
Ci sono santi che vengono conosciuti solo col nome religioso, dimenticando del tutto quello portato da secolare. Charles de Foucauld visconte di Pontbriand (nato a Strasburgo nel 1858), in religione Fratel Carlo di Gesù, non è fra questi. Rimarrà sempre Charles de Foucauld, benché lo scorso 15 maggio sia assurto all’onore degli altari.
Il suo è un nome illustre, di famiglia nobile, ed al tempo della sua giovinezza noto, o forse famigerato, perché Charles, che aveva fatto nientemeno che l’accademia militare di Saint-Cyr, era risultato uno studente svogliato e scarso tra spacconate e dubbie frequentazioni, poi un militare abile ma indisciplinato che venne addirittura espulso dall’esercito. Riammesso, ma inquieto, si era poi dato alla vita dell’esploratore in Marocco.
Da ateo a sacerdote

Charles de Foucauld era stato battezzato da piccolo, cresimato e comunicato da adolescente, solo per perdere presto la fede. Ma ormai qualcosa in lui stava cambiando, tra l’altro dopo essere stato colpito, nelle sue esplorazioni, dalla preghiera dei mussulmani. Si mise alla ricerca. Alla fine dell’ottobre 1886, andò nella chiesa di Sant’Agostino a Parigi, dove incontrò l’abbé Henri Huvelin, e si lasciò guidare da lui. Non solo tornò alla vita sacramentale, ma cercò anche l’ordine religioso che lo facesse vivere nella più perfetta imitazione di Cristo. In una lettera all’amico Henry de Castries scrisse:
«Non appena ho creduto che ci fosse un Dio, ho capito che non potevo vivere che per lui: la mia vocazione religiosa è nata nel momento stesso in cui nasceva la mia fede: Dio è grande… Ma non credere che la mia fede si sia formata dalla mattina alla sera».
Accettando il consiglio dell’abbé Huvelin d’intraprendere un pellegrinaggio in Terra Santa, mise a frutto il fatto che per compiere le sue esplorazioni geografiche, aveva studiato l’arabo e l’ebraico con il rabbino Mardochée Aby Serour, anche lui esploratore. La conoscenza di queste lingue gli permise forse di trarre profitto da una sua permanenza a Nazareth nel 1889.
A Nazareth
Questo cammino spirituale lo portò nel 1890 nella trappa Notre Dame des Neiges in Francia. Poi, dopo sei mesi, si trasferì in una trappa ancora più povera ad Akbes, in Siria. Fu in questo periodo che redasse un primo progetto di congregazione religiosa ancora più povera, più simile alla vita nascosta di Gesù, la vita di Nazareth.
Nell’ottobre del 1896 venne mandato a Roma per studiare. Nel 1897 l’abate generale dei Trappisti lo lasciò libero di seguire la sua vocazione. Si recò quindi a Nazareth, dove lavorò come domestico delle monache clarisse. Viveva in un capanno del loro giardino e lavorava per loro. A dire il vero, secondo la testimonianza delle monache non era capace neppure di piantare un cespo di insalata. Restò a Nazareth, poi a Gerusalemme, tre anni (una testimonianza delle clarisse QUI). Fu qui che decise di divenire sacerdote. Tornato in Francia nel 1901, il 9 giugno venne ordinato prete a Viviers nell’Ardèche. Il vescovo del luogo lo aveva incardinato in quella diocesi lasciandolo però libero di vivere il ministero nella forma che preferiva.
Nel Sahara: lavoro, silenzio, adorazione, servizio di carità

La sua vocazione infatti lo reclamava altrove. Nel 1901 si stabilì al confine fra Algeria e Marocco, a Beni-Abbés nel deserto del Sahara. Qui iniziò una vita sullo stile di Nazareth: preghiera, silenzio, adorazione eucaristica, lavoro manuale e assistenza ai poveri. La sua azione si estese ben presto anche alle popolazioni arabe e berbere, tanto che molti venivano a trovarlo per parlargli: per loro scrisse un opuscolo, «Il Vangelo presentato ai poveri del Sahara». Cercò di opporsi al fenomeno dello schiavismo, ma poté liberare solo pochi di quelli che arrivavano a scavalcare il muretto dell’eremo. Qui delineò gli statuti dei “Piccoli fratelli del Sacro Cuore”, senza riuscire a fondare la congregazione religiosa.

Fondò invece un romitorio, dove accoglieva i poveri e studiava la lingua dei Tuareg, per i futuri missionari. In questo ambito compì veramente un’opera magistrale, scrivendo con precisione scientifica un Dizionario tuareg-francese (dialetto dell’Ahaggar), due volumi di Poesie tuareg, uno diTesti tuareg in prosa descriventi i vari aspetti della vita nell’Ahaggar, e le Note per servire a un saggio di grammatica tuareg (dialetto dell’Ahaggar).
A Tamanrasset fondò un eremo. Si impegnava anche nella protezione della gente locale dagli assalti dei predoni. Costruì, intorno all’eremo, un fortino per difendere la popolazione dagli assalti.
Fondatore senza fondazione
Recandosi per tre volte in Francia (1901 – 1913), cercò di fondare l'”Unione dei fratelli e delle sorelle del Sacro Cuore”, associazione laicale per l’evangelizzazione dei popoli. Quando morì, l’associazione, che era stata approvata dalle autorità religiose, contava soltanto quarantanove iscritti. Nel 1915 poteva scrivere: «Dieci anni che dico Messa a Tamanrasset, e non un solo convertito!».
Nel 1916, il 1º dicembre, durante un assalto dei predoni, fu ucciso. Aveva aperto la porta ad El Madani, un suo beneficato, ma fu trascinato fuori e legato mentre degli uomini appartenenti al gruppo dei senussiti si diedero a saccheggiare l’abitazione. L’arrivo casuale di soldati, venuti a ritirare la posta, mise in agitazione il ragazzo che lo sorvegliava ed a cui partì un colpo di fucile che uccise Charles de Foucauld. Le sue spoglie, nel 1929, vennero traslate presso il cimitero francese di El Golea in Algeria, vicino alla chiesa dei Padri Bianchi. Un fallimento completo…
La famiglia spirituale di Charles de Foucauld
E invece no. Il padre de Foucauld fu come il seme che, gettato in terra, porta molto frutto. Furono proprio i Padri Bianchi a incaricare il romanziere francese René Bazin di comporre la sua prima biografia, edita nel 1921 e presto diventata un grande successo letterario. Era il segno che la testimonianza di fratel Charles aveva iniziato a dare frutto, come dimostrò soprattutto il sorgere di gruppi che s’ispiravano a lui a vario titolo.
Il primo, l’Unione dei Fratelli e delle Sorelle del Cuore di Gesù, ebbe origine quando lui era ancora in vita: un’associazione di fedeli laici, che al momento contava, lui compreso, quarantanove iscritti.
Ma in seguito ben dodici congregazioni religiose si sono ispirate alle sue Regole. Tra le più famose, i Piccoli Fratelli di Gesù, fondati nel 1933 a El-Abiodh, in Algeria, da padre René Voillaume. Nel ramo femminile, le Piccole Sorelle di Gesù, fondate da Magdeleine Hutin nel 1939.
A dare impulso alla ripresa della sua spiritualità contribuì la sua menzione nell’enciclica «Populorum Progressio»:
«In parecchie regioni, essi [i missionari] sono stati i pionieri del progresso materiale come dello sviluppo culturale. Basti ricordare l’esempio del padre Carlo de Foucauld, che fu giudicato degno d’essere chiamato, per la sua carità, il “Fratello universale”, e al quale si deve la compilazione di un prezioso dizionario della lingua tuareg. È Nostro dovere rendere omaggio a questi precursori troppo spesso ignorati, uomini sospinti dalla carità di Cristo, così come ai loro emuli e successori che continuano ad essere, anche oggi, al servizio di coloro che evangelizzano».
Un’opera teatrale

Parla di padre Charles de Foucauld anche l’opera teatrale di Cesbron «È mezzanotte dottor Schweitzer». In essa, l’autore mette in scena a Lambaréné tre grandi personaggi: due che fanno parlare di sé nel mondo, il dottor Schweitzer, appunto, poi premio Nobel per la pace, e sotto nome fittizio: il maresciallo Lyautey, conquistatore di terre per la madrepatria, col nome di Hervé Lieuvin, e padre Charles de Foucauld, col nome di Charles Ferrier. Il dramma consiste tutto nell’accostamento tra i protagonisti, l’uno consumato dall’amor patrio, l’altro dall’amore di Cristo, l’altro ancora dall’amore per gli uomini (Per maggiori informazioni, trovate qualcosa QUI).
Mentre gli altri due compiono grandi opere conseguendo (anche senza volerlo) notorietà, padre Charles vive nel totale nascondimento per morire oscuramente. Ma la sua spiritualità, quella – silenziosa – della Famiglia di Nazareth non è stata dimenticata.
Dalle Meditazioni di San Charles de Foucauld (Meditazione 234)
Dio ci donerà in ogni momento quello che è necessario per adempiere alla missione che a lui piacerà affidarci…
Ce lo donerà in modo soprannaturale, senza nessuna preparazione da parte nostra, se ciò a lui piace, allo stesso modo che per i grandi apostoli Pietro e Paolo… Egli illumina con tutto il cuore come meglio crede, quando vuole, così rapidamente, così completamente, così definitivamente come vuole)…
Oppure egli ce lo donerà facendoci cooperare col nostro lavoro alla sua grazia, e allora lui stesso ci dirà in quale preciso momento, in che preciso modo, in che precisa misura, occorre compiere questi lavori preparatori…
Non abbiamo altro da fare che obbedire in ogni istante, facendo in ogni istante ciò che ci comanda nell’istante presente…
Noi dunque, non inquietiamoci mai di fronte all’avvenire, confidiamo totalmente in Dio, industriamoci unicamente di fare con la massima perfezione possibile ciò che Dio ci chiede di fare nel momento presente.