All’origine delle feste bibliche: Chanukkah

La Chanukkiah, il candelabro a 9 bracci. Di Oren Rozen – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12217375

Abbiamo parlato, seguendo una relazione che ho fatto qualche mese fa in occasione delle celebrazioni del Calendario toscano, dell’origine biblica delle nostre feste: Pasqua, Pentecoste, nel mondo ebraico la Festa delle Capanne. La relazione QUI.

Relazione tenuta il 27 marzo 2023

Un articolo introduttivo QUI.

Andando avanti con l’anno liturgico, troviamo nel rito ebraico una festa invernale, Chanukkah (Inaugurazione), che ricorda la dedicazione del tempio avvenuta nel 164 a.C. a seguito della rivolta dei Maccabei contro Antioco IV Epifane.

Antioco IV aveva scatenato, per la prima volta nella storia, una persecuzione religiosa contro il popolo di Israele, proibendo le pratiche prescritte dalla Torah e imponendo il culto di Zeus Olimpico, introdotto addirittura nel tempio di Gerusalemme. Questa imposizione da una parte ottiene l’acquiescenza di alcuni, dall’altra provoca la resistenza passiva e il conseguente martirio di molti, ma anche una rivolta armata guidata da Mattatia e poi dal figlio Giuda Maccabeo. I Maccabei riconquistano il tempio, lo purificano dal culto idolatrico e lo riconsacrano.

Questi fatti sono narrati nel Primo libro dei Maccabei e nel Secondo libro dei Maccabei (nonostante condividano il nome, i due libri non sono dello stesso autore ma riguardano lo stesso periodo), provenienti dal Canone biblico alessandrino, più largo rispetto a quello palestinese che negli anni 90 del primo secolo dell’era cristiana è divenuto normativo per l’ebraismo successivo, mancante di 7 libri che invece i cristiani hanno assunto come Scrittura.

L’inaugurazione del Tempio

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In questi libri si narra che, dopo aver purificato il Tempio, portate via le pietre profanate, smantellato l’altare e costruitone uno nuovo, gli ebrei, dopo aver ripristinato il candelabro d’oro, l’altare dei profumi, la tavola dei pani, accesero le luci del candelabro (1 Mac 4, 38-51). Poi, il 25 del nono mese, cioè il mese di Chisleu, nell’anno 164 a.C., offrirono il sacrificio sul nuovo altare degli olocausti (1 Mac 4, 53). Infine Giuda, i suoi fratelli e tutta l’assemblea d’Israele stabilirono che ogni anno, per otto giorni, si celebrassero con gioia ed esultanza i giorni della dedicazione dell’altare, cominciando dal venticinque del mese di Chisleu (1 Mac 4, 59)

La storia, riportata nel Talmud, racconta che, dopo la riconquista di Gerusalemme, la menorah del Tempio doveva essere illuminata con olio di oliva puro, ma si trovò olio sufficiente solamente per una giornata. I sacerdoti prepararono una menorah di ferro e stagno ed accesero comunque i lumi: miracolosamente quel poco olio durò il tempo necessario a produrre l’olio puro, otto giorni. Da questo episodio deriva l’usanza di accendere la chanukkiah, il candelabro a 9 bracci.

Gli ebrei accendono ogni giorno della festa una candela, da sinistra verso destra; quella centrale (chiamata Shammash) serve ad accendere le altre e va quindi sempre accesa. 

Affiancamento al Natale

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Prima del XX secolo, Chanukkah veniva considerata una festa minore. Con la crescente popolarità del Natale come maggiore festività del mondo occidentale, e con l’istituzione delle accensioni pubbliche della chanukkiah, la festa di Chanukkah cominciò a rappresentare una celebrazione della volontà di sopravvivenza del popolo ebraico, ma anche una festività che segnava il dominio della luce sulle tenebre. Ciò risultava avere un significato particolare, cadendo all’inizio dell’inverno con le giornate sempre più corte.

Caratteristiche della festa

Al giorno d’oggi, durante le sere di Chanukkah, vige l’uso di celebrare pubblicamente l’accensione delle candele, in una piazza centrale della città dove è stata installata una grande chanukkiah. Il presidente della comunità o il rabbino capo tiene un breve discorso, recita la benedizione (berakah) e inaugura la festa. I partecipanti intonano inni gioiosi ed eseguono tipici balli. Dolce peculiare della festa è una sorta di bombolone chiamato sufganiyah: essendo fritto nell’olio, vuole ricordare l’olio consacrato che mantenne accesa la luce del Tempio.

Oggetto ludico tipico di questa festa, con cui i bambini giocano ancora oggi, è una trottola, il  sevivon. Questa trottola presenta sulle facce le lettere ebraiche Nun (נ),  Ghimel (ג), He (ה) e Pe (פ) che compongono l’acrostico: nes gadol hayà po, un grande miracolo è avvenuto qui. Questo in Israele. Nella diaspora si sostituisce la lettera Pe con la Shin (ש), iniziale di sham: così la frase, tradotta, diviene Un grande miracolo è avvenuto lì [in Eretz Israel]).

In questo caso, non possiamo dire che la festa ebraica è derivata dalla festa cristiana, ma forse possiamo dire che l’affiancamento a quella che popolarmente è considerata la più grande festa occidentale dell’anno le è servito ad assumere maggior risalto. Infatti, sia Natale che Chanukkah acquistano il valore di feste delle luci nel periodo più buio dell’anno, ricordando due eventi che, pur diversi fra loro, hanno in qualche modo tramutato in luce le tenebre del cuore umano.