: è quello l’insegnamento che noi dobbiamo seguire, la fede che ci è trasmessa dal magistero della Chiesa.
In comunione con la Chiesa
Noi come parrocchie dobbiamo essere, tramite il parroco, il presbitero, in comunione con il vescovo; comunione di fede, di speranza è di carità. Nessuno stravolga i contenuti della fede. Dobbiamo dare testimonianza tutti insieme, non solo la Chiesa istituzione, ma tutto il popolo di Dio.
Stasera, quando tra poco rinnoveremo le promesse battesimali e la nostra cresima, noi vogliamo esprimere la fedeltà, vogliamo stare con la fede che ci trasmette fedelmente il Papa, successore di Pietro, capo degli Apostoli, e i Vescovi, che si servono a loro volta dei collaboratori che sono i presbiteri, i sacerdoti, chiamati ad essere responsabili di raccordare tutto il popolo di Dio in unione con i Vescovi, con il Papa e con il Magistero.
Preghiamo per il Papa accoratamente; egli spesso dice: “La sporcizia, la bruttezza è all’interno della Chiesa”. Dobbiamo diventare comunità fedeli a Cristo, così come ci viene offerto dalla Chiesa, attraverso la parola di Dio, attraverso i sacramenti, l’insegnamento costante nel tempo della Chiesa. Diventiamo lettori più assidui dei documenti della Chiesa, invece di documentare la fede a modo nostro.
I documenti della Chiesa
Mi si consenta un esempio: chi volesse concepire la fede a modo proprio, sarebbe come quello studente che vuole fare la tesi di laurea senza essere documentato, ma citando soltanto la propria autorità, la propria conoscenza, la propria coscienza. I documenti della Chiesa sono: primo, la Sacra Scrittura, la Tradizione della Chiesa e il Magistero, secondo, la Tradizione Liturgica con la Legge della Preghiera, terzo, sono la Chiesa e i Sacramenti, quarto la Carità, come espressione dell’amore di Dio e come volgersi preferenzialmente ai poveri: recitiamo una preghiera perché la Chiesa venga sempre riempita dello Spirito del Signore che assicura nel tempo e nello spazio la Tradizione della fede.
Noi siamo responsabili di fronte al futuro, come coloro che ci hanno preceduto dall’Ottocento in poi. Quando io guardo la nostra chiesa di San Leopoldo, costruita nel 1838, con il particolare stile architettonico e le lapidi che sono fuori, che sono molto belle, che però riflettono la mentalità di un’epoca, penso alle grandi trasformazioni che hanno portato in Europa alla svolta della riduzione immanentistica del cristianesimo, svuotandola dei suoi riferimenti essenziali, soprannaturali: la Grazia e i Sacramenti. Allora, questa sia la nostra grande attenzione.
Tante vocazioni
Il secondo motivo: nella Chiesa ci sono tante vocazioni, come ricorda San Paolo nella lettera ai Corinzi e come ci dice il Papa nella sua prima enciclica Deus caritas est: “Vogliamo, dice il Papa, che nessuno nella vigna del Signore rimanga in ozio”.
Ringrazio Dio perché nella nostra comunità cristiana ci sono tante anime generose, catechisti, operatori pastorali, liturgisti, operatori della Caritas, lettori, cantori; però non basta, nessuno deve rimanere in ozio; “nessuno deve rimanere nelle panche”. Tutti siamo battezzati e cresimati, perciò siamo chiamati ad essere lavoratori nella vigna del Signore. Tutti siamo chiamati a fare apostolato! Eppure tanti di noi li sento dire: “Ah, ma noi non abbiamo tempo…”. Parlo di voi laici, ma questi discorsi certe volte li facciamo anche noi preti che siamo un po’ vagabondelli.
Voi laici ponete davanti la famiglia, il lavoro, la professione, benissimo: sono tutti “no” per non venire a lavorare nella vigna del Signore, però si odono anche tanti sì, detti da tante anime generose della parrocchia e non solo della nostra parrocchia; anche nelle altre parrocchie ci sono anime generose, e molti che non vanno a lavorare nella vigna del Signore.
Vorrei ricordare che Benedetto XVI, grande teologo intellettuale tedesco, schivo della folla, portato agli studi e alla ricerca, nel 2005, alla veneranda età di settantotto anni, mentre la gente va alle panchine a leggere il giornale, a giocare a bocce, e gli intellettuali a scrivere libri o le memorie, è stato “precettato” per fare il Papa. Io spesso, anche nelle nostre comunità, ho sentito (quindici / venti anni fa) dire da persone anche più giovani, per non prendersi del responsabilità: “Siamo vecchi”…
A settantotto anni il Papa l’hanno chiamato e gli hanno detto: “No, non vai in Germania in pensione, lo Spirito Santo ti ha scelto e tu fai il capo della Chiesa!” [Stessa cosa per papa Francesco, a 77 anni]. Dunque, questo vecchietto tira avanti la baracca con una vita veramente forte e di grande dedizione; e allora nessuno resti in ozio: tutti dobbiamo amare la Chiesa. L’apostolato, l’evangelizzazione, la carità ai poveri e gli ultimi, si devono eseguire ciascuno lavorando nella vigna del Signore, non adducendo le scuse: “Signore non ne ho voglia”, oppure “Il sudore della fronte non mi piace”, “Non mi voglio esporre “. Lo Spirito Santo è lo Spirito del coraggio e della forza.
I carismi non sono bigiotteria
Nelle nostre comunità ognuno scopra, con l’aiuto dei sacerdoti, i propri doni, i propri carismi, come si dice nella prima lettera ai Corinzi, per metterli al servizio del bene comune. Attenzione che “carisma” si può in qualche modo far echeggiare con “caro” o “carino”; i carismi non sono bigiotteria che ci mettiamo addosso per renderci bravi, non sono per noi; i carismi sono per gli altri, per la Chiesa e, quando ci accorgiamo che un carisma divide e non unisce le comunità, dobbiamo riflettere, perché non viene dallo Spirito. Lo Spirito è unione e servizio, quindi dobbiamo – è importante – rimanere uniti nella fede, uniti nella speranza e nella carità, uniti nella Chiesa.
Meglio andare piano con la Chiesa che forte per conto proprio; cessino tra di noi le divisioni, ci unisca “l’unico Spirito” ci ricorda San Paolo. I criteri cristologici ed ecclesiologici sono criteri con cui teniamo unite le nostre comunità, le nostre associazioni, i nostri movimenti; altri sono nelle loro parrocchie, altri sono fuori; li salutiamo, oggi per loro è una grande giornata; che lo Spirito Santo li riunisca nella Chiesa.
Questa grande unità ci porti a scoprire che i doni e i carismi non sono doni e carismi per noi ma sono “per l’utilità comune” dice san Paolo, per l’utilità di tutta la Chiesa. Nelle nostre comunità è fatale che le cose non vadano sempre bene, c’è l’aspetto della croce; voi m’insegnate che formare una famiglia e tenerla in piedi è fatica; se tu vuoi tenere unita una famiglia con i figli, è croce oltre che delizia; così tenere unita una comunità cristiana è veramente faticoso, ma lo Spirito che è unità deve condurci alla verità tutta intera che è Gesù Cristo. Cerchiamo tutti quanti di vivere nelle nostre realtà comunitarie, nella nostra parrocchia, ed essere come le dita delle mani, uniti.
Ai ragazzi della cresima cosa possiamo assicurare? Il futuro della fede, non il futuro dello schifo di questa società! Lo Spirito Santo fa cose belle, basta vedere nella creazione i fiori, basta vedere i colori della natura mentre la società spesso fa delle schifezze; voi ragazzi sappiate che come comunità insieme ai catechisti vi vogliamo bene e vogliamo che lo Spirito sia infuso in tutti voi, quello Spirito che riceverete con la cresima; non come fine della vita cristiana, ma come inizio di un percorso e, quando sarete adolescenti, di appropriazione del vangelo come ideale della vita.
Infine voglio dire a tutti i cristiani, ai catechisti, alle varie vocazioni, alle suore che grazie a Dio sono nella nostra parrocchia una ricchezza: è bello essere uniti. Abbiamo ricchezza delle varie vocazioni, perché tutti costruiamo una chiesa più viva.
La vivezza dello Spirito
Avete sentito la lettura del profeta Ezechiele: lo Spirito Santo trova un campo di morti secche, è una visione lugubre; qui si immagina che il popolo d’Israele si fosse stancato, un po’ come il popolo europeo, come le nostre comunità cristiane occidentali, che sono diventate come un campo di morti; ma lo Spirito Santo soffia e questi diventano ossa vive, riprendono la vita, ridiventano viventi.
Lo Spirito Santo usi la “centrifuga”, ci renda una comunità sveglia, mossa dallo Spirito, forte del l’entusiasmo di essere cristiani. Allora quando io celebrerò la messa, voglio vedere dei cristiani belli vispi, dei cristiani svegli di giorno e di notte, quando vengono alla Messa, non dei cristiani che sembra di essere a un funerale. Si guarda nelle panche la gente col viso, scusate la caduta di stile, che spesso non si sa se sono drogati o ipnotizzati, assonnati, sbadiglianti, che guardano l’orologio; ma che banda è questa! “Questo è un campo di morti” diceva Ezechiele; se viene qualcuno che non crede deve trovare nelle nostre chiese la vivezza dello Spirito, la forza dell’amore di Cristo!
Pensate, la gente che crede deve andare nei santuari per trovare il fervore. Ho sentito tante testimonianze: “Sono andato a Mejiugorje e sono rimasto scioccato: per la prima volta ho sentito pregare”. “Come, nelle nostre chiese non ha mai sentito pregare?”. “Ma lì ci si sente trasportati”. Nelle nostre parrocchie siamo un po’ assonnati, un po’ smorti; nelle nostre parrocchie dobbiamo diventare luogo vivo d’incontro con Cristo; santuario di Cristo, perché nelle nostre parrocchie c’è il tabernacolo, c’è Gesù; dobbiamo così trasfondere ai ragazzi, anche ai più giovani, la forza di Cristo Signore.
Auguro a tutti, quindi, che lo Spirito Santo che invocheremo alla fine della Messa, e poi invocheremo negli esercizi spirituali e all’inizio della settimana della Caritas e lunedì sera, come incontro della Caritas, perché sia un momento di svolta e un momento di cambiamento; auguro a tutti che lo Spirito ci rinvivisca e ci dica “Viva Cristo, viva la fede”; che bello, Signore ti ringraziamo! Siamo e camminiamo nella luce della fede e ci riteniamo graziati da Te, fortunati, e lo vogliamo gridare al mondo con la nostra gioia, con la preghiera, con il nostro canto».