Cercatori di Dio

Cercatori di Dio
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È con commozione che propongo alla lettura il testo dell’ultima omelia di don Enzo Greco, il compianto parroco di S. Leopoldo a Follonica: pochi giorni sarebbe venuto prematuramente a mancare. Questo è una prima parte, incentrata sul tema “Cercatori di Dio”. Le ho lasciato il tono piano che è tipico del parlato informale.

Omelia di don Enzo Greco, Epifania 2013

Prima parte: Cercatori di Dio

Con l’Epifania non si chiude il tempo di Natale, che si chiuderà la domenica successiva, Festa del Battesimo di Gesù. Con l’Epifania si chiude però il ciclo delle grandi feste natalizie e da questa celebrazione voglio inviare un augurio fraterno agli ormai numerosi abitanti dei nostri territori che vengono dai paesi dell’Europa dell’Est per lavorare, e appartengono per lo più alle comunità dei cattolici di Rito orientale e agli ortodossi. Infatti, mentre noi festeggiamo l’Epifania, essi celebrano la notte di Natale secondo la loro tradizione: pertanto voglio augurare, a tutti loro, Buon Natale! Sappiamo quanto, queste persone, che si trovano fuori dei propri paesi, tengano a questa festa. Questo è molto bello perché, sentiamo di vivere in un respiro più grande e più ampio di fede.

Ma ritorniamo sul tema dell’Epifania che, come sapete bene perché lo diciamo tutti gli anni, è la “manifestazione” solenne di Gesù a tutti i popoli della terra.

Vorrei che fossimo catturati da due verbi che sono importanti e che strutturano tutta l’imbastitura di questo testo del Vangelo di Matteo: il verbo “cercare” e il verbo “trovare”.

Cercatori di Dio

Il verbo cercare: i Magi sono coloro i quali, guardando le stelle, cercano la stella… “Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. Il verbo cercare è un verbo magico, nel senso che è un verbo molto importante, un verbo che riesce a catturare la nostra attenzione. Cercare e ricercare sono verbi che strutturano la vita dell’uomo saggio, la vita dell’uomo intelligente, dell’uomo che cerca di vivere la vita in maniera autentica.

Molti sono i cercatori di Dio. C’è a questo proposito un documento dei vescovi italiani scritto qualche anno fa, dal titolo “Lettera ai cercatori di Dio” (CEI – 2009).

Molte persone non sanno più se credono, molte hanno perso la speranza in Dio, e molti non sanno più dov’è, hanno perso l’Oriente cioè hanno perso l’orientamento. Allora c’è in essi una sofferenza, un’angoscia di cercare per trovare, un cercare per trovare Dio. Sant’Agostino, uno dei grandi padri della grande nostra tradizione cristiana, diceva: ”Tu non mi cercheresti su non mi avessi già trovato”.

La ricerca di Dio in S. Agostino

Se qualcuno di voi non si fosse ancora avventurato a leggere “Le Confessioni” di S. Agostino, glielo consiglio: c’è una sterminata bibliografia intorno a Sant’Agostino, dai testi facili a quelli più difficili. Sant’Agostino ha sofferto tanto per trovare Dio, ha impiegato tanti anni con l’aiuto e lo stimolo della madre, con lo stimolo di alcuni maestri e alla fine con l’ultimo intervento di S. Ambrogio di Milano che lo ha spinto definitivamente nelle braccia di Dio. Sant’Agostino ha cercato nel successo personale, nella fama accademica, nell’amore sensuale ed erotico, ha avuto donne, i piaceri del successo e della carne. Ha cercato quello che lui non sapeva. Dopo dirà:

Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova,
tardi ti ho amato…”

Sant’Agostino rappresenta l’anima moderna che cerca Dio. Tanti, vi assicuro, cercano Dio e non riescono a trovarlo, forse perché non hanno ancora trovato la porta della Chiesa.

La ricerca della stella

Nel nostro territorio, sono tante le persone che in chiesa non vengono, non sono mai venute per tradizione, si sono allontanati, non hanno il coraggio, non hanno la voglia, forse non entreranno mai in chiesa. Ma tutti sentono la ricerca di Dio. C’è in tutti la ricerca della stella, cioè di quella luce che ti conduce a trovare in Dio le risposte alla tua vita. Noi, che siamo qui in chiesa, a cominciare da me che sono sacerdote, pensiamo di avere trovato Dio. Ma attenzione, anche noi siamo chiamati a cercarlo perché se quel Dio che abbiamo trovato ancora non è tutto, dobbiamo metterci in una continua fase di ricerca.

Ora faccio una caduta di stile, così si smorza il discorso ostico: io ho un’invidia pazzesca, vi confesso, per le persone credenti che vengono a confessarsi, che ti parlano, che hanno un incontro con te e ti dicono: “Io ci ho sempre creduto, fin dai tempi della mia nonna, della mia zia, io non faccio peccati!”.

Sicurezze acquisite

Questo modo di pensare mi rende invidioso. Beati voi che avete tutte queste sicurezze, siete ottimi, non fate peccati, credete in Dio! Come sacerdote e come cristiani, la ricerca di Dio è giungere sempre a quella rotta, trovare Gesù. A volte è un tormento, qualche volta trovi la gioia, una fede sempre più genuina, più profonda. Ecco perché le persone che hanno quegli atteggiamenti, forse, rimangono anche un po’ antipatiche a quelli che non credono in Dio, i quali dicono: “Beati voi che avete queste sicurezze reali in Dio, e dite: io ci ho sempre creduto….”.

Il bisogno di rivisitare la fede

Questo non vuole dire che noi credenti siamo credenti dubbiosi, no, non voglio dire questo. Non siamo credenti dubbiosi, siamo dei credenti ricercanti una fede sempre più profonda, questo sì. Siamo dei credenti che non vogliono indulgere in un atteggiamento di superficialità, di scontato, perché non si è mai arrivati. Io perlomeno, come sacerdote, da tanti anni, non mi sento arrivato, non dico “Ho capito tutto”.

Abbiamo bisogno di rivisitare la fede, dobbiamo ricercarla più autenticamente, andare più a fondo. Uso un paragone marino: andare più a fondo nella fede significa fare come il palombaro che si immerge in un mare senza fondo.

Ce lo dice San Paolo: “Tu non potrai mai misurare di Cristo la lunghezza, la larghezza e la profondità”. Ecco che allora la Parrocchia è il luogo dove si ricerca.

Prima di tutto è la Liturgia che ogni anno ci ripropone le stesse feste, perché noi abbiamo bisogno di immergerci, di approfondire sempre di più. Allora stasera, con i Magi, anche noi ci rimettiamo in cammino di ricerca: abbiamo visto la stella, abbiamo visto che la luce sta dove è Cristo. Ricercare, dunque le motivazioni della nostra fede, ricercare i contenuti della fede. Questa ricerca è già Dio, perché se tu ricerchi è già Dio che si muove nel cuore.

Faccio un’altra citazione che però è totalmente all’opposto di S. Agostino: un personaggio che non era un santo, anzi era il grande operatore del terrore della Rivoluzione francese, Robespierre, che usava la ghigliottina come si usa il bicchiere per bere l’acqua. Era l’uomo del Terrore e anche lui però finì sotto la ghigliottina. Ma c’è una frase di Robespierre che mi ha sempre colpito: “Il bisogno di Dio è come il bisogno di mangiare, bere, dormire. Soltanto che del bisogno di mangiare, bere o dormire te ne accorgi subito, di Dio invece te ne accorgi tardi, ma è scritto dentro di te”. Pensate, questo grande terrorista diceva che il bisogno di Dio è ineliminabile dal cuore dell’uomo!

Allora anche noi, cercatori di Dio come i Magi, ci mettiamo in cammino, e vogliamo  che le nostre parrocchie siano il luogo, non tanto di molte iniziative strane, ma il luogo dove i Magi che siamo noi, i Magi che sono i credenti, che sono i miscredenti, possano trovare il luogo dove ricercare il Signore.