C’è un futuro per gli animali? o la loro vita è limitata a questo orizzonte terreno? Si legge ormai di ponti, di arcobaleni, di speranze… ma la Rivelazione biblica dice qualcosa al riguardo, o tace del tutto?
L’Antico Testamento sembra dichiarare che per gli animali con la vita terrena sia finito tutto; si noti però che i medesimi testi biblici, di stampo arcaico, affermano la stessa cosa anche per gli esseri umani. Riguardo agli esseri umani si assiste poi (dal II secolo a.C., a partire dal libro di Daniele in ambiente palestinese, e da 2 Maccabei in ambiente ellenistico) ad uno sviluppo della Rivelazione, per cui la fede di Israele arriva a professare la resurrezione finale della carne (ambiente palestinese) e l’immortalità dell’anima in ambiente greco.
Questi due concetti si uniranno e si fonderanno tra di loro, e al tempo di Gesù i farisei crederanno in entrambi, e così pure Gesù insegnerà la verità sia dell’immortalità dell’anima che della resurrezione della carne. La dottrina sulla sorte degli animali non conoscerà invece questo sviluppo, e questo è ben comprensibile, in quanto la Scrittura è tutta incentrata sul rapporto fra Dio e l’uomo, il resto rimane marginale. Però il magistero ecclesiale, con la Gaudium et Spes, afferma:
«Gaudium et spes» del Concilio Vaticano II (N. 39)
«Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l’umanità, e non sappiamo il modo con cui sarà trasformato l’universo. Passa certamente l’aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo, però, dalla rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini. Allora, vinta la morte, i figli di Dio saranno risuscitati in Cristo, e ciò che fu seminato nella debolezza e nella corruzione rivestirà l’incorruzione: e restando la carità con i suoi frutti, saranno liberate dalla schiavitù del male tutte quelle creature, che Dio ha fatto appunto per l’uomo».
Molto chiaro: saranno liberate dal male e dalla corruzione, con l’uomo, le altre creature. Leggiamo cosa scrive papa Francesco:
Dalla «Laudato si’» di papa Francesco (243-244)
Alla fine ci incontreremo faccia a faccia con l’infinita bellezza di Dio (cfr 1 Cor 13,12) e potremo leggere con gioiosa ammirazione il mistero dell’universo, che parteciperà insieme a noi della pienezza senza fine. Sì, stiamo viaggiando verso il sabato dell’eternità, verso la nuova Gerusalemme, verso la casa comune del cielo. Gesù ci dice: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5). La vita eterna sarà una meraviglia condivisa, dove ogni creatura, luminosamente trasformata, occuperà il suo posto e avrà qualcosa da offrire ai poveri definitivamente liberati.
Nell’attesa, ci uniamo per farci carico di questa casa che ci è stata affidata, sapendo che ciò che di buono vi è in essa verrà assunto nella festa del cielo. Insieme a tutte le creature, camminiamo su questa terra cercando Dio, perché «se il mondo ha un principio ed è stato creato, cerca chi lo ha creato, cerca chi gli ha dato inizio, colui che è il suo Creatore» (Basilio Magno, Hom. in Hexaemeron, 1, 2, 6). Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza».
Dalla lettera ai Romani (cap. 8)
Come sono possibili affermazioni simili, su base scritturale? La base è tutto un complesso di testi, ma in particolare il cap. 8 della lettera ai Romani:
19 «La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; 20 essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza 21 di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. 22 Sapppiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; 23 essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. 24 Poiché nella speranza noi siamo stati salvati».
Chiaro, no? Non sarà la morte ad avere l’ultima parola. Questo, che vale per noi, vale per tutte le creature che hanno da Dio il soffio vitale… perché Egli è il Signore, Amante della Vita (Sap 11,26). È questa la fede biblica definitiva (Sap 11,26-12,1):
«Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita, poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose».
Possiamo fidarci di Lui.